Libano del Sud: viaggio nei villaggi distrutti dagli israeliani con gli attacchi del 2024. La resilienza della popolazione civile e la voglia di pace

NAQOURA (dal nostro inviato).  Dove prima c’era una casa, dove prima c’era una moschea, dove prima c’era un’attività commerciale ora ci sono solo rovine.

Una delle case distrutte da attacchi israeliani

Anche chiese cristiane non sono state risparmiate.

L’azione militare dell’IDF, nel conflitto tra l’agosto e l’ottobre 2024 con l’accordo per il cessate il fuoco del 27 novembre, che disponeva che Hezbollah spostasse i suoi miliziani a Nord del fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine israeliano, mentre Israele iniziava  a ritirare le sue forze dal Libano meridionale, ha portato alla distruzione di molti villaggi sia sulla Blue Line che all’interno.

Raccontano che i carri Merkava hanno appoggiato unità di Fanteria per penetrare nel Sud del Paese dei Cedri per cercare e scoprire uomini del Partito di Dio. Raccontano di delazioni, tra i libanesi, per far scoprire case, rifugi, nascondigli di questi militanti e la delazione è stata poi ben ripagata da Israele.

Milizie di Hezbollah

Raccontano di persone fuggite verso Beirut o verso il Nord del Paese.

Torniamo nel Libano del Sud dopo oltre 3 anni (c’eravamo già stati nel febbraio 2015 e nel luglio 2018).

In tutto questo tempo tutto è diverso. E’ diverso il “panorama”, è diverso l’approccio della popolazione civile, la quale francamente, malgrado una forte resilienza, non ne può più di vedere combattimenti, case e strade distrutte, piangere parenti e amici.

Non ne può più di perdere il lavoro per la guerra e vivere di sussidi o di aiuti da parenti all’estero.

Il popolo libanese ne ha viste tante di guerre sia civili sia con Israele e, una volta e per tutte, desidera la pace.

La situazione economica è molto seria. Quasi drammatica. Se prima del 2019  un militare delle LAF guadagnava mille dollari al mese, oggi la sua paga è di 250 dollari mensili.

Stesso discorso si può fare per altri lavoratori dipendenti di strutture sanitarie. Da 1.400 dollari a 250 dollari.

Il costo della vita è in forte aumento. Fare la spesa anche nei supermercati, per molti libanesi, è diventato un’impresa.

L’appello a una politica capace di risollevare le sorti di un grande Paese che potrebbe tornare di nuovo ad essere la Svizzera del Medio Oriente.

Ma qui, purtroppo, si continua a combattere una sorta di “guerra per procura”.

Troppi “leoni ruggiscono” contro un grande “leone Israele. Il quale, per difendere, gli abitanti a Nord del Paese da attacchi è sempre pronto a “ruggire” o dare “zampate” sempre più violente e continuare ad essere presente su 5 insediamenti nel Libano meridionale.

Un Casco blu italiano di fronte a una casa distrutta

Queste le FOB dell’Esercito con la Stella di Davide: Settore Est abbiamo vicino agli abitati di Metulla e Houla (più una buffer zone).

Nel settore Ovest di competenza della Brigata “Pozzuolo del Friuli”, al comando del Generale di Brigata Nicola Mandolesi, ci sono: una FOB a Sud di Alma As Sha’b,  Marwahin, Aytarun.

Intorno ci sono tutte buffer zone.

Quando hanno lasciato la parte meridionale del Paese hanno voluto consolidarsi in queste areee (per rimanere in futuro).

Grazie alle pattuglie di ITALBATT su base Genova Cavalleria (4°) della Brigata “Pozzuolo del Friuli” raggiungiamo la Base 1-31.

Pattuglie di ITALBATT in attività operativa

Percorriamo una strada sterrata lungo la Blue Line. Siamo a una distanza di qualche centinaio di metri dal muro eretto dagli israeliani negli anni passati.

Tutto intorno è desolazione, Quando le loro unità sono entrate hanno distrutto tutta la vegetazione un tempo rigogliosa.

Non solo. Hanno anche colpito una check point delle LAF.

I nostri VTML Lince salgono. Intorno altri mezzi di UNIFIL pattugliano. Mezzi movimento terra, sempre di UNIFIL, cercano di fare ritornare la strada alla normalità.

Arriviamo alla 1-31 presidiata da un Plotone del Genova Cavalleria (4°).

E in quello che intorno era una bella zona oggi è diventata una buffer zone israeliana con un Plotone di mezzi corazzati (carri Merkava).

Siamo in territorio israeliano. Due bandiere con la Stella di Davide svettano. Nella Base i soldati sono intenti al loro lavoro.

La FOB israeliana

Così come nella FOB UNIFIL. Ognuno controlla le attività dell’altro, grazie all’uso delle telecamere.

L’altana di UNIFIL di oltre 1o metri è sempre presidiato da soldati italiani.

Si sono registrati alcuni scontri (non fisici) tra i Caschi blu è i soldati israeliani. I quali, nei mesi dell’invasione, avrebbero voluto prendere possesso della Base. Senza risultati.

Riscendiamo lungo la Blue Line. E anche dall’altro lato della strada (rispetto al senso di marcia del VTLM Lince) osserviamo tanta distruzione.

Una distruzione che ci fa porre una semplice domanda: Cui prodest?

E mentre scriviamo queste righe il rumore dei Droni israeliani accompagnerà la nostra serata e la nostra notte.

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