Medio Oriente: la guerra in corso dovuta ad animi accecati dall’odio e dalla vendetta e sembra non ci sia fine a questa tragedia. Parla , Padre Ibrahim Faltas direttore delle scuole e consigliere della Custodia di Terra Santa

Di Chiara Cavalieri*

ROMA. Dal 7 ottobre scorso, dopo l’attacco di Hamas ai cittadini israeliani, il Medio Oriente sta vivendo lunghi mesi di conflitto.

Report Difesa ha intervistato, a Roma, nella sede della della Delegazione di Terra Santa, Padre Ibrahim Faltas.

Il sacerdote è direttore delle scuole della Custodia di Terra Santa, consigliere della stessa Custodia, direttore della Casa Nova di Gerusalemme e membro della Fondazione Giovanni Paolo II.

Padre Ibrahim Faltas è direttore delle scuole, consigliere della Custodia di Terra Santa, direttore della Casa Nova di Gerusalemme e membro della Fondazione Giovanni Paolo

Padre, come valuta o stato attuale del conflitto in corso e quali sono le principali sfide che la comunità locale affronta oggi?

Lo stato attuale della guerra è molto simile allo stato iniziale di quasi otto mesi fa. I numeri dei morti, dei feriti, della distruzione e della sofferenza sono aumentati ma la spirale di violenza e l’uso delle armi non cedono  la strada a serie trattative di pace.

Le ragioni dell’una e dell’altra parte non lasciano intravedere possibilità di tregua. In ogni caso sono le persone dell’una e dell’altra parte a morire e a soffrire.

Su questa situazione che ruolo stanno svolgendo le organizzazioni religiose e i leader spirituali nel promuovere la pace e la riconciliazione tra israeliani e palestinesi?

Il ruolo delle organizzazioni religiose deve essere quello di persone, uomini e donne, di pace.

Ogni religione presente in Terra Santa crede in un Dio della Pace. Noi religiosi possiamo solo con l’esempio di gesti e di parole, portare l’umanità a percorrere strade di pace.

Purtroppo gli animi sono accecati dall’odio e dalla vendetta e sembra non ci sia fine a questa tragedia. Appena c’è uno spiraglio di luce, di pace e di speranza, sembra calare immediatamente il buio della  violenza e della distruzione.

Come descriverebbe il ruolo delle Nazioni Unite e della comunità internazionale nel risolvere il conflitto e nel sostenere la popolazione civile coinvolta?

Il ruolo della comunità internazionale e degli organismi voluti e creati appositamente per il controllo delle leggi internazionali, è fondamentale per risolvere conflitti.

Purtroppo questo ruolo sta perdendo l’aspetto di garanzia, di rispetto dei diritti delle persone che subiscono i danni irreparabili delle guerre.

Solo mettendo in pratica risoluzioni e decisioni già definite da tempo, si potrà arrivare in primo luogo ad un cessate il fuoco e poi a definire soluzioni  concrete di pacificazione fra i popoli.

Quali sono le principali iniziative di pace e dialogo interreligioso in cui è coinvolto per favorire una maggiore comprensione e cooperazione tra le due comunità?

Appartengo all’Ordine Francescano dei Frati minori. Nella preghiera semplice San Francesco a Nostro Signore  diceva “Fa’ di me uno strumento della tua pace!”

Sono egiziano e mi ha sempre colpito la figura di San Francesco che, stanco e malato, è arrivato fino in Egitto, a Damietta, a chiedere umilmente al Sultano la pace per la Terra Santa.

Ogni mia parola, ogni mio gesto, ogni incontro sulla mia strada è ispirato da questa preghiera.

Noi Francescani abbiamo buoni rapporti con le altre religioni, abbiamo spesso iniziative condivise di preghiera e di aiuto alle persone.

Nelle scuole della Custodia di Terra Santa e nelle nostre comunità lavoriamo per un’educazione alla pace e diffondiamo una cultura di pace.

Come vede il futuro della Terra Santa e quali sono le tue speranze per una soluzione pacifica e duratura al conflitto?

Vivo continuamente nella speranza di vedere presto la Terra Santa vivere in pace e in sicurezza. Vorrei vedere soprattutto il risveglio delle coscienze per ristabilire equilibri in Medio Oriente e in tutte le parti del mondo che sono afflitte dalla guerra.

L’IDF continua a colpire Gaza contro i terroristi di Hamas

Spero che i potenti del mondo si assumano la vera responsabilità delle sofferenze dei popoli e possano mettere fine alla tragedia della guerra, di tutte le guerre.

In tutta questa situazione, le domando quali siano le principali sfide che i cristiani palestinesi affrontano nella regione e in che modo il conflitto israelo-palestinese abbia influenzato la comunità cristiana locale?

– I cristiani palestinesi soffrono per la guerra e per le conseguenze della guerra. Lavorano principalmente in ambito turistico e la mancanza di pellegrinaggi ha fatto perdere molti posti di lavoro. Non vedono futuro per i loro figli e vogliono lasciare la Terra Santa per Paesi più sicuri.

I cristiani locali sono una minoranza e il rischio è di perdere una presenza di fede nei Luoghi Santi.

Quali sono le sue riflessioni sull’importanza della giustizia sociale e dei diritti umani nel contesto del conflitto israelo-palestinese e come pensa che possano essere promossi e difesi in modo efficace?

Rivesto più ruoli nella Custodia di Terra Santa ma prima di tutto ispiro la mia vita al carisma francescano. Entrambi i popoli hanno diritto a vivere in pace, in sicurezza e nel rispetto della dignità umana. Questo è essenziale non solo per me ma per ogni essere umano degno di questo nome.

Certamente giustizia sociale e diritti umani vanno difesi e garantiti. Oltre questo, penso sia indispensabile il continuo controllo che non siano offesi e oltraggiati i diritti essenziali e per questo motivo bisogna che la comunità umana sia sempre vigile e attenta.

In che modo la sua fede e la sua missione cristiana influenzano il suo impegno per la pace e la riconciliazione tra israeliani e palestinesi?

Non penso sia esclusivamente un impegno cristiano, certamente la mia fede mi ha formato al rispetto e all’amore per il prossimo.

Sono direttore delle 18 scuole della Custodia di Terra Santa e il continuo contatto con ragazzi di fedi e nazionalità diverse mi fa vedere prima di tutto le necessità dei bambini e dei ragazzi.

Sono responsabile delle relazioni fra la Custodia di Terra Santa e lo Stato di Israele e l’Autorità palestinese e in questi rapporti guardo soprattutto alle persone per creare solidi ponti e per abbattere muri.

L’ Egitto ha il ruolo di mediatore ed è anche il Paese maggiormente coinvolto da un punto di vista politico per il trattato di pace e gli accordi di Parigi , nonché da quello economico con perdite stimate sui 20 miliardi di dollari per turismo e Canale di Suez. Lei come valuta l’efficacia degli sforzi diplomatici e delle negoziazioni di pace del Presidente Abdel-Fattah El-Sisi tra le due parti e quali sono i principali ostacoli a una soluzione negoziata del conflitto?

Sono egiziano di nascita e apprezzo il ruolo di mediatore della mia Nazione.

l’Egitto come altri Stati di questa regione hanno ruoli importanti e hanno grandi responsabilità nel mantenere equilibri di pace. Gli interessi economici sono indispensabili per garantire ad un popolo una vita dignitosa e uno sviluppo sociale.

Mi dispiace sapere se altri Stati rivolgono i propri interessi invece a scopi diversi da quelli diretti verso una convivenza pacifica fra popoli.

Il nostro Presidente Abdel-Fattah El-Sisi ha cercato e cerca ogni mezzo per portare le parti ad una soluzione del conflitto. Prego che i suoi sforzi portino ad una soluzione positiva e definitiva della guerra in corso.

Il Presidente egiziano Al Sisi

Il Presidente egiziano sembra avere molta attenzione nei confronti delle minoranze religiose, ebraica e cristiana, e lo testimoniano l’ incremento del numero delle chiese e la riqualificazione delpatrimonio sacro musulmano-ebraico- cristiano.

Ricordo che la scorsa estate sono tornato in Egitto, dopo qualche anno, e ho potuto constatare di persona gli sforzi fatti per valorizzare il patrimonio sacro e artistico delle varie comunità religiose.

La diversità nella fede e la solidarietà reciproca sono segni forti e che ci insegnano che la pace è possibile. Questo nasce anche dalla nostra cultura millenaria: permettetemi di essere orgoglioso della mia Patria!

Quali sono i consigli che vorrebbe condividere con le persone di tutto il mondo su come possono sostenere la pace e la giustizia in terra santa e contribuire a un futuro migliore per tutti i suoi abitanti?

La pace si costruisce ogni giorno e ogni momento con azioni, gesti e parole di pace!

Vivo in Terra Santa da 35 anni, ho attraversato periodi di tensioni e conflitti, i 39 lunghi giorni dell’assedio della Basilica della Natività a Betlemme e da quasi otto mesi la tragedia della guerra che affligge Gaza e la Terra Santa. Non voglio dare consigli, voglio chiedere e implorare il rispetto per la pace che è rispetto per la vita!

*Presidente Associazione Italo-Egiziana Eridanus

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