Castellammare di Stabia. Entro il 2019 la Marina Militare italiana avrà una nuova unità di supporto logistico (LSS-Logistic Support Ship). Denominata “Vulcano” la nave fa parte del programma programma pluriennale per il rinnovamento della Forza Armata che oltre alla LSS, prevede un’unità da trasporto e sbarco (LHD, ovvero Landing Helicopter Dock), anch’essa prevista nel cantiere di Castellammare di Stabia (Napoli). I lavori inizieranno la prossima estate ed il varo è previsto per l’estate del 2019. Saranno costruiti anche sette Pattugliatori Polivalenti d’Altura (PPA), con ulteriori tre in opzione.
Questa mattina, alla presenza del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nello stabilimento di Castellammare di Stabia si è tenuta la cerimonia di varo del troncone di prua della LSS. L’unità è stata commissionata a Fincantieri nell’ambito del piano di rinnovamento della flotta della Marina Militare. Madrina del varo è stata la signora Maria Teresa Piras, vedova del tenente di vascello Emilio Attramini, giovane ufficiale della Marina Militare, deceduto nella tragedia aerea del Monte Serra nel 1977.
Alla cerimonia sono intervenuti, fra gli altri, il sottosegretario di Stato alla Difesa Gioacchino Alfano, il capo di Stato Maggiore della Marina Militare ammiraglio di squadra Valter Girardelli, il sindaco di Castellammare di Stabia, Antonio Pannullo e il presidente di Fincantieri ambasciatore Giampiero Massolo.
Il troncone varato questa mattina è lungo 94 metri, largo 24 ed alto 16.3 metri e del peso di circa 4.100 tonnellate. Verrà trasportato via mare nello stabilimento di Muggiano (La Spezia), dove verrà assemblato insieme al troncone di poppa per costituire l’intera unità, la cui consegna è prevista tra due anni.
La Logistic Support Ship è una unità di supporto logistico alla flotta dotata anche di capacità ospedaliera e sanitaria. E’ presente, infatti, un ospedale completamente attrezzato, con sale chirurgiche, radiologia e analisi, gabinetto dentistico e zona degenza in grado di ricevere fino a 12 ricoverati gravi.
La nave è in grado di coniugare capacità di trasporto e di trasferimento ad altre unità navali di carichi liquidi (gasolio, combustibile avio, acqua dolce) e solidi (parti di rispetto, viveri e munizioni) e di effettuare in mare operazioni di riparazione e manutenzione a favore di altre unità.
I sistemi di difesa sono limitati alla capacità di comando e controllo in scenari tattici, alle comunicazioni e ai sistemi di difesa dissuasivi non letali.
L’unità è capace di imbarcare anche sistemi di difesa più complessi e diventare una piattaforma per sistemi di intelligence e guerra elettronica.
Una volta completata Nave Vulcano sarà lunga 165 metri, potrà navigare a 20 nodi di velocità, potrà imbarcare 200 persone tra equipaggio e specialisti. Avrà, inoltre, 4 stazioni di rifornimento laterali e 1 poppiera, una capacità di fornire acqua potabile a terra, di fornire corrente elettrica a terra per una potenza di 2500 chilowattori, di imbarcare fino a 8 moduli abitativi/sanitari.
Se dovesse operare per il soccorso in mare, tramite operazioni di recupero e sul fondo, la Vulcano è dotata di una gru offshore stabilizzata da 30 tonnellate. Potrà, infine, essere base per base per operazioni di soccorso tramite elicotteri ed imbarcazioni speciali
La caratteristica fondamentale comune a tutte e tre le classi di navi è il loro altissimo livello di innovazione che le rende estremamente flessibili nei diversi profili di utilizzo con un elevato grado di efficienza. In particolare queste unità presentano un doppio profilo di impiego – il cosiddetto dual use – ovvero quello tipicamente militare che si unisce, in maniera molto stretta, con quello a favore della collettività. Pensiamo alle operazioni di Protezione civile.
Queste navi, proseguendo nell’idea di una Marina sempre più “verde” hanno un basso impatto ambientale, attraverso avanzati sistemi di propulsione ausiliari a bassa emissione inquinante, grazie ai motori elettrici.
La nave “Vulcano” sarà certificata dal RINA (Registro Italiano Navale) in accordo alle convenzioni internazionali per la prevenzione dell’inquinamento sia per gli aspetti più tradizionali come quelli trattati dalla Convenzione MARPOL, sia per quelli non ancora cogenti, come la Convenzione di Hong Kong dedicata alla demolizione delle navi.
“Con Nave Vulcano – ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti – dopo i momenti di grande difficoltà guardiamo al futuro con occhi diversi. Abbiamo potuto conciliare le esigenze del lavoro della Fincantieri con quella di rinnovare le navi della flotta della Marina Militare. Abbiamo deciso di farlo in modo intensivo, poichè lo scenario internazionale lo prevede”.
“L’innovazione e la flessibilità sono le caratteristiche fondamentali della LSS – ha aggiunto il ministro -. Il recente accordo tra Italia e Francia per sviluppare sinergie nella cantieristica a livello europeo, ha portato già la Francia a esprimere interesse per questo progetto di nave, vorrebbero costruirne 3, anche se nei cantieri francesi”.
Il cantiere di Castellammare di Stabia ha varato tantissime navi per la nostra Marina, basti pensare alla Vespucci, alla Vittorio Veneto a Nave Ardito. “Il programma di rinnovamento della nostra flotta – ha ricordato il capo di Stato Maggiore della Marina, Girardelli, ringraziando il Governo ed il ministro per questo – è iniziato con la legge di stabilità del 2014”.
Ed in modo che il nostro Paese possa preservare il proprio patrimonio marittimo, ha evidenziato il capo di Stato Maggiore – è necessario che alla Marina sia assicurata la sua forza militare, in anticipo rispetto alle potenziali minacce.
Intanto, tra tre giorni le bandiere di guerra di sei navi che hanno fatto la storia della Marina Militare italiana saranno consegnate al Sacrario delle Bandiere al Vittoriano a Roma. Si tratta di Nave Maestrale, Nave Granatiere, Nave Minerva, Nave Danaide, Nave Sibilla e Nave Urano.