di Pierpaolo Piras
Pechino. Giovedì scorso, Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, è atterrato in visita di Stato di due giorni a Pyongyang, capitale della Corea del Nord, con Wang Yi, suo ministro degli Esteri ed un nutrito stuolo di funzionari statali. Xi è stato accolto da Kim Jong un, presidente della Corea del nord, accompagnato da 21 colpi di cannone e da un’enorme folla inneggiante e sventolio di bandierine sulle strade della capitale.
Nella ristrettezza d’informazioni da parte degli organi ufficiali di Stato, la vera incognita è e sarà cosa attendersi da questo incontro?
La visita ha un valore simbolico ed economico. Secondo le voci ufficiali, è intesa a rafforzare le comunicazioni strategiche e gli scambi commerciali, ma avviene in un momento critico nel quale i due leaders sono in acuta controversia con gli Stati Uniti. Per il presidente nordcoreano sarà uno strumento, tramite la Cina, per addolcire le sanzioni americane, relative alla guerra dei dazi commerciali che stanno paralizzando il suo Paese. Kim Jong-un vorrà concordare con Xi un percorso diplomatico per soddisfare il suo forte desiderio di colmare la penuria di generi alimentari, derivati sia dalle pesanti sanzioni economiche che dalla prolungata siccità a carico della sua nazione
Non è da escludere che questo incontro preannunzi un prossimo terzo vertice tra i leaders, americano e nordcoreano.
Il presidente cinese vorrà conoscere le motivazioni che hanno deciso il fallimento del vertice USA-Repubblica Nordcoreana del febbraio scorso ad Hanoi: le stesse informazioni saranno sicuramente trattate nella riunione del “Gruppo dei 20”, previsto ad Osaka fra circa dieci giorni. Negli ultimi due anni, il governo USA ha proposto massicci aiuti economici per incentivare la Corea del Nord alla rinuncia delle sue armi nucleari. La Kim Jong un ha respinto questa soluzione (disarmo in cambio di denaro) così come ha rifiutato sia l’enorme quantità di dollari intesi alla eliminazione del suo ingente debito estero che l’assistenza tecnica per il rinnovo delle pesanti carenze strutturali del suo Paese.
I due leaders dovranno prendere atto che senza alcuni presupposi politico-economici, la Corea del Nord non potrà godere della fiducia dei grandi investitori internazionali. Per la Cina e la Nord-Corea è, invece, un successo simbolico per la ottime relazioni dovute alla comunanza comunista dei due regimi, fin dagli anni della guerra in Corea (1950-1953).
Ma, il sostegno del governo cinese non è da credersi così scontato.
Le tensioni reciproche sono emerse con il test nucleare ordinato da Pyonyang nel 2006 e l’immediato appoggio di Pechino, favorevole alle sanzioni economiche ONU di condanna. I toni tra i due si sono ulteriormente surriscaldati dopo i lanci missilistici decisi da Kim Jong un nel novembre 2017.
Nonostante ciò, la Cina è stata e rimane il principale partner commerciale della Corea del Nord, evitando da sempre il crollo del regime e rafforzando la sua stabilità politico- economica. È plausibile che il governo cinese voglia garantirsi un ruolo importante in qualsiasi processo decisionale che riguardi la Corea del Nord, assicurandosi un ruolo influente in qualsiasi risoluzione che si materializzi sulla penisola coreana, per proteggere i propri interessi nazionali e strategici nell’area del mar del Giappone, specie in questa nuova “guerra fredda” che va delineandosi con altri grandi del mondo, come l’India e la Russia.
Resteranno, invece perplessità sulla capacità reale di Xi Jinping di condizionare la ciclotimia umorale di Kim Jong un e la pericolosità dei suoi processi decisionali.
A corollario del vertice politico di Pyongyang si può ragionevolmente affermare che esso è servito a mantenere aperti i giusti canali diplomatici internazionali, i soli con la capacità di accompagnare, incentivandolo, il processo di denuclearizzazione nella penisola coreana.
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