Mar Rosso e Stretto di Bab al-Mandeb: gli attacchi degli Houthi fanno aumentare i costi dei trasporti e delle assicurazioni. Il rischio di una crisi per il Canale di Suez

Di Chiara Cavalieri

ROMA (nostro servizio). Le tensioni in Medio Oriente stanno spingendo le compagnie di navigazione ad adottare nuove rotte.

Secondo S&P Global che cita fonti nel settore dei trasporti, le Compagnie di navigazione marittima hanno iniziato a dirottare le loro navi lontano dall’area, a causa dei crescenti attacchi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden.

Il Golfo di Aden

Alcune aziende stanno cercando di evitare di inviare navi in ​​Medio Oriente e di scegliere invece la rotta intorno all’Africa.

Una rotta che aggiunge circa due settimane al tempo di viaggio e aumenta le emissioni, ha spiegato David Lucille, segretario generale del Baltic Group e dell’International Maritime Council.

I rischi che minacciano la navigazione nel Mar Rosso e nello Stretto di Bab al-Mandeb, attraverso il quale passa circa il 10% delle forniture mondiali di petrolio sono aumentati alla luce della guerra di Israele nella Striscia di Gaza e del gruppo Ansar Allah che prende di mira le navi.

Milizie Houthi

Il sito israeliano Globus (https://www.globus.co.il/english/) ha indicato che le entrate del Canale di Suez contribuiscono per il 2% al prodotto interno lordo dell’Egitto e costituiscono una parte molto importante dell’economia del Paese, in questo momento in difficoltà economiche.

Il Canale di Suez è sempre al centro dei traffici commerciali

A Il Cairo si teme che la serie di attacchi lanciati dagli Houthi nel Mar Rosso aumentino il livello di rischio del Canale e inducano le navi ad abbandonarlo come rotta vitale tra Est e Ovest.

Sebbene gli Houthi nello Yemen cerchino di danneggiare Israele e le sue navi commerciali, è l’economia egiziana che alla fine verrà schiacciata.

Shmuel Elms, Generale di Brigata israeliano e analista strategico di Globus, ha affermato che gli attacchi Houthi, intensificatisi domenica scorsa, sollevano preoccupazione nel settore marittimo israeliano e globale.

Ha poi sottolineato che la Compagnia israeliana “Zim” ha già convertito l’itinerario delle navi in ​​una rotta intorno all’Africa per raggiungere Israele, e anche il colosso danese Maersk ha fatto un passo simile con due navi noleggiate da XT da Haifa, e questa tendenza dovrebbe continuare per molto tempo.

“Mentre la preoccupazione principale in Israele è legata ai ritardi e all’aumento dei costi delle catene di approvvigionamento – ha aggiunto il Generale Elms – in Egitto sono preoccupati le conseguenze per il Canale di Suez, perché quando una nave non entra nel Mar Rosso, è una grave perdita per il Canale stesso”.

Circa il 12% del commercio globale, il 5% del petrolio greggio, l’8% del gas naturale liquefatto e il 10% dei prodotti petroliferi passano attraverso il Canale.

Esso è la porta settentrionale per l’ingresso e l’uscita verso il Mar Rosso, dove vivono gli Houthi. È considerato anche un’importante fonte di reddito per Il Cairo.

Da lì transitano in media 50 navi al giorno. Rappresenta, inoltre, il 30% del traffico container mondiale.

Nell’anno fiscale 2022-2023, l’Egitto ha incassato dal Canale la cifra record di circa 9,4 miliardi di dollari, dopo gli 8 miliardi dell’anno precedente. Allo stesso tempo, la ripresa dal COVID 19 ha permesso al Paese, secondo i dati della Banca Mondiale, di chiudere il 2022 con una crescita del 6,6%.

Durante la prima metà dell’ultimo anno fiscale, il reddito del Canale di Suez nel PIL egiziano è salito a circa 2,91 miliardi di dollari (+75% a livello annuale).

Nel periodo tra luglio, settembre e dicembre, il Canale ha rappresentato circa 2,91 miliardi di dollari.

Da un punto di vista economico, la guerra a Gaza si aggiunge agli shock esterni a cui l’Egitto è stato esposto negli ultimi anni sullo sfondo dell’epidemia del COVID-19 e della guerra in Ucraina.

Il danno più evidente si è concentrato su tre delle principali fonti di reddito estero per il Paese: energia, turismo e appunto il Canale di Suez

Il Governo del Presidente al-Sisi investe sul Canale circa il 4% del totale degli investimenti statali, mentre nella prima metà dello scorso anno essi  sono cresciuti del 25% arrivando a circa 390 milioni di dollari.

E con gli investimenti in aumento sul Canale di Suez,  il Cairo ha chiesto al Fondo Monetario Internazionale (FMI) un prestito di 12 miliardi di dollari nel 2022, ma non ha soddisfatto le condizioni, quindi la soluzione raggiunta nell’ottobre dello scorso anno è stato di un prestito del valore di 3 miliardi di dollari, distribuito in 46 mesi.

Il volume dei debiti dell’Egitto verso il FMI ammonta oggi a circa 12 miliardi di dollari, la seconda cifra più alta al mondo, dopo che recentemente ne ha restituiti solo 418 milioni.

Per fare un confronto, l’Ucraina deve al FMI circa 8,7 miliardi di dollari.

Pertanto, non solo Israele è stato sorpreso e danneggiato finanziariamente dall’attacco mortale lanciato da Hamas il 7 ottobre e dalle sue conseguenze, ma anche l’Egitto è stato colpito dal calo delle forniture di gas naturale da parte di Israele, derivante dalla chiusura della piattaforma Tamar per un mese, e a causa della quantità limitata di gas.

Purtroppo per gli egiziani, che agiscono come mediatori tra Israele e Hamas per raggiungere una stabilità che li aiuti anche ad esportare gas naturale liquefatto, gli Houthi hanno lanciato una serie di attacchi nel Mar Rosso, il primo dei quali è stato il dirottamento della Galaxy Leader, una gigantesca nave mercantile nel Mar Rosso.

Il secondo è avvenuto nell’Oceano Indiano settentrionale, dove un drone suicida Shahad 136 di fabbricazione iraniana ha attaccato la nave portacontainer CMA CGM Symi, di proprietà della Idan Ofer Shipping Company .

Il terzo attacco è avvenuto non lontano dal luogo dell’attentato. L’ultimo, a circa 54 miglia nautiche al largo delle coste della Somalia, in cui due imbarcazioni hanno tentato di dirottare la petroliera Central Park – di proprietà della Compagnia Zodiac controllata dall’armatore israeliano Eyal Ofer.

L’armatore israeliano Eyal Ofer

L’attacco più potente è avvenuto domenica scorsa, quando gli Houthi, utilizzando missili e droni di fabbricazione iraniana, hanno attaccato una nave della US Navy, la USS Carney, e tre navi commerciali.

E, in queste ore, la petroliera norvegese “Strinda” è stata colpita da un missile da crociera lanciato dal territorio controllato dagli Houth mentre attraversava lo Stretto di Bab El Mandeb.

In seguito all’attacco è scoppiato un incendio a bordo della nave, ma non si hanno notizie di vittime.

L’attacco è stato effettuato in assenza di navi della Marina americana nell’area, ma il cacciatorpediniere USS “Mason” ha risposto alla chiamata di soccorso della petroliera.

A quanto si è appreso la petroliera era diretta in Italia.

Gli Houthi hanno sostenuto che impediranno alle navi israeliane di navigare nel Mar Rosso e nel Mar Arabico “finché non si fermerà l’aggressione israeliana contro i nostri fedeli fratelli nella Striscia di Gaza”.

Lo scopo di questi attacchi è aumentare il livello di rischio della rotta marittima nel Mar Rosso, che non solo è vicino allo Yemen ma è anche l’unico modo per raggiungere il Canale di Suez, e questo  danneggerà anche direttamente le entrate dell’Egitto.

 “In che modo gli houti condizionano il commercio globale?” E’ il titolo di un articolo degli analisti russi Prokhor Dorenko e Andrey Krasnobaev che sul quotidiano “Izvestia” hanno scritto a proposito degli  effetti economici degli attacchi degli Houthi.

Tutti questi eventi potrebbero non solo influenzare la stessa economia israeliana, ma anche i prezzi delle assicurazioni nella regione e nel mondo.

Commentando questo, l’orientalista Grigory Lukyanov ha detto: “I costi assicurativi aumenteranno nel Golfo Arabico e di conaeguenza aumenterà il costo dei trasporti. Tutto questo influenzerà sia le Compagnie di trasporto che i loro clienti. Questo perché i metodi alternativi sono molto più costosi e i volumi di traffico rimarranno gli stessi. Le Compagnie assicurative saranno costrette ad aumentare i prezzi”.

D’altro canto, sempre secondo il sito israeliano “Globus”, gli attacchi Houthi nel Mar Rosso hanno già fatto aumentare i prezzi delle spedizioni dalla Cina a Israele del 9-14% rispetto alle ultime due settimane del mese scorso.

In questo contesto, Yehuda Levin, capo della ricerca presso la società high-tech Freightos (una piattaforma per la gestione del trasporto di navi, aerei e camion), ha riconosciuto l’aumento delle tariffe di trasporto per le navi in ​​partenza e in arrivo dalla Cina a Israele.

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