L’intelligenza artificiale tra regolamentazione e rischi globali: l’impatto su diplomazia e sicurezza

Di Giulia Botta

ROMA. Con l’Intelligenza Artificiale (AI) in rapida evoluzione, la sfida principale è sfruttarne il potenziale per il bene comune, garantendo al contempo che rimanga sotto controllo umano.

L’esperienza dimostra la necessità di un approccio equilibrato, che includa le risorse dell’AI e, al contempo, istituisca dei meccanismi solidi per mitigarne i rischi.

L’urgente necessità di un consenso multilaterale, non riguarda solo la prevenzione di abusi, ma anche la protezione delle nostre società da usi ostili dell’intelligenza artificiale, essendoci già esempi di eventi che impattano anche la nostra sicurezza nazionale.

A tal fine, l’Unione Europea ha approvato l’Artificial Intelligence Act (AI Act) il 21 maggio 2024, con l’intento di  regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale all’interno degli Stati membri

l’Unione Europea ha approvato l’Artificial Intelligence Act (AI Act) il 21 maggio 2024

Tuttavia, l’applicazione delle sue disposizioni avverrà in modo graduale: entro il 2 febbraio prossimo le pratiche vietate di intelligenza artificiale devono essere ritirate dal mercato; entro il 2 agosto di quest’anno i sistemi di intelligenza artificiale per scopi generali (GPAI), devono conformarsi alle nuove regole; entro il 2 agosto 2026 La maggior parte delle norme della legislazione sull’IA diventerà applicabile.

L’Artificial Intelligence  è una normativa pionieristica poichè introduce un approccio basato sul rischio, classificando i sistemi di AI in diverse categorie e imponendo obblighi specifici per ciascuna di esse: dal rischio inaccettabile (Include sistemi vietati, come quelli che utilizzano tecniche subliminali per manipolare il comportamento umano o sistemi di punteggio sociale) al rischio elevato (comprende applicazioni in settori critici come sanità, istruzione e sicurezza. che devono soddisfare requisiti rigorosi in termini di trasparenza, qualità dei dati e supervisione umana).

Anche l’UNESCO ha dedicato la Giornata internazionale dell’educazione lo scorso 24 gennaio, alla discussione su come l’AI stia rivoluzionando le pratiche di insegnamento e apprendimento, auspicando che l’istruzione, a sua volta, funga da forza guida per garantire che l’intelligenza artificiale sia etica, inclusiva e allineata con i valori umani

Anche l’UNESCO ha dedicato la Giornata internazionale dell’educazione lo scorso 24 gennaio, alla discussione su come l’AI stia rivoluzionando le pratiche di insegnamento e apprendimento

 

Il termine “AI” comprende una gamma di metodi avanzati di apprendimento automatico impiegati per vari compiti, tra cui classificazione, generazione e previsione. Mentre recenti ricerche hanno esplorato l’applicazione di strumenti analitici basati sull’AI nel processo decisionale in situazioni di crisi, persiste una domanda critica: le tecniche di AI possono migliorare l’efficienza dell’elaborazione delle informazioni e fornire approfondimenti strategici oltre i mezzi tradizionali? Gli stati, quindi, si trovano ad affrontare la sfida di adattarsi a nuove modalità e garantendo, altresì, la preservazione di standard etici e rispetto delle norme internazionali.

Rischi e vantaggi derivanti dall’uso di AI si riscontrano in vari campi, da quello diplomatico, militare ed al suo vasto uso nel settore informativo.

Poiché AI continua a permeare vari aspetti della società, il suo impatto sulla condotta delle attività diplomatiche e relazioni internazionali diventa significativo, al punto che l’intersezione tra intelligenza artificiale (IA) e diplomazia è emersa come punto focale di discussione.

Comprendendo e sfruttando il potenziale di AI, i diplomatici possono adattarsi all’evoluzione del panorama delle relazioni internazionali.

i diplomatici possono adattarsi all’evoluzione del panorama delle relazioni internazionali

L’intelligenza artificiale nella diplomazia globale

L’intelligenza artificiale sta anche trasformando la diplomazia, cambiando il modo in cui le nazioni negoziano, comunicano e si relazionano nel contesto globale. In un mondo sempre più interconnesso, in cui la complessità delle relazioni internazionali richiede approcci più sofisticati, l’AI emerge come uno strumento fondamentale per migliorare l’analisi predittiva, consentendo quindi di assumere decisioni informate basate su notevoli quantità di dati.

Tuttavia, l’integrazione dell’IA nella diplomazia non è priva di significative sfide etiche e di sicurezza.

I sistemi di intelligenza artificiale si sono dimostrati capaci di elaborare e analizzare ingenti quantità di dati a notevole velocità, fornendo un vantaggio strategico cruciale nei contesti diplomatici per sviluppare strategie per affrontare sfide globali.

Sebbene l’IA non possa sostituire il giudizio di diplomatici esperti, la sua capacità di elaborare grandi set di dati, di identificare modelli e suggerire intuizioni strategiche, la rende uno strumento indispensabile per migliorare il processo decisionale diplomatico basato sui dati.

Gli esempi di applicazioni dell’IA nella diplomazia durante le crisi sono diversi: dall’assistenza nei negoziati diplomatici per la costruzione della pace e la sicurezza alla facilitazione della pianificazione degli interventi e dell’allocazione delle risorse durante le pandemie. Inoltre, l’integrazione di fonti di dati non tradizionali, come social media, immagini satellitari e dati di telefonia mobile, ha ulteriormente agevolato lo sviluppo della conoscenza delle implicazioni totali di una crisi.

Nonostante i riscontri positivi, le peculiarità del settore diplomatico, richiedono un’attenta considerazione nell’avvalersi del supporto di AI.

Innanzitutto, le decisioni durante le crisi vengono spesso prese con informazioni limitate o incomplete, talvolta hanno un deliberato offuscamento dei dati. In secondo luogo, il processo decisionale in situazioni di crisi, che spesso coinvolge vite umane e mezzi di sussistenza, richiede che le previsioni e le raccomandazioni generate dall’intelligenza artificiale siano spiegabili, trasparenti e protette da accessi non autorizzati.  Infine, Il processo decisionale diplomatico è complesso e influenzato dalle differenze culturali.

Per questo, l’intelligenza artificiale deve essere in grado di integrare conoscenze specifiche del settore.

L’intelligenza artificiale e l’informazione

Oltre all’influenza che IA esercita nel settore diplomatico, la stessa offre nuove vie di coinvolgimento e comunicazione, ma solleva anche interrogativi sui rischi associati alla cosiddetta guerra informativa in cui spicca la disinformazione.

Il panorama dell’informazione è sempre più complesso, con sfide dovute alla presenza di troppe narrazioni, alla diffusione dell’IA e all’automazione.

L’Intelligenza Artificiale elemento importante per il futuro

 

Negli ultimi decenni la tecnologia si è evoluta rapidamente, mentre i costi per l’accesso alle stesse sono rapidamente diminuiti. Le innovazioni tecnologiche continueranno a trasformare le capacità umane e a fornire opportunità per mitigare e adattarsi a un’ampia gamma di sfide. La velocità, l’ampiezza e la profondità delle trasformazioni digitali parallele in più settori, stanno plasmando nuove modalità di sviluppo e creazione di valori, e cambiando il ruolo degli attori statali e non statali.

L’AI, infatti, crea un’interconnessione tra il contesto politico sociale ed informativo, poiché la diffusione della tecnologia consentirà a un’ampia gamma di attori (principalmente non statali), di perseguire i propri obiettivi in modo più efficace, e di sfidare sempre più il potere statale tradizionale.

L’adattamento a questa quarta rivoluzione industriale (ovvero i rapidi progressi tecnologici del 21° secolo) porrà sfide significative con possibili disagi alla maggior parte degli stati e delle società, oltre ad avere un possibile impatto sull’equilibrio geostrategico.

Attori che non avrebbero mai potuto sperare di sfidare grandi potenze militari su un campo di battaglia convenzionale, possono ora potenzialmente paralizzare infrastrutture critiche, interrompere sistemi finanziari o interferire nei processi democratici con attacchi cyber.

La tecnologia ha svolto un ruolo cruciale nella guerra dell’informazione, consentendo una rapida diffusione delle informazioni, con benefici ma anche risvolti negativi. ​

L’IA crea contenuti su misura per il pubblico, migliorando la comunicazione, aumentando tuttavia i rischi di manipolazione.

L’intelligenza artificiale può essere utilizzata anche per rilevare e contrastare i deepfake, garantendo l’integrità delle informazioni e proteggendo dalle campagne di disinformazione.

La comprensione delle funzionalità delle piattaforme di comunicazione, nella progettazione di campagne con un focus sulle operazioni web, consente l’ottimizzazione dei contenuti e dei messaggi, garantendo un maggiore coinvolgimento del pubblico di riferimento.

Identificare i messaggi o le narrazioni principali è fondamentale per gli analisti che studiano discussioni online che includono più lingue e tipi di dati.

Quando le narrazioni vengono valutate insieme ad informazioni verificate, diventa possibile identificare e studiare campagne di disinformazione. Identificando account e comunità. I modelli di intelligenza artificiale generativa possono distinguere modelli basati sui contenuti e rilevare narrazioni ostili.

Ciò va oltre il filtraggio dei contenuti, comporta l’analisi di connessioni, influencer e diffusione delle informazioni.

Gli algoritmi dell’IA possono identificare campagne di disinformazione e svelare legami nascosti tra fonti.

Al contempo però, AI può rivoluzionare in negativo le campagne di influenza creando falsi individui, video e falsi consensi, rendendo la disinformazione più sofisticata.

Le tecnologie di intelligenza artificiale possono creare profili e avatar falsi che appaiono credibili e affidabili, facilitando la penetrazione in comunità specifiche.

L’intelligenza artificiale può produrre video e immagini deepfake, utilizzando reti generative avversarie (GAN) per creare contenuti realistici ma falsi.

I deepfake possono impersonare personaggi pubblici, facendoli apparire come se dicessero o facessero cose che non hanno mai fatto, il che può essere utilizzato per screditare o manipolare le percezioni.

Sicurezza e Difesa nell’era dell’IA

Infine, l’IA sta rivoluzionando il settore della Difesa, migliorando la produttività industriale e sviluppando nuove capacità militari.

Inoltre, l’adozione dell’AI da parte degli Eserciti statali e dei gruppi armati non statali, sta introducendo cambiamenti significativi nel carattere dei conflitti.

Lo sviluppo, l’integrazione e l’uso dell’intelligenza artificiale per scopi militari, potrebbero avere profonde implicazioni per il futuro delle guerre e, più in generale, per la sicurezza internazionale.

Nei conflitti recenti, come in Ucraina e Israele-Gaza, i droni autonomi sono stati usati in modo massiccio.

L’IA viene allo stesso modo integrata nel targeting nella simulazione, nel monitoraggio delle attrezzature e nella logistica.

L’uso dell’AI nel contesto militare alimenta dibattiti non solo per l’impatto tattico, ma anche per conseguenze etiche, legali.

Le regole del gioco nella competizione globale odierna sono molto meno chiare.

Al recente Forum economico mondiale di Davos, Papa Francesco ha messo in guardia anche dal pericolo che l’IA venga usata per promuovere il “paradigma tecnocratico”, in base al quale tutti i problemi del mondo possono essere risolti con i soli mezzi tecnologici, ed ha così commentato: “Gli sviluppi tecnologici che non migliorano la vita di tutti, ma che invece creano o aumentano disuguaglianze e conflitti, non possono essere definiti vero progresso.

Ne consegue, che l’intelligenza artificiale rappresenta una straordinaria opportunità per la diplomazia, l’informazione e la sicurezza, ma richiede controlli adeguati ed una regolamentazione attenta e un uso etico per garantire benefici duraturi per tutta l’umanità.

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