Di Chiara Cavalieri
IL CAIRO (nostro servizio). Quanto sta accadendo al valico palestinese di Rafah preoccupa il Governo egiziano. Non c’è stata nessuna violazione, fanno sapere da Il Cairo.
L’ incursione è avvenuta nella parte del territorio palestinese.
L’ex ministro egiziano, Mufid Shehab, ha affermato che ciò che Israele ha fatto al valico palestinese di Rafah e la sua rapida entrata e uscita dall’asse Filadelfia ha suscitato preoccupazione, con il conseguente stato di allerta dell’Esercito egiziano .
Mufid Shehab, ex ministro dei Consigli parlamentari e legali in Egitto e membro del Comitato nazionale per il recupero di Taba, ha confermato che “l’Esercito egiziano non si è mosso per contrastare l’operazione israeliana a Rafah, perché essa è avvenuta al di fuori dei confini egiziani e su terre palestinesi”.
Ma se Israele dovesse avvicinarsi o dovesse attaccare il territorio egiziano, Il Cairo entrerà in uno scontro militare che potrebbe minacciare la sicurezza dell’intera regione.
E per quanto riguarda il Trattato di Parigi che regola l’asse di Salah Al-Din o Filadelfia l’incursione è stata da “mordi e fuggi”. Comunque Israele aveva avvisato l’Egitto, domenica sera.
Al Trattato di Parigi sono state apportate modifiche successive per la collaborazione nella lotta al contrabbando di armi e droga, per cui intelligence e Forze Armate egiziane ed israeliane collaborano in modo molto stretto.
L’accordo di pace tra Israele e l’Egitto prevede che il Sinai rimanga un territorio smilitarizzato con un numero minimo di militari dotati di armi leggere.
L’Egitto non potrebbe entrare nel Sinai ( secondo l’accordo) con aerei caccia, carri armati, artiglieria e altri mezzi che non servano per la normale sicurezza e ordine civile nella penisola.
In questo modo Israele ha la garanzia che non sarà attaccato a sorpresa.
Sempre secondo l’accordo, se l’Egitto fa entrare nel Sinai qualunque mezzo proibito, Israele è legittimato ad abbatterlo senza che l’azione venga considerata violazione del Trattato e tanto meno un’azione di guerra.
Dal Trattato di pace sono passati decenni e in Sinai negli ultimi anni c’è stata una forte presenza di gruppi Takfiri ( terroristi).
I due Paesi hanno l’interesse comune di combattere il terrorismo, ciascuno naturalmente per i propri interessi, così hanno dovuto cambiare leggermente gli accordi di pace in modo che l’Egitto, quando serve e nella misura appropriata a seconda del caso, può chiedere a Israele di entrare in Sinai con i mezzi necessari per una o più operazioni antiterrorismo, senza che l’operazione sia vista come violazione alcuna.
E’ questa una collaborazione molto importante e talmente funzionale che, a volte, succede che sia Israele ad avvertire l’Egitto della presenza di un’attività terroristica in Sinai e a volte si propone di eliminare il problema con i propri mezzi.
Infatti, per motivi operativi e per una questione di tempo, l’Egitto consente agli aerei israeliani di operare nella penisola.
Sul rispetto delle risoluzioni siamo tutti d’ accordo. Ma l’Egitto ha da sempre tutelato la parte palestinese anche in precedenza con importanti investimenti (500 milioni di dollari) per costruire 3 nuove città , il ripristino della strada costiera principale. Ha impiegato ben 16 ditte palestinesi.
L’Egitto è il Paese maggiormente coinvolto a livello geopolitico ed economico in questo conflitto, sia per il Trattato di Pace che per quello di Parigi sull’ asse di Salah Al-Din ( Filadelfia), per la flessione economica del 50%delle entrate del canale di Suez e per il turismo (20%).
Senza contare i tentativi di destabilizzazione del gruppo terroristico Muslim Brotherhood, molto operativo in questi mesi per screditare la leadership egiziana.
Da parte sua, il primo ministro Mostafa Madbouly ha affermato che il sostegno alla causa palestinese è una parte essenziale della politica del suo Paese, opponendosi a una nuova Nakba e sostenendo che non vi sarà pace senza Giustizia, ovvero la soluzione a due Stati e un ritorno di Israele ai confini stabiliti il 4 giugno 1967.
Il primo ministro ha affermato che l’80% del sostegno arrivato nella Striscia di Gaza proviene dall’Egitto, sia dal Governo, sia dagli uomini d’affari o dalla società civile, ma le operazioni militari ingiustificate da parte israeliana nella Rafah palestinese sono diventati un ostacolo all’ingresso degli aiuti.
Ha poi sottolineato che l’Egitto sta cercando di concludere un accordo di cessate il fuoco a Gaza e sta facendo sforzi incessanti in questo senso.
Il Presidente egiziano Abdel Fattah El-Sisi ha più volte affermato che ” i funzionari israeliani devono considerare come legittimi i diritti dei palestinesi e rendersi conto che lo Stato Palestinese è una realtà che prima o poi verrà istituita. Il modo migliore è attraverso la negoziazione e una reale volontà politica per realizzare la visione dei due Paesi “.
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