L’Indonesia tra Rafale, KAAN e J-10: la strategia del “non allineamento armato”

Di Giuseppe Gagliano*

GIACARTA. L’aeronautica indonesiana è da tempo in ritardo rispetto alle sfide regionali. Con una flotta basata ancora sui russi Su-27/30 e sugli americani F-16, Giacarta ha scelto di diversificare i fornitori per ammodernare il proprio arsenale. La decisione non è solo tecnica, ma geopolitica: evitare di legarsi mani e piedi a una sola potenza, mantenendo margini di manovra tra Washington, Pechino e i partner europei.

La celebrazione del 77 anniversario della fondazione dell’Aeronautica indonesiana

Le scelte compiute dal presidente Prabowo Subianto testimoniano una strategia che punta a comprare in Francia, Turchia e forse Cina, costruendo un mosaico di forniture che riduce i rischi di sanzioni e dipendenze ma apre nuovi dilemmi.

L’avanzata francese e il prestigio turco

Il contratto del 2022 con Parigi per 42 Rafale, del valore di 8,1 miliardi di dollari, resta il pilastro della modernizzazione. I primi velivoli saranno consegnati nel 2026, con addestramento già avviato in Francia e discussioni per un’ulteriore tranche da 18-24 aerei. Parigi punta sul suo know-how consolidato e sulla credibilità politica come membro NATO ma partner flessibile.

A luglio 2025 è arrivato anche l’accordo con Ankara per 48 caccia di quinta generazione KAAN, il primo export del programma turco. Oltre alla fornitura, la Turchia offre trasferimento tecnologico e produzione locale: un pacchetto che rafforza le ambizioni industriali indonesiane.

Il caccia turco di quinta generazione “Kaan”

L’incognita cinese: i J-10C

La novità più sensibile è l’avanzamento dei colloqui con Pechino per l’acquisto di 42 J-10C. Un caccia meno costoso del Rafale (40 milioni contro circa 80 a unità), già sperimentato dall’aviazione pakistana, che Pechino propone come parte della sua spinta export. Non esistono conferme ufficiali, ma fonti interne all’aeronautica parlano di un’implementazione graduale a partire dal 2026.

L’affare avrebbe un valore politico enorme: segnerebbe la prima grande commessa militare di Giacarta a Pechino, aprendo la strada a un asse difensivo dopo quello economico-commerciale. Il rinvio della visita di Prabowo a Pechino, a fine agosto 2025, per gestire le proteste interne non cancella la direzione del dialogo.

Un J-10C delle forze aeree cinesi

Opportunità e rischi

Sul piano strategico, Giacarta ambisce a una flotta di circa 170 caccia moderni entro il 2030. La combinazione Rafale-KAAN-J-10C garantirebbe un mix di interoperabilità con alleati occidentali, accesso a tecnologie avanzate e convenienza economica. Allo stesso tempo, però, crea una frammentazione logistica: addestramenti multipli, catene di manutenzione incompatibili, costi operativi crescenti.

Le conseguenze geopolitiche sono altrettanto complesse. L’apertura alla Cina rischia di irritare gli Stati Uniti e i partner regionali che guardano a Giacarta come contrappeso a Pechino nel Mar Cinese Meridionale. Allo stesso tempo, diversificare significa anche rafforzare il ruolo dell’Indonesia come potenza non allineata, capace di sedere a più tavoli senza schierarsi definitivamente.

Primo piano di un caccia francese Rafale

Una bilancia instabile

Le proteste interne che hanno costretto Prabowo a cancellare il viaggio in Cina ricordano quanto la politica domestica influenzi le scelte di difesa. Ma il percorso intrapreso non sembra reversibile: l’Indonesia vuole modernizzare, diversificare e trasformarsi in attore autonomo nel gioco delle potenze.

La partita non si gioca solo nei cieli del Sud-Est asiatico, ma nelle catene di approvvigionamento, nelle fabbriche di manutenzione, nei flussi di capitali che accompagnano ogni commessa. E se i Rafale rafforzano il legame con l’Europa, i KAAN proiettano Ankara come nuovo esportatore globale, e i J-10C potrebbero diventare il biglietto d’ingresso di Pechino nelle forze armate indonesiane. Una scelta che potrebbe rivelarsi un capolavoro di equilibrio… o un passo verso una dipendenza pericolosa.

*Presidente Centro Studi Cestudec

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