Area MENA, in crescita la dimensione demografica ed economica

Napoli. Il trasporto marittimo continua a viaggiare con trend significativi attraverso il canale egiziano di Suez, che segna numero a doppia cifra di incremento dei traffici. Il porto inizia ad entrare a regime dopo una fase di stabilità di traffico e, quindi, l’espansione del canale, avvenuta ad agosto 2015, comincia a produrre i suoi effetti.

Il canale di Suez semper al centro dei traffici commerciali

Così il 7° rapporto annuale sulle relazioni economiche tra l’Italia ed il Mediterraneo dell’Istituto di ricerca SRM del Banco di Napoli evidenzia come lo scalo egiziano sia sempre più in crescita. Nei primi 9 mesi del 2017, sono transitate attraverso il canale 668 milioni di tonnellate di merci (+9,8%). In particolare, si segnala in aumento il traffico nella direzione Nord-Sud (18,9%) mentre risulta stabile quello nella direzione opposta (1,4%).

Sempre nei primi 9 mesi di quest’anno sono qui transitate quasi 13 mila navi, di queste circa un 1/3 erano navi-container. Suez, dunque, si evidenzia superiore allo scalo di Panama per livelli di traffico, stazza di navi e viabilità.

Panama, grazie al nuovo canale inaugurato a giugno 2016, registra il record di oltre 1.800 megaship transitate tra ottobre 2016 e settembre 2017. E’ in recupero, in parte, il traffico perso a favore di Suez sulla rotta Asia-Costa Est del Nord America. Tutto questo ha scatenato una competizione sulle tariffe relativamente ai transiti Asia-Costa Est del Nord America che continua ancora oggi.

Una nave commerciale attraversa il canale di Panama

Dal punto di vista del traffico di merci, Suez registra un volume che è quasi il quadruplo di quello di Panama. Inoltre, non presenta limiti di transito per le grandi navi mentre attraverso Panama viaggiano navi portacontainer fino a 13 mila TEU. Mentre Suez è un grande canale mondiale da e verso il Mediterraneo, Panama è un grande canale Panamericano.

Secondo una ricerca della Clarkson Research, per l’anno in corso si stima un aumento del 3,4%, rispetto al 2016, delle merci trasportate (11,5 miliardi di tonnellate). Il commercio marittimo di petrolio, sia greggio che di prodotti raffinati, invece si stima che aumenti del 2% (3,1 miliardi di tonnellate).

Il Mediterraneo rappresenta, notano i ricercatori di SRM, sempre un ruolo strategico che, in questi anni, si sta consolidando per tanti fattori. Il Mare Nostrum è centrale per gli investimenti pubblici e privati nel settore dei trasporti e della logistica.

La dimensione economica dell’area MENA (Middle East North Africa), notano ancora i ricercatori, viene segnalata in aumento. Nel periodo 1995-2016 il Pil della regione è cresciuto ad una media annuale del 4,4%. Si tratta di un ritmo nettamente superiore a quello dei Paesi europei (Pil Italia +0,6% mediamente nel periodo considerato). Tra i Paesi più dinamici si segnalano il Qatar (oltre il 10% la crescita media annua), seguito da Turchia (+4,9%), Emirati Arabi Uniti ed Egitto (+4,7% per entrambi).

Il Mare Mediterraneo centro di sviluppo economico e commerciale

Per quanto riguarda le dimensioni assolute delle rispettive economie, la Turchia guida la graduatoria con un Pil superiore ai 700 miliardi di dollari, seguita da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Parallelamente alla crescita del Pil (più che raddoppiato nel periodo 1995-2016: 123,6%) è cresciuta anche la popolazione dell’area MENA, ma con un ritmo meno intenso (48,6% ). Questa è la ragione per la quale si sono riscontrati tassi positivi nella crescita del reddito pro-capite di questi Stati.

Le previsioni circa la crescita del Pil dell’Area per il prossimo biennio indicano, per quest’anno. un rallentamento del ritmo di crescita al 2,8% medio che dovrebbe portarsi al 3,3% nel 2018. Nel lungo periodo, le proiezioni di crescita della popolazione dell’area medio orientale e del Nord Africa evidenziano come essa supererà i 730 milioni di abitanti nel 2050 (dai circa 500 milioni di abitanti registrati nel 2016).

In tutti i Paesi MENA la popolazione al 2050 risulterà in crescita rispetto ai livelli attuali, con l’Egitto che supererà i 150 milioni di abitanti e l’Iraq e la Turchia che si avvicineranno alla soglia dei 100 milioni di abitanti. Eccezion fatta per il Libano, in cui è prevista una contrazione.

Tutte queste tendenze, insieme con le previsioni di aumento del Pil relative ai prossimi cinque anni in cui la crescita media della regione MENA – seppur inferiore a quella registrata in passato – si manterrà comunque sul 3% medio annuo di qui al 2022, indicano che l’area sarà ricca di opportunità per le imprese italiane anche in futuro.

Tra i principali partner dell’area MENA, si segnala sempre la Cina che ha ormai acquisito un ruolo di primaria importanza, con 215 miliardi di interscambio (quasi il 10% del totale dell’area). Un valore cresciuto di 9 volte rispetto ai 23 miliardi del 2001.

Mentre, tra i Paesi europei, l’Italia, pur seconda alla Germania, riesce a conservare una posizione rilevante nelle relazioni commerciali con i Paesi mediorientali e nord africani: 70 miliardi il valore dell’import-export. Rispetto al 2001 gli scambi sono cresciuti del 54,8%. Andiamo meglio della Francia (+45,4%) ma peggiore rispetto alla Germania (valore più che raddoppiato).

E, sempre secondo le stime, la Cina sfiorerà i 230 miliardi di interscambio nel 2018, gli Stati Uniti oltrepasseranno i 150 miliardi, la Germania raggiungerà quasi quota 100 miliardi e l’Italia vedrà il proprio interscambio commerciale con l’area MENA aumentare di ulteriori 10 miliardi, portandosi a circa 80 miliardi di euro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Autore