Egitto-Israele: a oltre mezzo secolo dal conflitto del 1973 il Paese potrebbe dichiarare una “economia di guerra” per il deterioramento della situazione del Medio Oriente

Di Chiara Cavalieri

Il Cairo (nostro servizio). In concomitanza con il passaggio di oltre mezzo secolo dalla guerra dell’ottobre 1973 tra Egitto ed Israele, il Cairo si ritrova oggi, in una situazione che potrebbe spingerlo a dichiarare una “economia di guerra”, a causa del deterioramento della situazione.

Ieri, in una conferenza stampa il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly ha affermato che i recenti sviluppi nella regione hanno importanti ripercussioni sulla situazione interna che si ripercuotono  sull’economia, il che spinge il Governo a prendere decisioni rapide ed importanti per far prevenire gli sviluppi delle vicende alla luce dell’incertezza di ciò che potrebbe accadere  in prossimo futuro.

Madbouly ha sottolineato che, il Governo potrebbe trovarsi costretto ad annunciare misure che sarebbero descritte come “economia di guerra” qualora le attuali condizioni nella regione si sviluppassero estensioni belliche dei conflitti.

La conferenza stampa di ieri

Le dichiarazioni di Madbouly ricordano quanto annunciato dall’ex primo ministro egiziano, Aziz Sedqi, 51 anni fa, precisamente nel febbraio 1973, davanti all’Assemblea popolare, rivelò il “bilancio di battaglia” con l’obiettivo di sostenere le Forze Armate  nella loro battaglia per riconquistare la terra del Sinai.

La prima pagina del quotidiano romano Il Messaggero dell’epoca

Decorso mezzo secolo, gli egiziani ricordano ancora e condividono storie sulla mobilitazione economica per lo sforzo bellico e sul razionamento delle scorte e delle derrate alimentari verso i cittadini.

La maggior parte fu trasferita all’Esercito per combattere la “Battaglia della dignità”, ma Madbouly ha rassicurato i suoi connazionali che il Governo sta lavorando per fornire beni primari il più a lungo possibile per garantire la stabilità delle catene di approvvigionamento.

Dopo la battuta d’arresto subita dall’Egitto nella guerra del 1967, fu lanciata una forte campagna per ridurre i consumi e donare allo sforzo bellico a tutti i livelli con lo slogan “Nessuna voce è più forte del rumore della battaglia”, e lo Stato ed il popolo cominciò a concentrarsi sul risparmio dei consumi e sulla ricostruzione delle capacità militari in preparazione alla guerra di liberazione.

L’11 febbraio 1973, l’Egitto entrò nella fase dell’economia di battaglia, quando il suo primo ministro dell’epoca, Aziz Sedqi, annunciò in Assemblea popolare un bilancio “che comprendeva misure di mobilitazione economica da applicare in caso di guerra”.

Le caratteristiche del piano di Aziz Sedqi includevano la conversione del bilancio generale dello Stato in bilancio di battaglia per soddisfare tutte le richieste delle Forze Armate durante la guerra per liberare il territorio, mantenendo la riservatezza dei dati dell’Esercito e la riconsiderazione del piano di esportazione ed importazione per fornire valuta estera.

Un carro amato israeliano distrutto sul Sinai (Di Military Battles on the Egyptian Front di Gammal Hammad)

 

Quel giorno Sidqi  decise di ridurre del 10% gli stanziamenti per acqua, illuminazione e trasporti, sia ferroviari ed altri mezzi di trasporto, di ridurre del 25% gli stanziamenti per pubblicità e feste oltre la riduzione di importi destinati alle vacanze e stagioni del 75%.

Il piano prevedeva anche la razionalizzazione delle spese e la revisione degli stanziamenti per la manutenzione degli impianti affiliati ai Ministeri dell’Irrigazione, dell’Edilizia, del Petrolio e delle Poste oltre l’obbligo per tali Enti di ottenere un’ulteriore abbattimenti  delle spese per l’acquisto per il fabbisogno del 2% e del 5% destinati a  requisiti operativi.

La raccomandazione all’epoca era quella di rivedere tutti i progetti d’investimento inclusi nel bilancio finanziario del 1973 e di rinviare tutti i progetti inutili alla guerra.

Con lo scoppio del conflitto, il 6 ottobre 1973, il Governo egiziano emise i cosiddetti “Jihad bonds”, ovvero certificati di investimento il cui obiettivo era quello di sostenere lo Stato e l’Esercito riguardo le ripercussioni economiche che ne derivavano dal conflitto.

Alla termine del 1973, Abdulaziz Hegazy, allora vice primo ministro e ministro delle Finanze, annunciò che lo Stato aveva sostenuto le forze armate con budget finanziari dal 1967 al 1973 con circa 5 miliardi di sterline, di cui 760 milioni di sterline durante la Guerra dell’ottobre destinato alle forze armate ed alla protezione civile ed alle emergenze.

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