Di Pierpaolo Piras
Malè. La Repubblica delle Maldive, costituita da un arcipelago di circa 1200 isole coralline disposte geograficamente sulla linea dell’equatore e distanti poco più di 700 chilometri allo Sri Lanka e dall’India, con una popolazione di 349.106 abitanti (stima del 2005) di religione mussulmana, da domenica scorsa ha virato verso il futuro.
In occasione delle elezioni presidenziali. contro ogni previsione, i maldiviani hanno eletto, in larga maggioranza (58,3%) Ibrahim Mohamed Solih , deputato ed esponente di punta del Partito Democratico maldiviano che assumerà la carica il prossimo 17 novembre.
Ha ha presentato un programma innovativo ed attraente per la vessata popolazione maldiviana: stabilire relazioni politiche ed economiche più proficue con l’Europa e gli Stati Uniti, anziché con la Repubblica Popolare Cinese e diversi Stati mussulmani, com’è stato finora. Va da sé che questi nuovi rapporti apriranno ancor di più le Maldive ai ricchi e proficui investimenti che dall’Occidente possono provenire.
E parlando proprio di rapporti con la religione ricordiamo che del 1153 venne instaurato il Sultanato mussulmano e teocratico, indipendente sino al 1887, quando divenne protettorato britannico. E che una legge costituzionale del 2008 vieta la concessione della cittadinanza a coloro che professano altre fedi religiose. Dopo aver ottenuto l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1965, le Maldive sono diventate una Repubblica di tipo presidenziale nel 1968. Da allora la vita politica è stata funestata da colpi di Stato, commessi dalle varie fazioni, sempre seguiti da persecuzione e carcerazione dei vari esponenti politici, severa censura sulla stampa e negazione dei più elementari diritti politici ed individuali.
Lo sconfitto è il Presidente uscente, Abdulla Yameen Abdul Gayoom, 59 anni, già capogruppo del Partito Progressista e fratellastro del precedente e tirannico presidente Yameen Maumoon Abdul Gayoom,che ha governato le Maldive per 30 anni.
In realtà, il suffragio di domenica scorsa è stato un referendum sulla democrazia con voto fortemente condizionato dal rifiuto di tollerare negli anni qualsiasi forma di dissenso da parte di Yameen. Ultimamente quest’ultimo si era reso colpevole di aver proclamato la stato di emergenza in opposizione ad una recente sentenza della Corte Suprema che sentenziava il rilascio di alcuni suoi oppositori, ancora detenuti in carcere.
Nonostante la vittoria ottenuta con un margine così divisivo, Ibrahim Solih , ben conoscendo la instabilità della politica maldiviana, invita Yameen a creare un clima di conciliazione , dicendo: “Vorrei chiedergli di rispettare la volontà del popolo e di iniziare immediatamente la transizione graduale del potere, come previsto dalla Costituzione e dalla legge”.
La posta in gioco non è di poco conto considerando che l’arcipelago maldiviano, trovandosi a sud-ovest dell’India , cioè laddove passano le vie marittime cruciali da e per la Cina , da e per l’occidente, attrae le ambizioni strategiche di Pechino ma anche, se non soprattutto, degli Stati Uniti ed i loro alleati.
In questi anni, la Cina ha investito centinaia di milioni di dollari in progetti infrastrutturali nelle isole Maldive, che, però, l’opposizione politica contesta aspramente in quanto appesantisce l’economia locale con prestiti difficili da restituire, a fronte dei quali , peraltro, Pechino chiede una base navale in forma di rimborso.
L’arcipelago delle Maldive è una tappa del noto progetto cinese “One Belt One Road”, inteso all’attivazione di nuove e veloci vie di trasporto per tutta l’Eurasia di persone, merci e beni di ogni tipo. Tale rete commerciale comprenderà poco il trasporto aereo, considerato troppo caro, per estendersi maggiormente per le vie di mare e di terra. Un primo esempio è rappresentato dalla via ferroviaria cinese ad alta velocità che da Nantong arriva in Afghanistan con l’ambizione di arrivare negli scali europei. Il “People’s Republic of China-Maldives Free Trade Agreement”, accordo commerciale con la Cina, è stato firmato nel dicembre 2017.
Oggi, la Cina è la terza maggiore fonte di importazione delle Maldive. A partire dal 2016, hanno importato da essa il 13,4% delle importazioni totali, per la maggior parte rappresentate da macchinari tecnologici, apparecchi meccanici, parti di reattori nucleari.
Rimane la incertezza sulla durata del Governo neoeletto alla luce di una opposizione che mal digerisce la sconfitta e che, questo è il maggior timore, possa tentare un colpo di Stato, capace di sovvertire il risultato elettorale.
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