L’IRAN E L’ARMA DEL TERRORISMO: UNA “VENERE”, L’EUROPA, TROPPO DEBOLE

Di Vincenzo Santo* 

Washington. Donald Trump può risultare anche antipatico, giudicato troppo diretto per dover e poter essere il primo diplomatico del suo Paese e probabilmente anche un po’ rozzo.

Il Presidente USA uscente, Donald Trump

Ma che l’accordo sul nucleare iraniano, tirato per la giacchetta da Obama, fosse un qualcosa di fasullo e di molto pericoloso e che, comunque, calciando il barattolo più in là, avrebbe consentito prima o poi a pericolosi mecenati del terrorismo di disporre dell’ordigno nucleare, lo aveva ben capito.

Ora, nella speranza iraniana, e loro financo convinzione, di trovarsi un mediatore meno audace come Biden potrebbe essere, confermerà la loro opinione sugli occidentali, noi e gli americani, che si tratti di una generazione di deboli e di decadenti, privi del coraggio di badare ai propri interessi.

Con Biden, infatti, il rischio è di consegnare alle generazioni future un pericoloso Iran, armato di nucleare e con la convinzione ideologica di essere parte del bene supremo con una ferma mano anch’esso sul terrorismo di stato.

Per l’Iran, il terrorismo è uno strumento di potere. Con il tacito assenso di Pechino, Mosca e perfino di Pyongyang.

E noi europei che parte abbiamo deciso di recitare? Forse secondaria, dato il silenzio alle minacce di morte proferite recentemente da Rohuani all’indirizzo dello stesso Trump.

In Belgio, Assadolah Assadi è sotto processo, finalmente. Accusato, assieme ad altri tre iraniani, di aver pianificato un attentato dinamitardo a Parigi nel 2018.

Assadi è il primo funzionario del governo iraniano ad essere processato da un Paese dell’UE per reati terroristici, nonostante i numerosi altri tentativi sul suolo dell’Unione europea ordinati da Teheran.

Presente dal 2015 come il più alto ufficiale del Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza iraniano in Europa, operava sotto copertura diplomatica presso l’ambasciata iraniana a Vienna.

Terrorismo, dunque, come strumento di potere e di pressione. Anche un attaccato “non portato a termine o fallito” lo è. È un messaggio malevolo e una vera e propria minaccia all’Europa. Quello di Assadi, approvato ai più alti livelli di comando, era rivolto a un raduno del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana a cui hanno preso parte 80 mila persone, tra cui vari esponenti politici britannici ed europei.

Doveva essere compiuto con il TATP (perossido di acetone), il medesimo utilizzato nel 2017 a Manchester e nel 2005 a Londra.

L’intelligence israeliana fu fondamentale nell’aiutare a sventarlo. Così come lo si deve agli israeliani la scoperta di un grosso quantitativo di nitrato di ammonio, lo stesso del porto di Beirut, stoccato a Nord di Londra. E qui, probabilmente c’era la manina di Hezbollah.

I pompieri intervengono nel porto di Beirut

Un altro attentato venne sventato a Cipro sempre nel 2015, e sempre con l’aiuto israeliano. Per non parlare di quello sventato in Thailandia o di quello invece attuato con successo all’aeroporto di Burgas in Bulgaria nel 2012, per mano di Hezbollah, la longa manus iraniana, che uccise 5 turisti israeliani e l’autista di un bus.

Ma piani di attacchi terroristici vennero sventati anche in Germania nel 2017, in Danimarca nel 2018 e persino in Albania, Paese in pratica musulmano ma dalle aspirazioni europee.

Tutti attacchi avvenuti per fare pressione sui Paesi europei, tra i quali quelli coinvolti nell’accordo sul nucleare nel momento in cui Trump ne denunciava i termini fasulli.

Le autorità britanniche tennero persino segreto l’attacco sventato nel 2015 a Londra, a quanto pare per le forti pressioni esercitate da Obama, preoccupato, in chiusura di mandato, di incoronarsi il successo del JCPOA.

Benchè già allora, Gran Bretagna, Germania e Francia avessero espresso forti riserve specialmente sulle “sunset clauses”, che prevedevano una scadenza temporale alle limitazioni imposte al regime iraniano. Troppo grande come responsabilità storica per un Nobel per la pace.

Da allora, noi europei abbiamo sempre fatto finta di nulla. Anzi abbiamo cercato di aggirare le sanzioni USA creando l’inefficace INSTEX, volto a consentire la continuazione degli scambi commerciali con Teheran e ci siamo rifiutati di appoggiare gli USA non solo nel denunciare l’accordo ma anche nell’applicare il ripristino delle sanzioni (snapback) date le ripetute violazioni iraniane.

Vedremo adesso che cosa accadrà data l’intenzione degli ayatollah di arricchire l’uranio al 20%. Da lì al 90%, percentuale utile per ottenere materiale utile militarmente, il passo è zero!

Ma pronti siamo stati a far sentire la nostra stupida voce contro l’uccisione di Soleimani e di Fakhrizadeh, questi il corrispettivo militare del primo, a capo di un’organizzazione giustamente considerata nel 2019 terroristica, purtroppo, solo dagli americani (la“forza Quds” lo era già dal 2007).

Il Generale iraniano ucciso, Soleimani

L’Europa deve prendere una decisione seria e deve affrontare il “terrore iraniano” e la voglia di Biden di piacere al mondo con determinazione.

Guai ad acconsentire, come fece con Obama, la formulazione di un altro accordo fasullo che comunque non postuli la chiusura definitiva a qualsiasi ambizione nucleare militare da parte di un regime pericoloso e destabilizzante.

Finora, Teheran ha agito nella certezza che l’Europa rappresenti il ventre molle nella faccenda e ha lanciato numerosi attacchi terroristici, soprattutto volti contro la sua frangia di dissidenti, certa della mancanza di una reazione ferma da parte europea, troppo debole, secondo gli ayatollah, per non essere facile preda del terrore di non sapersi difendere da queste minacce.

Il Presidente iraniano, Hassan Rouhani

E nella convinzione di poter sempre contare sulla perenne voglia di appeasement di una Venere.

*Generale di Corpo d’Armata (Ris) dell’Esercito

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