Terrorismo, come vengono arruolate le donne nelle file dell’ISIS. Il ruolo dei social media

Di Giusy Criscuolo

Tripoli. L’intervento delle autorità libiche nei confronti degli esponenti dell’IS, non riguarda solo gli uomini affiliati all’organizzazione. Molte donne che hanno impugnato le armi o che fanno parte delle frange di DAESH, stanno iniziando ad essere rimpatriate nelle loro terre di origine.

Una fonte di sicurezza tunisina ha confermato al Canale 218, che le autorità di sicurezza in Libia stanno rilasciando donne tunisine detenute nelle carceri. La fonte ha spiegato che i tunisini detenuti nelle prigioni libiche sono accusati di appartenere all’organizzazione dell’ISIS, per questo sono stati arrestati durante la liberazione di Sirte nel 2016. Tra di loro ci sono numerose donne che saranno consegnate alle autorità di Tunisi.

Alcune di loro sono state arrestate dalle Forze al-Bunyan ed altre si sono arrese dopo la liberazione della città dalla morsa jihadista.

Ma qual è l’oscura verità dell’organizzazione e come recluta le donne sfruttano i social network? Stando ad un incrocio di dati fatto su alcuni rapporti che hanno studiato il problema, tra cui uno del Washington Institute for Near East Policy, vi è una distribuzione della presenza jihadista dell’ISIS in Libia molto ampia. Secondo questi dati il numero delle donne tunisine presenti nelle fila dell’organizzazione è di circa 300, così come 1.500 sono gli uomini della stessa nazionalità.

Nei rapporti viene anche indicata la presenza di combattenti appartenenti ad altre nazionalità come Senegal, Mali, Somalia, ma il maggior numero proviene dal Paese nord africano.

La trappola creata da DAESH si chiama “La Jihad del matrimonio”. L’obiettivo della trappola è quello di attrarre ragazze da tutte le parti del mondo, dalle regioni adiacenti e dalla Libia stessa, al fine di convincerle ad unirsi ai suoi ranghi ed in particolare, in questo momento, nelle aree occupate in Libia.

In aumento il numero di donne arruolate nelle file jihadiste

Le donne sono cooptate attraverso i social media, in particolare Facebook, e vengono attratte con la scusa di essere date in moglie ai leader dell’organizzazione, affidando loro la finta responsabilità ed il finto scopo di tenere i futuri coniugi lontano da qualsiasi rischio che li circonda. Molte ragazze e molte donne, davanti all’idea sbagliata di fuggire dalle proprie case, per diventare mogli e ricche, accettano di buon grado la cosa, pensando di entrare a pieno merito all’interno dei ranghi di DAESH, per poi scoprire che è solo una trappola.

Una volta giunte sul posto, dopo un primo periodo in cui viene fatto loro un “lavaggio del cervello” seguito da un incessante indottrinamento, vengono successivamente catapultate in una realtà senza ritorno, che le vede come “oggetti” sessuali preposti ad esaudire i desideri, non solo del “marito”, ma dei membri dell’Organizzazione tutta. I compiti affidati alle ignare, non sono però finiti. Oltre allo sfruttamento sessuale, le donne per lo più di età compresa tra i 16 e i 27 anni, vengono indotte ad azioni kamikaze o per compiere omicidi su commissione, con lo scopo di mantenere la leadership maschile, eliminando ciò che è stato usato e rimpiazzandolo con nuove adepte.

Secondo gli osservatori, la presenza della componente femminile in DAESH è indispensabile, questo perché a tutti i nuovi reclutati, soprattutto ai più giovani, il Califfato Islamico (Khilafah Islamic State) – promette una moglie in cambio dell’adesione all’organizzazione, e più giovane è la donna, meglio è.

A quanto pare, l’organizzazione sta cercando di reclutare più ragazze possibile per impiegarle in molte missioni terroristiche, ed i dati incrociati su più analisi, di cui molte in lingua araba, confermerebbero che 100 ragazze e donne di età compresa tra 16 e 27 anni – di e per conto del Califfato – sono state trasferite in Germania con lo scopo di diffondere la causa di DAESH. Le stesse, che hanno aderito all’organizzazione, pare abbiano rimpinguato il numero con l’adesione di 550 donne occidentali di origine islamica, il cui compito sarebbe quello di pubblicizzare la causa stessa su Internet.

Su un articolo pubblicato dal Washington Post, le ricerche condotte dall’Università Americana George Washington sull’estremismo, hanno portato alla luce un dato interessante. Sembra che 300 americani, tra cui molte donne, sostengano e simpatizzino per l’organizzazione di DAESH e gli stessi lavorino per promuoverla sui social network come Twitter e Facebook.

La ricerca ha rilevato che sebbene tra i sostenitori americani, ci siano soprattutto uomini, i due terzi degli account sui social network esaminati, sono gestiti da donne.

Lo studio ha anche rivelato come tra le donne più radicali e simpatizzanti, ci siano quelle residenti in Francia a dispetto di altre in altre zone dell’Europa. I ricercatori ritengono che l’organizzazione abbia più facilità ad attrarre islamiche occidentali, rispetto alle loro controparti nei Paesi arabi. La maggior parte delle occidentali che hanno aderito all’organizzazione provengono dalla Gran Bretagna, dai Paesi Bassi, dalla Francia e dall’Austria.

Lo scorso dicembre secondo uno studio effettuato dall’Osservatorio di Al-Azhar, risulterebbe che i jihadisti hanno puntato sul reclutamento di ragazze occidentali che vengono circuite su Twitter e Facebook in primis. Pare che i militanti dell’organizzazione puntino al reclutamento di giovani donne e di bambini per la facilità con cui possono essere manipolati. Sempre secondo Al-Azhar, attrarre le donne occidentali è molto più facile per via della mentalità più aperta, della buona educazione che ricevono, grazie all’ottima capacità di utilizzare la tecnologia, alla libertà di viaggiare e alla loro repentina indipendenza dai genitori.

L’IS cerca di intercettare edi arruolare sempre più “europei”, cercando di raggiungere i propri scopi violando tutti i diritti, persino tutti i diritti umani. Colpiscono la frustrazione, l’incapacità di alcuni di integrarsi e la promessa di redenzione in questo e nell’altro mondo. Questi sono i motivi per cui le donne e i ragazzini occidentali sono presi di mira dai contrabbandieri della morte, sostenitori della Jihad.

Nel rapporto di Al-Azhar, i riflettori sono puntati sul recente reclutamento di giovani europee. Le donne sono per la maggior parte di origine islamica. In questo periodo storico, pare che la provenienza sia soprattutto spagnola, come denunciato dal ministro della Giustizia spagnolo Dolores del Grado ed esperta di terrorismo jihadista presso il Tribunale di Madrid. Il ministro, monitorando i social media, si è accorta che circolano molti messaggi, immagini e video indirizzati al reclutamento di donne e ragazzini attraverso Internet.

Dolores del Grado, ministro della Giustizia

Sempre secondo quanto riportato nello studio di Al-Azhar, la maggior parte di coloro che tornano dalla Siria in Europa restano in contatto con l’organizzazione terroristica.

La visione del rapporto, parla di un’Europa che sta soffrendo dell’arrivo o del ritorno pandemico di questi “figli”. A partire da maggio 2015, ci sono state ripetute segnalazioni di reclutamento di donne e uomini provenienti dai vari Paesi europei.

In quella data, sono dati ufficiali, risulta che 20 ragazze inglesi, in base alle dichiarazioni delle famiglie ed a quanto pubblicato nei rapporti dell’IS, sono state arruolate tra le fila di DAESH. Anche se le cifre reali indicano circa 40 casi in più di scomparsa senza segnalazioni. Senza dimenticare le circa 100 ragazze e donne, tra i 16 e i 27 anni, che si sono trasferite in Germania.

Nella ricerca sono menzionati anche alcuni riferimenti ad adepti che hanno fatto propria la bandiera sanguinosa dell’ISIS. Viene ricordata la ragazza di 27 anni che a San Bernardino, in America, ha sparato sulla folla. Oppure al 26 enne Hassan Ait Belhassen, che ha preso parte agli attentati di Parigi causando la morte di 130 persone.

Negli ultimi anni, le organizzazioni terroristiche nel mondo hanno usato la componente femminile nei loro piani per trasformare la loro femminilità in una spada del terrore.

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