Di Pierpaolo Piras
Bruxelles. Il Consiglio Europeo si è concluso. L’unanimità sarebbe stata raggiunta solo con una formula di compromesso. Pericoloso e quindi vietato assumere rigide posizioni individuali, capaci solo di creare un pernicioso isolamento internazionale.

La questione migranti tema centrale del Consiglio Europeo
Sono stati convocati a Bruxelles 28 tra Capi di Stato e di Governo, fondamentalmente per discutere la rovente questione dei migranti.
Tutti sono d’accordo sul rafforzamento delle frontiere e limitazione dei flussi. E’ già qualcosa .
Nei giorni che precedono non manca l’aria di funerale. La Merkel annuncia che su questa materia si gioca il futuro della Unione Europea. Non accenna, invece, al fatto interno che dai migranti dipenderà il suo destino di leader politico. Sui flussi interni degli sbarcati , stretta com’è dal ministro dell’Interno, il bavarese Horst Seehofer, sapendo di non poter contare sull’unanimità dei 28 consensi, propone soluzioni “multilaterali e non unilaterali”.

I due amici Emmanuel e Angela
Le fonti ufficiali riferiscono che, dopo una notte insonne, nelle primissime ore del mattino, è stato raggiunto l’accordo fra i 28 leader della Unione europea sulla questione migratoria.
I 28 hanno approvato l’istituzione di “centri d’accoglienza” sul suolo europeo, ma su base volontaria. Il che vuol dire che se uno Stato non li vuole, semplicemente non li installa sul proprio territorio né sarebbe pensabile la coercizione a farlo. Per quanto riguarda le strutture d’accoglienza al di fuori della Unione Europea sotto l’egida dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite dei Rifugiati, questi “centri” dovrebbero essere situati in Nord-Africa.
Tunisia, Marocco ed Albania hanno già risposto negativamente. In seguito si vedrà.
Ed ancora: l’istituzione di un sistema “volontario” di centri “controllati” in Europa, con l’obiettivo di gestire in modo meno caotico le future navi che arriveranno dalla Libia e che entreranno nelle acque internazionali. In tali “centri” dovrebbe avvenire una prima discriminazione tra i migranti che hanno diritto alla richiesta d’asilo e gli irregolari che verrebbero rimpatriati nei Paese d’origine. Ma nessuno Stato, specie la Francia o l’Italia o la Spagna, ha chiesto di stabilirli nel proprio territorio.
I singoli Paesi vengono invitati ad adottare tutte le misure interne necessarie per prevenire la circolazione dei migranti, con documenti e non, tra i Paesi dell’ Unione (movimenti secondari). Questo gratifica la Merkel e seda il suo minaccioso ministro Seehofer.
Nell’accordo non c’è nessun accenno alla riforma del Regolamento di Dublino
Il capo del Governo italiano, Giuseppe Conte appare soddisfatto e dice “Da questo Consiglio esce un’Europa più responsabile e solidale, da oggi l’Italia non è più sola” , aggiungendo di aver dovuto accettare non poche formule di compromesso per guadagnare un ampio consenso.
Al di là delle strette di mano ed i flash dei fotografi, per l’Italia questo “accordo” appare un successo tattico: la considerazione internazionale nei suoi confronti è di gran lunga cresciuta rispetto a quando, coi precedenti Governi, giaceva inerte e supina rispetto ai grandi d’Europa, come Francia e Germania.
Il problema migratorio è finalmente entrato nell’agenda europea. Si è costituita una sicura base per formulare ulteriori trattati e formule di cooperazione. La deleteria spaccatura tra gli Stati europei non c’è stata. Chi entra in Italia, entra in Europa. Il peso dell’Italia è cresciuto nei confronti di Macron e Merkel i quali, quasi col cappello in mano, chiedono a Roma un aiuto politico sui problemi politici ed elettorali interni .
Ad entrambi, sia chiaro, e lo si può dire anche per tutti gli altri Stati, dei migranti non gliene può importar di meno.
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