Libano: la guerra silenziosa dei Servizi segreti francesi della DGSE a Beirut. Un trionfo nell’ombra contro l’intelligence militare francese

Di Giuseppe Gagliano*

BEIRUT.  Nel giugno scorso, una lotta di potere tanto discreta quanto feroce si è consumata nelle strade di Beirut, lontano dai riflettori internazionali.

La Direzione Generale della Sicurezza Esterna (DGSE), l’Agenzia di intelligence estera francese, ha prevalso in una “guerra territoriale” contro i suoi omologhi dell’intelligence militare francese, nota come Direzione dell’Intelligence Militare (DRM).

Nicolas Lerner, direttore generale della DGSE francese

 

Questo scontro, che si è svolto nel contesto delle operazioni in Libano, rappresenta un capitolo significativo nella competizione interna tra le Agenzie di sicurezza francesi, con implicazioni che si estendono alla strategia di Parigi nel Medio Oriente. +

La vittoria della DGSE consolida il suo ruolo di attore dominante nelle operazioni di intelligence all’estero, ma solleva interrogativi sul coordinamento tra i servizi francesi e sulla loro capacità di affrontare le crescenti tensioni regionali.

Un conflitto interno nell’ombra

Il Libano, da decenni un crocevia per l’intelligence internazionale, è un terreno fertile per le operazioni di spionaggio, complice la sua instabilità politica e la presenza di attori come Hezbollah, sostenuti dall’Iran, e le forze occidentali che monitorano la regione.

A giugno, la DGSE e la DRM si sono trovate in competizione per il controllo delle operazioni di intelligence a Beirut, un’area strategica per monitorare le attività di Hezbollah, i flussi di armi attraverso il confine siriano e le dinamiche del conflitto israelo-iraniano.

Milizie di Hezbollah

 

Questa “guerra territoriale” non ha coinvolto scontri armati, ma una lotta per l’influenza, le fonti di intelligence e l’accesso alle reti locali.

La DGSE, subordinata al Ministero della Difesa francese ma con una missione focalizzata sull’intelligence strategica e il controspionaggio all’estero, ha sfruttato la sua rete di agenti e la sua esperienza nelle operazioni clandestine per ottenere un vantaggio decisivo.

Secondo fonti vicine al dossier, la DGSE è riuscita a consolidare il controllo su una serie di informatori chiave a Beirut, tagliando fuori la DRM, che si occupa principalmente di intelligence tattica e militare.

Questo successo è stato attribuito alla capacità della DGSE di sfruttare le sue risorse di intelligence elettronica e umana, oltre alla stretta collaborazione con partner locali e internazionali, tra cui la Direzione Generale della Sicurezza Generale libanese (DGSG).

Il contesto: una rivalità storica

La competizione tra la DGSE e la DRM non è una novità. Le due agenzie, pur operando sotto l’egida del Ministero della Difesa, hanno mandati e culture organizzative distinti.

La DGSE, erede delle reti di resistenza della Seconda Guerra Mondiale e del Servizio di Documentazione Esterna e Controspionaggio (SDECE), si concentra sull’intelligence strategica e sulle operazioni segrete, con un raggio d’azione globale che include il Medio Oriente e il Sahel.

Il loo della DRM francese

 

La DRM, invece, è orientata al supporto delle operazioni militari francesi, con un focus su informazioni tattiche e di campo, come dimostrato dalle sue attività in Mali e in Siria.

A Beirut, questa divergenza di obiettivi ha creato tensioni.

La DRM, che dipende dallo Stato Maggiore delle Forze Armate, cercava di espandere la propria presenza in Libano per monitorare le attività militari di Hezbollah, in particolare dopo gli attacchi israeliani del maggio scorso contro le infrastrutture del gruppo sciita nel Sud del Paese.

La DGSE, tuttavia, ha percepito questa espansione come un’invasione del proprio “territorio” operativo, temendo che l’approccio più diretto della DRM potesse compromettere le sue reti di intelligence a lungo termine.

La vittoria della DGSE: tattiche e implicazioni

Nel corso del mese di giugno, la DGSE ha condotto una serie di mosse strategiche per affermare la sua supremazia.

Fonti indicano che l’agenzia ha rafforzato le sue capacità di sorveglianza elettromagnetica nella regione, utilizzando la 21.054ª Squadriglia Elettronica di Terra (EES) dell’Aeronautica Militare francese per intercettare comunicazioni chiave a Beirut. Inoltre, la DGSE ha sfruttato i suoi legami con la comunità diplomatica francese in Libano e con le forze di sicurezza locali per ottenere informazioni esclusive, marginalizzando la DRM.

Un elemento cruciale del successo della DGSE è stato il suo approccio discreto, che ha evitato di attirare l’attenzione delle autorità libanesi o di Hezbollah, entrambi estremamente sensibili alla presenza di intelligence straniere.

La DRM, al contrario, avrebbe adottato un approccio più visibile, con operazioni che rischiavano di esporre le attività francesi.

Questo ha permesso alla DGSE di presentarsi come il partner più affidabile per le operazioni di intelligence a lungo termine, guadagnandosi il favore delle autorità parigine.

La vittoria della DGSE ha implicazioni significative.

In primo luogo, rafforza il ruolo dell’agenzia come principale attore di intelligence francese in Medio Oriente, in un momento in cui la regione è teatro di tensioni crescenti tra Israele, Iran e i loro alleati.

La capacità della DGSE di mantenere il controllo delle operazioni a Beirut le consente di monitorare da vicino le attività di Hezbollah, che rimane una priorità per la sicurezza francese, data la sua influenza in Libano e il suo ruolo nella destabilizzazione regionale.

Sfide future e tensioni interne

Nonostante il trionfo, la “guerra territoriale” di Beirut evidenzia una debolezza strutturale nel sistema di intelligence francese: la mancanza di coordinamento tra le Agenzie.

La competizione tra DGSE e DRM rischia di frammentare le risorse e di compromettere l’efficacia complessiva delle operazioni francesi, specialmente in contesti complessi come il Libano, dove la collaborazione con partner internazionali, come gli Stati Uniti e l’UNIFIL, è cruciale.

Un’immagine della missione UNIFIL

Il Consiglio Nazionale di Intelligence francese, istituito per migliorare la sinergia tra i servizi, dovrà affrontare questa sfida per evitare che simili conflitti interni si ripetano.

Inoltre, la vittoria della DGSE potrebbe avere ripercussioni sul morale della DRM, che si è vista relegata a un ruolo secondario in un Teatro operativo di primaria importanza.

Questo potrebbe spingere lo Stato Maggiore a ridefinire il mandato della DRM o a cercare di recuperare terreno in altre regioni, come il Sahel, dove la Francia mantiene una presenza militare significativa.

Implicazioni geopolitiche

La supremazia della DGSE a Beirut rafforza la posizione della Francia come attore influente in Medio Oriente, ma pone anche interrogativi sulla sua strategia a lungo termine.

Il Libano, con la sua fragilità politica e la presenza di Hezbollah, rimane un punto caldo dove ogni mossa di intelligence può avere conseguenze imprevedibili.

La capacità della DGSE di operare in modo discreto e di mantenere reti di informatori sarà cruciale per anticipare crisi, come un’escalation tra Israele e Hezbollah o un ulteriore deterioramento della situazione economica libanese.

Inoltre, la competizione interna tra DGSE e DRM riflette una sfida più ampia per le potenze occidentali: bilanciare l’efficienza operativa con la necessità di una cooperazione internazionale sempre più complessa.

Con la Cina e la Russia che cercano di espandere la loro influenza in Medio Oriente, la Francia dovrà garantire che le sue agenzie di intelligence lavorino in modo coeso per mantenere il proprio peso geopolitico.

Conclusione: un gioco di ombre con poste alte

La “guerra territoriale” di Beirut è un esempio emblematico di come l’intelligence moderna si giochi non solo contro avversari esterni, ma anche all’interno delle strutture di uno stesso stato.

La vittoria della DGSE consolida il suo ruolo di punta nel panorama dell’intelligence francese, ma evidenzia anche la necessità di una maggiore integrazione tra i Servizi.

Mentre il Libano continua a essere un Teatro di operazioni cruciale, il successo della Francia dipenderà dalla sua capacità di trasformare questa rivalità interna in una forza coesa, capace di affrontare le sfide di un Medio Oriente sempre più instabile.

* Presidente Centro Studi Cestudec

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