Mario Caligiuri profetico nel 2018: l’impatto dell’IA sarà rivoluzionaria

Di Marco Pugliese

ROMA. In un saggio “profetico”, pubblicato nella rivista dell’intelligence Italiana “Gnosis”, Mario Caligiuri ha esplorato con lungimiranza l’impatto potenzialmente rivoluzionario dell’intelligenza artificiale sulla società, l’economia, la sicurezza globale, evidenziando il ruolo indispensabile delle agenzie di intelligence nell’era digitale.

Infatti, già nel 2018 Caligiuri aveva intuito la portata trasformativa dell’IA, prevedendo sfide e opportunità che solo ora stiamo iniziando a comprendere. Soprattutto a livello d’impatto sociale.

Nel 2018, l’IA si trovava a un punto di svolta, con le prime applicazioni d’apprendimento profondo che iniziavano a mostrare il loro potenziale in campi come il riconoscimento visivo e il trattamento del linguaggio naturale.

In tale contesto, Caligiuri rifletteva su come l’IA non fosse solo una questione di progresso tecnologico, ma un fenomeno capace di ridisegnare l’intero tessuto sociale ed economico globale.

Infatti, nel saggio il professore aveva sottolineato come l’IA potesse influenzare l’ordine mondiale, sollevando questioni profonde sul futuro del capitalismo, sul potere dei dati (Big Data) e sulla possibilità che l’IA diventasse una minaccia per l’umanità.

Aveva anche evidenziato l’importanza strategica dell’IA da parte di superpotenze come Cina e Russia, e l’urgenza per l’Italia e altre nazioni di promuovere attivamente la ricerca sull’IA e di prepararsi agli inevitabili impatti sociali ed economici.

La visione di Caligiuri è quella di una società in cui l’ibridazione tra uomo e macchina diventa “inevitabile”, ponendo temi urgenti e ineludibili come la disoccupazione causata inevitabilmente dall’ avanzamento tecnologico con cambiamenti radicali nel mercato del lavoro.

La prospettiva di robot e IA che assumono ruoli sempre più significativi nelle nostre vite solleva questioni etiche e legali ancora irrisolte, rappresentando il tema centrale del saggio.

L’analisi di Caligiuri proseguiva affrontando le conseguenze fiscali dell’automazione, ricordando la proposta di Bill Gates di tassare il lavoro dei robot, evidenziando una comprensione precoce delle sfide economiche poste dall’IA.

Inoltre, il professore aveva anticipato come l’IA potesse trasformare gli equilibri del potere mondiale, poiché avrebbe certamente provocato conseguenze significative nella politica internazionale e la sicurezza globale.

In tale nuovo scenario, aveva anticipato che le agenzie di intelligence avrebbero dovuto svolgere un ruolo determinante, pomendo al centro dell’analisi l’importanza di un’etica nell’uso militare e civile dell’IA, compreso il dibattito sull’uso di armi autonome, prefigurando un campo d’indagine che oggi è diventato al centro del dibattito internazionale.

L’IA è oggi al centro di una trasformazione radicale dell’ordine mondiale, con potenziali cambiamenti nelle dinamiche di potere tra stati.

Caligiuri aveva appunto sottolineato come l’IA avesse potuto sollevare interrogativi sulla sicurezza globale, il futuro del capitalismo e il controllo dei Big Data.

Paesi come la Cina e la Russia hanno già riconosciuto l’importanza strategica dell’IA, lanciando iniziative per consolidare la loro presenza sul palcoscenico globale.

L’IA potrebbe infatti portare a nuove forme di conflitto, non più basate unicamente su confronti militari ma su guerre economiche e culturali, combattute attraverso la Rete.

Inoltre, l’ascesa dell’IA potrebbe facilitare la nascita di “stati virtuali”, sconvolgendo l’equilibrio geopolitico tradizionale e sollevando questioni sui diritti e sulle responsabilità di queste entità digitali.

Non a caso, il saggio di Caligiuri aveva posto l’accento sulla necessità di un dibattito globale sull’IA e sulle sue conseguenze per l’umanità.

Appunto per questo, sollecitava le agenzie di intelligence a svolgere un ruolo attivo nel modellare questo dibattito, ribadendo la loro centralità anche nell’era digitale.

Le questioni sollevate richiedevano per il professore una riflessione approfondita da parte dei governi, delle istituzioni internazionali e della società civile per essere consapevoli nell’affrontare le acque turbolente create dall’avvento dell’IA.

In tale quadro, Caligiuri riteneva fondamentale l’azione dei media, poiché le notizie possono essere generate e modificate per orientare i comportamenti commerciali ed elettorali dei cittadini.

Abbiamo poi visto come possono essere modificati anche video e dichiarazioni, come dimostra il recente caso di “fake” che ha travolto la Famiglia Reale inglese, confermando come il confine che Caligiuri aveva tracciato sia stato ampiamente superato.

Oltre al “caso inglese”, abbiamo assistito negli ultimi sei mesi a un aumento vertiginoso di attacchi informatici che non “hanno origine umana”.

La guerra cibernetica e di penetrazione dei dati infatti oggi si combatte soprattutto l’IA.

Non a caso esistono database creati con il Deep Web in grado di scardinare le protezioni informatiche più sofisticate.

La guerra dei dati, che rappresentano il nuovo petrolio,
e soprattutto il ruolo fondamentale dell’IA rappresentano non più un’emergenza ma una necessità anche per il nostro Paese.

Come Caligiuri, inascoltato, aveva evidenziato, addirittura nella rivista dell’intelligence italiana.

Il Professor Mario Caligiuri

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