Libano del Sud: Sabato si vota per le elezioni locali. I giovani chiedono risposte al Governo di Beirut. Senza le quali si teme un aumento della tensione con Israele

TIRO (LIBANO DEL SUD) – dal nostro inviato. Mancano pochi giorni al voto per le elezioni locali anche a Sud del Paese dei Cedri.

Manifesti elettorali a Tiro (Foto dell’autore)

Sabato prossimo gli aventi diritto si recheranno ai seggi in una situazione di grossa tensione.

Con i droni israeliani che, ogni giorno, volano sui cieli libanesi targettizzando un possibile obiettivo da eliminare.

Colpiscono auto, moto, abitazioni. Alla domanda rivolta alla gente del posto: avete paura? Siamo abituati è la loro risposta.

Un po’ di fatalismo, dunque, misto alla  preoccupazione fa campare gli abitanti del Libano meridionale.

Il nostro viaggio nel Libano del Sud ci porta, per la quarta volta, nell’importantissima e storica città di Tiro.

LA CITTA’ NELLA STORIA

Le origini di questa città Tiro risalgono all’età del bronzo.

Secondo la testimonianza di Erodoto e di Filone di Biblo, sarebbe stata fondata intorno al 2750 a.C. da Usoos inizialmente comprendendo solo un’isola e infatti chiamata Ṣūr, ossia scoglio in lingua fenicia.

Il sito archeologico di Tiro

Tra il XX secolo e il XVII secolo a.C. la città cadde in abbandono.

Attorno al XIV secolo a.C. secondo le lettere di El-Amarna, il Re di Tiro Abi-Milku chiese al faraone di dargli la terra davanti alla città poiché: servivano  acqua, boschi, paglia e argilla e non vi era più posto dove mettere i mort.

Nacque così a Tiro continentale, chiamata Uzzu e Ushu.

L’insediamento fenicio cadde nella sfera di influenza egizia all’inizio del Nuovo Regno, in particolare sotto la XVIII e XIX dinastia, quando la città, aiutata dalla favorevole posizione geografica, prosperò grazie al commercio del vetro, del legno di cedro e soprattutto della porpora, un pigmento ricavato da molluschi marini che veniva utilizzato per tingere i tessuti riservati all’aristocrazia.

Tra i personaggi famosi nati a Tiro ci sono Santa Cristina di Bolsena, Vergine e Martire e il filosofo, teologo e astrologo Porfirio.

Per tornare ai periodi più moderni ricordiamo che, dopo la proclamazione dello Stato di Israele nel 1948, numerosi rifugiati palestinesi trovarono una sistemazione di fortuna nei campi profughi allestiti alla periferia Sud della città e nei pressi dell’ippodromo romano.

 

Guerra arabo-israeliana del 1948-1949; l’attacco arabo

La vicinanza al confine israeliano e i problemi sociali causati dall’arrivo dei profughi rallentarono i progetti di sviluppo economico e turistico, aumentando il divario di benessere tra il Sud del Libano (abitato in prevalenza da musulmani sciiti) e le aree più sviluppate, come la capitale Beirut.

La città fu pesantemente colpita dalla guerra civile libanese iniziata nel 1975 e fu poi sottoposta a una lunga occupazione israeliana, durante la quale andò organizzandosi la resistenza armata del gruppo radicale Hezbollah.

Insegne Hezbollah

Il definitivo ritiro israeliano nel maggio 2000 parve aprire una stagione di rilancio delle attività produttive attraverso investimenti pubblici e privati, ma il 12 luglio 2006 lo scoppio di un nuovo conflitto tra Israele e Hezbollah ha portato nuovi, ingenti danni materiali alla città, che è stata sottoposta a pesanti bombardamenti da parte israeliana.

La cosiddetta “zona 1” (al-Mīnā’), situata nella parte anticamente insulare della città, contiene una lunga strada colonnata che porta all’antico porto egizio (a Sud), un’arena rettangolare e un vasto complesso termale.

Poco distante, si trova l’attuale porto dei pescherecci (a Nord) e il quartiere cristiano.

Pescherecci nel porticciolo di Tiro (Foto dell’autore)

Sulla terraferma si trova la “zona 3” (al-Bass), dove si trovano un’ampia necropoli, un arco trionfale e l’ippodromo romano più grande e meglio conservato del mondo.

L’INCONTRO CON IL PRESIDENTE DELLA MUNICIPALITA’ DI TIRO, HASSAN DBOUK

Hassan Dbouk, presidente della Municipalità di Tiro, ci accoglie nel suo ufficio. E tra una bottiglia di acqua fresca, un caffè e una colazione alla libanese discute della situazione.

Hassan Dbouk, presidente della Municipalità di Tiro (Foto dell’autore)

“Gli israeliani – dice – colpiscono tutto. Sopra e sotto il Litani. Hanno colpito anche Sidone (un’altra importantissima e storica città del Sud). Hanno colpito il Quartiere Generale di UNIFIL a Naquora. Fanno tutto senza una logica. Nessuno li può calmare, li può trattenere. Il Presidente americano Donald Trump non riesce a trattenerli e neppure noi lo possiamo fare”.

Se Dio volesse (Inshallah in arabo) il mondo internazionale vorrà vedere che tutto questo finisca. Tutto il mondo guarda quanto sta accadendo a Gaza, in Cisgiordania, nel Libano meridionale.

I martiri (così li definisce Dbouk Ndr) di Gaza fanno immaginare uno scenario simile. “Vogliono colpirci. Vogliono sterminarci”, aggiunge.

Un’immagine della guerra a Gaza

Le nuove generazioni, come stanno vivendo questi momenti di guerra? chiediamo.

“Sono giorni difficili per tutti,- risponde il presidente – Abbiamo perso la pace e la sicurezza. Ma abbiamo comunque ripristinato il ritorno alle scuole e alle Università. Stiamo ripristinando le attività economiche. Ma ci mancano quelle turistiche”.

I giovani chiedono al Governo centrale protezione e aiuto. Se questo non dovesse avvenire si rischia il ritorno alla resistenza contro Israele. E tutto tornerebbe come prima. I morti, le case distrutte, i posti di lavoro persi sarebbero consegnati, come è avvenuto nel passato, ai rapporti delle ONG. delle autorità internazionali. Con quale risultato? Una perenne guerra.

Un carro armato israeliano in un villaggio del Libano del Sud

E’ vero che molti giovani hanno perso familiari, amici e hanno voglia di vendicarsi.

Il fatto che sono stati colpiti civili ( e distrutte le loro case) tiene alta la tensione.

La speranza è che si possa arrivare ad un accordo di pace tra i due Paesi.

In tutto questo discorso politica e religione devono dividersi. Purtroppo nella Storia del Libano sono sempre andate mano nella mano e gli scontri, i morti, le distruzioni hanno fatto sì che questo stupendo Paese perdesse tutto.

Una protesta di giovani libanesi

Dando l’addio alla “Svizzera del Medio Oriente” come una volta era definito il Libano.

Senza sicurezza garantita, insomma, non ci può essere turismo, sviluppo economico.

Negli anni passati abbiamo visto un Libano del Sud pronto a rialzarsi dalle guerre del passato.

Sono sorti numerosi centri commerciali, attività economiche all’europea.

A Sidone, a Tiro la gente, in questi giorni di primavera, esce per stare all’aria aperta (anche al mare).

Cerca di dare alla sua vita, insomma, un aspetto di normalità. Però con la Spada di Damocle sulla testa chiamata drone.

A Tiro, ricorda il presidente, gli israeliani hanno occupato la città. Sono rimaste uccise 10 persone. Quattro di loro erano impiegati del Comune.

Sulla questione dei rifugiati, Tiro ha accolto moltissime persone. Chi ha potuto ha riparato la propria casa, gli altri hanno affittato abitazioni.

Hezbollah ha dato 12 mila dollari l’anno a chi perso completamente la casa (8 mila per comprare l’arredamento e 4 per pagare l’affitto).

Chi invece ha subito solo dei danni sono stati risarciti e sono tornati nelle abitazioni.

Molti i villaggi della Blue Line rasi al solo dove la gente non può ancora ritornare.

Sui muri degli edifici rimasti in piedi sono stati scritti dei numeri.

Un’abitazione contrassegnata da un numero che serve per censire il numero di quelle distrutte (Foto dell’autore)

Si tratta di una sorta di censimento per sapere quanti sono stati colpiti e distrutti.

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