Di Luca Tatarelli
Shama. Il Generale di Brigata Massimiliano Stecca è, dal 4 febbraio scorso, alla guida del contingente italiano impiegato nella missione UNIFIL, nel Libano del Sud.

Il Generale di Brigata, Massimiliano Stecca, comandante del contingente italiano impiegato nella missione UNIFIL
Ha frequentato il 172° corso dell’Accademia Militare di Modena (1990-1992) e, successivamente, la Scuola di Applicazione di Torino (1992-1994).
Nel grado di Tenente è stato assegnato al Reggimento Lagunari “Serenissima” in Venezia dove ha ricoperto l’incarico di Comandante di plotone (1995) prima di prestare servizio quale Comandante di plotone allievi presso l’Accademia Militare di Modena dal 1996 al 1998.
Rientrato al Reggimento Lagunari, ha svolto l’incarico di Comandante di Compagnia (1998-2002) e Aiutante Maggiore e Capo Ufficio Maggiorità e Personale (2002- 2003).
Nel grado di Capitano, è stato impiegato due volte in Kosovo, nell’ambito dell’Operazione KFOR, come Comandante di Compagnia nel 2001 e Capo cellula S5 (cooperazione civile-militare) nel 2002.
Dopo il corso di Stato Maggiore in Torino (2003), ha prestato servizio presso l’Ufficio Generale del capo di Stato Maggiore dell’Esercito (2004 – 2008).
Ha poi frequentato il corso Superiore di Stato Maggiore Interforze all’Ecole Militaire di Parigi (2008-2009) ed è successivamente stato assegnato al Dipartimento Impiego del Personale – Ufficio impiego Ufficiali, in qualità di Ufficiale addetto alla Sezione Impiego Ufficiali Dirigenti (2009 – 2011).
Nel 2011 è rientrato al Reggimento Lagunari “Serenissima” come Comandante del 1° Battaglione prima di essere nuovamente assegnato a Roma, nel 2012, quale Capo della Sezione Impiego Ufficiali Generali e Colonnelli presso il Dipartimento Impiego del Personale.
In seguito alla sua promozione a Colonnello, ha comandato il Reggimento Lagunari “Serenissima” dal 2016 al 2018.
Al termine del periodo di comando è nuovamente stato impiegato presso il Dipartimento Impiego del Personale con l’incarico di capo Ufficio Impiego Ufficiali.
Nominato Generale di Brigata nel 2021, dal 12 novembre ha assunto l’incarico di 82° Comandante della Brigata “Pozzuolo del Friuli”, in Gorizia.
Il Generale ha una laurea in Scienze Politiche conseguita all’Università di Torino (1995) e una laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche conseguita presso l’Università di Trieste (2004).
Ha altresì frequentato un Master of Arts in Government and Politics presso la St. John’s University di New York (2000) ed è interprete militare di lingua inglese.
Report Difesa lo ha intervistato.
Generale, ad un mese dal passaggio di consegne con la Brigata Aeromobile “Friuli” alla guida del Sector West di UNIFIL, è già possibile tracciare un primo bilancio delle attività?
Le attività svolte dai militari di “Leonte XXXI” sono cresciute gradualmente ma sensibilmente col procedere degli affiancamenti con gli uomini e le donne della Brigata aeromobile “Friuli”.

Il Generale di Brigata Stecca riceve la Bandiera dell’UNIFIL dal Generale Del Col
Volendo tracciare un sommario bilancio delle attività operative condotte nel mese di febbraio, considerando che il nostro mandato è iniziato ufficialmente il giorno 4, sono state sviluppate circa 1.500 pattuglie diurne e notturne, di cui circa il 10% in cooperazione con le Forze Armate Libanesi (LAF). 150 si sono svolte lungo la Blue Line, la linea di demarcazione che separa il Libano da Israele da parte del personale di ITALBATT, la Task Force su base Reggimento Lagunari “Serenissima” con il supporto del Reggimento “Genova Cavalleria” (4°) che vi contribuisce con un Gruppo Squadroni ed un ulteriore Squadrone costituente la Sector Mobile Reserve, alle mie dirette dipendenze.
Il Sector West di UNIFIL è a guida italiana ed ora è affidato alla Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli”. Per questa Grande Unità è il sesto mandato in Libano. Come state affrontando una missione in un Paese già largamente conosciuto dalla gran parte dei militari al suo comando?
La Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, che ho il privilegio di comandare, fu quella che aprì la missione in Libano nel 2006, subito dopo la cosiddetta “guerra d’estate” tra le milizie di Hezbollah e Israele.
La “Pozzuolo” è successivamente tornata in questo Teatro Operativo nel 2008, 2010, 2013 e nel 2016, portando sempre a termine con successo la propria missione e lasciando un ricordo bellissimo e tuttora vivido nelle menti di tutti i Libanesi.

Un momento di un’attività a favore dell’imprenditoria femminile libanese
Oggi, prima Brigata ad arrivare al sesto mandato nella Terra dei Cedri, affrontiamo comunque la nostra missione con la massima attenzione, come se fosse la prima, non lasciando nulla al caso e curando i minimi dettagli operativi e logistici.
Il personale, dopo un approntamento di sei mesi, ha ricevuto la formazione necessaria per assolvere con professionalità e determinazione i compiti che gli sono stati affidati dal Governo italiano e dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dell’11 agosto 2006.
Quali sono i compiti assegnati da UNIFIL e dalla Risoluzione 1701?
Il Contingente italiano in Libano opera nel Settore Ovest della missione UNIFIL, ai sensi di un mandato che gli deriva dalla Risoluzione numero 1701 del Consiglio di Sicurezza.
Questa Risoluzione assegna ai Caschi Blu il compito di monitorare la cessazione delle ostilità tra Libano e Israele, assistere le Forze Armate Libanesi (LAF) e supportare la popolazione locale.
Assolviamo quotidianamente, notte e giorno, i primi due task mediante il continuo controllo della Blue Line, posti di osservazione temporanei, pattuglie motorizzate e appiedate ed il monitoraggio dei punti di accesso nell’Area di Responsabilità posti lungo il fiume Litani.

Il controllo sulla Linea Blu
Il supporto alla popolazione viene invece assicurato attraverso numerosi progetti di Cooperazione Civile e Militare (CIMIC) ed un costante dialogo con le realtà pubbliche e private presenti.
Il nostro obiettivo è di restituire al Libano pace, stabilità e sicurezza, compito che in 16 anni UNIFIL sta ininterrottamente garantendo. Intendiamoci, rimane molto da fare ma i risultati raggiunti sinora costituiscono il miglior stimolo a continuare.
Come proseguono le attività lungo la Blue Line, comprese quelle vicine al muro di cemento fatto installare dagli israeliani al confine, circa 4 anni fa?
Il monitoraggio della Blue Line viene condotto continuativamente, 24 ore su 24, con pattuglie motorizzate e appiedate a ridosso della citata linea di demarcazione.

Una postazione lungo la Blue Line
Il Contingente Italiano ha anche la responsabilità di due basi avanzate che vengono permanentemente presidiate dal personale di ITALBATT e che integrano le attività mobili in un dispositivo agile ed efficace.
I nostri militari svolgono attività di assistenza e di supporto alle Forze Armate Libanesi in base alla Risoluzione 1701 dell’ONU? Come e con quali prospettive?
Sì, tra i compiti affidatici dal mandato ONU vi è l’assistenza ed il supporto alle Forze Armate Libanesi che svolgiamo attraverso una serie di attività operative e logistiche ma anche addestrative comuni con il nostro “partner strategico”.
I Caschi Blu italiani, infatti, oltre a svolgere attività congiunte di pattugliamento e sorveglianza, conducono anche attività addestrative con i colleghi libanesi che consentono il confronto ed il consolidamento di conoscenze e procedure tecnico-tattiche.
Mi preme altresì ricordare che è attiva anche una missione bilaterale Italia-Libano, la MIBIL, mirata all’addestramento ed alla specializzazione del personale militare libanese a cura di istruttori appartenenti alle Forze Armate italiane.
Come descriverebbe l’atteggiamento della popolazione locale nei confronti di UNIFIL ed in particolare nei confronti dei Caschi Blu italiani?
I rapporti con le Autorità civili e con le Forze Armate Libanesi sono quotidiani e sempre improntati alla massima stima e disponibilità.
La cooperazione nel campo della sicurezza e del supporto alla popolazione è un interesse condiviso e si concretizza in iniziative comuni ed in un continuo scambio di informazioni.

Lince di UNIFIL lungo la Blue Line
Nel corso dei miei incontri nell’Area di responsabilità del Sector West, a partire dai Vertici istituzionali fino al comune cittadino, ricevo il costante apprezzamento e la commossa gratitudine per quanto UNIFIL, ed in particolare il Contingente italiano ha fatto e continua a fare.
I soldati italiani hanno un’eccellente formazione di base, una lunga e diversificata esperienza in tema di missioni estere e ricevono prima dell’impiego un addestramento mirato ed un indottrinamento operativo e culturale orientato al Teatro Operativo in cui saranno schierati.
Tale specifica formazione, unita alle innate qualità relazionali che ci contraddistinguono, fanno sì che il soldato italiano riesca ad interagire con la popolazione locale in modo efficace e costruttivo, instaurando un rapporto di reciproco rispetto quando non di amicizia.
Se posso permettermi un parallelismo, i Caschi Blu sono apprezzati, i Caschi Blu italiani sono amati.
L’Italia è particolarmente attiva in ambito CIMIC, quali progetti state conducendo?
Mi lasci dire che il nostro Paese e le nostre Forze Armate sono attive in tutti gli ambiti funzionali alla piena riuscita della missione del nostro contingente.

Un’attività CIMIC in Libano
La cooperazione civile-militare riveste un ruolo fondamentale in tale contesto perché assicura e consolida il rapporto con le realtà locali che insistono nella nostra Area di Responsabilità.
I progetti sono numerosi e tutti attagliati alle necessità che ci vengono rappresentate da parte delle municipalità ma anche di associazioni culturali, ricreative o sportive. In esito ad un’accurata analisi delle richieste pervenute, messe a sistema con la disponibilità di fondi, si cerca di aiutare concretamente la popolazione migliorando i servizi pubblici e con un occhio particolarmente attento alle scuole, alle strutture sanitarie ed ai luoghi di aggregazione dei giovani, ritenuti i pilastri della rinascita di questo splendido Paese.
Non a caso gli ultimi progetti portati a termine sono stati per l’appunto il rifacimento dei bagni di una scuola a HUMAYRI, una consistente donazione di presidi sanitari all’ospedale di QANA ed il rifacimento dell’impianto di illuminazione del campo sportivo di AYN B’AL.
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