Di Giuseppe Santomartino*
ROMA (nostro servizio particolare). Le recenti vicende in Medio Oriente vanno consolidando uno scenario di conflittualità che, seppure con diverse modulazioni, presenta estensione (dalla Turchia ad Aden all’Iran), durata (a oggi 10 mesi), intensità e soprattutto complessità geopolitica e conflittuologica mai viste nella pur travagliata storia dell’area.
A fronte di tale scenario la Comunità Internazionale va esprimendo notevoli sforzi analitici ma che però appaiono ancora ingabbiati nelle due principali matrici epistemologiche ereditate dal secolo scorso: la geopolitica stato-centrica; il confronto delle capacità tecnico-militari degli attori conflittuali.
Il dubbio che emerge, ma di cui forse non si ha ancora consapevolezza, riguarda l’adeguatezza di queste due matrici a catturare la complessità dello scenario in parola che vede da un lato classici attori statuali (Israele e alleati) ma dall’ altro una articolata galassia di Non-State-Actors (NSA) a guida iraniana sotto l’etichetta del “Mihwar al-Muqawama ( M al-M)”, tradotta malamente in “Axis of Resistence”.
Lo scopo di queste brevi note è fornire qualche “pillola di riflessione” utile ad approfondire questo dubbio.
Nel “M al-M” troviamo vari NSA fra cui Hamas, Jihad Islamico Palestinese, Hizbullah Libanese- LH, Kataib Hizbullah (KH), in Iraq da non confondere con LH), il gruppo Houthi dello Yemen, varie Milizie sciite irachene.
Le funzioni politico-strategiche svolte dai vari NSA e l’ “intensità” del loro legame con Teheran non sono univocamente definibili e vengono anzi espresse, nel tempo, con notevole flessibilità cosa che, fra l’ altro, ha consentito a Teheran di adottare una modello di conflittualità per procura (cosiddetto “Proxy”) alquanto evoluta negli ultimi anni e che si raccorda anche all’Hybrid Warfare. Il “M al-M” in molti documenti USA assume la denominazione di Iran Threat Network – ITN.
Le principali fonti concordano nel ritenere che la traduzione del termine “Muqawama” in “resistenza” (da cui “Axis of Resistance”) sia limitativa, seppure semanticamente corretta, e che non renda lo spessore geopolitico acquisito da “M al-M” e di cui abbiamo drammatica evidenza in questi giorni.
Il termine “Muqawama” implica (M. Milstein, Strategic Assessment, 2010) “much more than a military method of action or political concept; it is a comprehensive view of the world and a way of life…yearning for an alternate world order in the spirit of Radical Islam, eradication of western influence…”
Lo studio dell’ ideologia del “Muqawama” meriterebbe quindi una profonda trattazione specifica. Qui giova ricordare che essa si ricollega all’ importante evoluzione dello Sciismo Politico nel XX secolo passato da una tradizione di sostanziale “quietismo politico” ad una postura più rivoluzionaria che troverà poi la massima affermazione nella Rivoluzione islamica iraniana del 1979 ad opera dell’ Ayatollah Khumaini.
Tale riferimento è importante in quanto aiuta a capire la enorme valenza identitaria, mobilitante e rivoluzionaria insita nel concetto del “M al-M” e ciò a prescindere dalle mere capacità tecnico-militari.
Non a caso il termine “Muqawama” viene ripreso nella “M” di due dei principali movimenti islamico radicali (Amal, Hamas) e nel titolo del più estremista testo del Jihadismo (Da’wat al-Muqawama – Chiamata per la Resistenza Islamica Globale) di Abu al-Suri considerato uno dei “Padri del Jihadismo di Terza Generazione”.
Fra gli elementi dottrinali del “M al-M” (Washington Inst. For Near East Policy) più rilevanti per la riflessione che qui si propone troviamo:
- La pace non è opzione accettabile,
- Inutilità di perseguire un bilanciamento di forze / capacità militari col nemico (al riguardo va osservato che vari conflitti di questo secolo hanno già espresso esiti politico-strategici svincolati dalle capacità tecnico-militari degli attori),
- Scopo della lotta e del Jihad non è la conquista o il controllo di territori, ma l’ erosione della volontà nemica ( già la semplice sospensione di voli verso Israele di questi giorni è percepita quale un blue-print) e l’ affermazione della volontà di Allah,
- Rifiuto del modello Stato -Nazione ( da cui l’ ostilità verso i vari Stati arabi post-coloniali), nell’ottica della Ummah ( Comunità Musulmana).
Significativa al riguardo è l’evoluzione, forse ancora poco capita nelle analisi occidentali, espressa da Hamas col cambio di auto-definizione da “movimento jihadista“ (Carta costitutiva di Hamas del 1988) a “movimento muqawama” del 2017.
In conclusione, e di fronte a tale scenario, non si può che ribadire l’appello di Milstein (Strategic Assessment, 2010, op.cit.) affinchè le leadership politiche e militari superino i vecchi approcci analitici utili nei rapporti fra Stati ma largamente irrilevanti nel confronto col Muqawama. Appello reso oggi ancor più drammatico ed attuale dalla enorme espansione del ruolo geopolitico che vanno esprimendo i NSA in questo secolo, e non solo in M.O.. Il rischio, già forse in atto, è affrontare una patologia in drammatica evoluzione ed espansione ma senza avere adeguate capacità diagnostiche, prima che terapeutiche.
*Generale di Divisione (ris), Docente di Intelligence presso l’Università della Tuscia, già Addetto Militare in Giordania e Iraq e capo Dipartimento presso lo European Union Military Staff in Bruxelles.
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