Di Fabrizio Scarinci
ROMA. Ha avuto luogo ieri, presso la Fondazione Med-Or, la terza edizione del Med-Or Day, nell’ambito della quale si è tenuto il seminario “Italia, Europa, Mediterraneo: per una nuova visione dell’interesse nazionale”, al quale hanno preso parte il ministro della Difesa Guido Crosetto, l’amministratore delegato e Direttore generale di Leonardo Roberto Cingolani e l’amministratore delegato e Direttore generale di Fincantieri Pierroberto Folgiero.
Ad introdurre la discussione il Presidente della Fondazione Marco Minniti, che ha sottolineato come, in un mondo tanto disordinato quanto interconnesso come quello in cui viviamo, l’interesse nazionale, che si gioca in gran parte al di fuori dei confini del Paese, debba necessariamente essere perseguito nel modo più unitario e coeso possibile.
Parlando, poi, della specifica condizione strategica del nostro Paese, il Presidente ha rimarcato come, a livello geografico, esso rappresenti uno dei maggiori punti di connessione tra Occidente e “Sud del Mondo”, e come da tale circostanza discenda l’opportunità di giocare un ruolo di primo piano nel favorire il loro avvicinamento.
Per farlo in modo efficace, si avrà, però, bisogno, a suo parere, di un forte “Sistema-Paese” in grado di agire in modo coordinato coinvolgendo tutte le sue principali componenti (ovvero politica, diplomazia, mondo militare e mondo industriale).
Della stessa opinione il ministro Crosetto, intervenuto subito dopo, che ha sottolineato come non esista un Paese che abbia un futuro senza una classe dirigente in grado (per quanto possibile) di pianificarlo, auspicando la formulazione di un “Documento di strategia nazionale” condiviso e la costruzione di una sorta di “campo neutro” in cui discutere e delineare gli interessi dello Stato e della comunità di cui esso è espressione.
In seguito all’intervento del ministro è stata la volta di Roberto Cingolani e Pierroberto Folgiero, che, coordinati dalla Direttrice Editoriale per l’Offerta Informativa della RAI Monica Maggioni, hanno avuto modo di approfondire le tematiche riguardanti il funzionamento del “sistema-Paese” da un punto di vista più marcatamente industriale.
Dalla loro discussione è emersa, in particolare, la necessità di “progettare” il futuro investendo in modo strategico; che vuol dire sia puntare sullo sviluppo di nuove tecnologie pensando seriamente a come organizzare le loro filiere produttive (ed evitando quindi di ripetere i ricorrenti errori del nostro sistema industriale, che ha, in passato, sviluppato numerosi prodotti innovativi lasciando poi che altri dominassero i loro mercati), sia evitare il più possibile pericolose dipendenze in campo energetico e nella produzione di materiali indispensabili per la manifattura; un qualcosa di cui, a dire il vero, tutto l’Occidente (attualmente in piena fase di reshoring) sembrerebbe essersi reso conto nel corso degli ultimi anni.
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