Mediterraneo Orientale: bisogna fermare Erdogan ma non a parole

Di Vincenzo Santo*

Atene. Credo non sia chiaro a moltissimi cosa sia in gioco nel Mediterraneo Orientale, tanto da non vedere le serie premesse di uno scontro armato che non potrà non coinvolgere solo Grecia e Turchia.

Si riapre lo scontro tra Grecia e Turchia

Che poi un tale scontro si fermi a essere solo un incidente (già accaduto giorni fa tra una nave greca e una turca) o che possa far degenerare in un vero conflitto è da vedere. Ma ci siamo vicini, credo.

Io sono certo che se non si fanno vedere i muscoli a Erdogan e lasciamo di contro percepire ad Atene di essere costretta ad un appeasement, che tradotto in termini postulerebbe un suo cedimento, la parola, come si dice, rischia di passare alle armi, altro che incidente.

Atene ed Ankara, che continuano pur a dirsi “pronti al dialogo”, si rinfacciano da mesi ingerenze e incursioni (illegittime o legittime?) nel tratto di mare al largo di Cipro, il cui sottosuolo è ricco di idrocarburi.

La posta in gioco è questa, sia chiaro! É una situazione esplosiva.

La NATO non c’entra, ancorché i due siano alleati. Intanto perché la Turchia è informalmente ormai fuori dall’Alleanza e, inoltre, perché questa è da tempo morta o con il cervello svenduto, parafrasando Macron.

Una flotta in navigazione. Serve una prova di forza contro Erdogan

Infine, non si può aspettare una decisione da parte della Casa Bianca, da un lato intenzionata a tergiversare per via delle prossime elezioni, dall’altro per il fatto che non ha chiaro come porsi nei confronti del nemico/avversario/alleato/amico Erdogan.

Il Levant Basin, all’interno del quale si estendono anche le acque cipriote, è un bendidio di idrocarburi sui suoi fondali.

Tanto che emerse, ormai quasi dieci anni fa, l’idea di questo benedetto EastMed, il tracciato che da quelle acque porterebbe il gas attraverso la Grecia e l’Italia, fatti salvi si spera gli ulivi di Emiliano e della Lezzi, in Europa. Erdogan ne era escluso.

Ma non per cattiveria, solo per competenza territoriale e, comunque, lui già beneficia di altre “condutture” di petrolio e di gas provenienti da altrove: Russia inclusa.

Naturalmente, al despota turco, che inizia a soffrire di un consenso interno che si sta sgonfiando e di un’economia in “secca”, di rimanere fuori da questo tesoretto non andava bene.

Sarraj Erdogan

Il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan E il Presidente libico Fayez Al-Sarraj

Ed ecco l’accordo sulle Zone Economiche Esclusive (ZEE) firmato con il fantoccio di Tripoli. E da lì si sono succeduti altri accordi tra i Paesi rivieraschi, inclusi Cipro, quello europeo, Israele ed Egitto per rintuzzare l’intraprendenza turca.

Tutti volendo andare a pestare i piedi sui rispettivi limiti territoriali o sulle reciproche rivendicazioni.

Anche proponendo disegni di legge, questa è la Grecia, per allargare il limite delle sue acque territoriali da 6 a 12 miglia nautiche; un “casus belli” per Ankara.

Un breve spunto su Cipro. Ad Ankara va bene che l’isola rimanga divisa, sia chiaro.

In questo modo, la Turchia può rivendicare indirettamente, cioè in pratica come sue, le acque territoriali che bagnano la “Repubblica del nord”, tanto da sentirsi forte abbastanza da ricacciare con la forza le navi di esplorazione di altre compagnie occidentali, come è successo nel febbraio 2018 alla nostra Saipem 12000.

Condurre esercitazioni militari va anche bene, ma se ottengono nell’immediato un risultato: far recedere Erdogan.

Purtrtoppo, ne sono convinto: le raccomandazioni e le parole di speranza stanno a zero.

Erdogan ha passato il limite “politico”, non lo si ferma con le parole e, come mi risulta, male l’Italia ha fatto la settimana scorsa a porre il veto alla proposta UE di sanzioni contro Ankara.

È il momento di “fare cordone”, militare e diplomatico, a favore della Grecia e mostrare i denti.

Seguiamo almeno i francesi, che mi pare che siano in questa partita più determinati.

Altro che Irini o altre cavolate improduttive e con le “controfigure” della dissuasione e della deterrenza, cioè i “famosi tavoli”.

Oggi e domani, infatti, dovrebbe esserci una riunione “informale” (ma perché informale, c’è una seria crisi in atto?) dei ministri degli Esteri UE.

Se ne approfitti per avallare le sanzioni contro Ankara ma anche per rinforzare seriamente in termini di mezzi e regole d’ingaggio la stessa Irini per esempio, anche inglobando altri attori, dagli Emirati all’Egitto, per citarne alcuni. Un segnale politico forte.

E iniziando a condurre FONOP (Freedom Of Navigation Operations) nelle acque che Erdogan reputa “sue”.

Tanto per cominciare. Perché Irini? Semplicemente perché nessuno pensi che la Libia sia un pezzo di storia che con questa del Mediterraneo Orientale non c’entri nulla! Tutto qui.

Si eviti, insomma che si traduca in un’ennesima pagliacciata diplomatica quella riunione informale, solo per il timore del ricatto solito di Erdogan e del suo scendiletto libico, Serraj, di farci inondare di immigrati dalla Libia così come già fa per la rotta balcanica.

O per il timore che l’altro, Erdogan appunto, ci appaia davvero più determinato e bellicoso, credendo che can che abbaia non morde. Hitler abbaiava e come!

Il neo-sultano non può minacciare impunemente, né permettersi di annunciare, senza pagarne dazio, che non cederà assolutamente e di non essere disposto a fare concessioni su ciò che è suo! Fare concessioni? Ciò che è suo? Ma stiamo scherzando?

Su questa partita si gioca la serietà “occidentale e anche per l’Italia il suo ruolo in questo mare, e non solo.

Sono sicuro che verrò considerato eccessivo, può darsi, ma almeno la finiremo con questo pianto “greco” da parte dei nostri media e dei commentatori vari nazionali di essere stati scacciati dal Mediterraneo dai turchi, ma sempre con “zero” proposte su cosa fare per rimediare. Lo spero!

Insomma, per l’Italia un’occasione per rinunciare per una volta almeno negli affari esteri alla solita e improduttiva diplomazia degli ospedali da campo o dei genieri per ripulire le strade.

Altrimenti, sul Mediterraneo, tanto vale continuare a prendersi il sole, magari su uno yatch di lusso, aspettando un ulteriore mandato!

*Generale di Corpo d’Armata (Ris) dell’Esercito

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore