Di Fabrizio Scarinci
SANAA. Ieri notte gli USA e il Regno Unito, con il supporto di Australia, Paesi Bassi, Canada, Corea del Sud, Germania, Danimarca, Nuova Zelanda e Bahrain, hanno condotto una pesante azione d’attacco contro le aree dello Yemen attualmente controllate dagli Houti, che nelle ultime settimane si sono resi responsabili di numerosi lanci di missili contro il naviglio commerciale in transito nel Mar Rosso.
In particolare, l’attacco sarebbe stato condotto mediante l’utilizzo delle unità navali statunitensi e britanniche presenti nell’area, che avrebbero lanciato alcune decine di missili da crociera Tomahawk, della portaerei statunitense USS Eisenhower, da cui sarebbero decollati diversi F/A-18 Super Hornet ed EA-18G Growler, e di quattro Typhoon della Royal Air Force decollati dalla base cipriota di Akrotiri e giunti nell’area grazie al supporto di un’aviocisterna di tipo A-330 MRTT.
Nel corso dell’attacco sarebbero, inoltre, stati presenti anche un RC-135W River Joint dell’USAF e un pattugliatore P-8 Poseidon dell’US Navy.
Stando a quanto dichiarato dal Pentagono, nel corso del raid le forze di Washington e Londra avrebbero impiegato oltre cento ordigni di precisione tra missili da crociera, missili anti-radar di tipo AGM-88 HARM e bombe aria-suolo (come quelle di tipo Paveway IV lanciate dai Typhoon).
Gli obiettivi colpiti sarebbero circa 60 situati in 16 diverse località, tra cui la stessa capitale Sanaa (dove sarebbe stato colpito anche l’aeroporto), Hodeidah, Saada, Taiz, Dhamar e Zabid.
Dal canto loro, gli Houti avrebbero, invece, dichiarato di aver risposto ai raid con nuovi lanci di missili contro le navi statunitensi presenti nel Mar Rosso, anche se, a quanto pare, a riguardo non vi sarebbe ancora nessuna conferma.
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