Transizione energetica: Federico Pucciariello (Essential Energy Holding): “Le fluttuazioni del costo petroliferi e le strategie geopolitiche di grandi produttori continuano a influenzare il mercato”

Di Chiara Cavalieri  BUENOS AIRES. In un’epoca in cui la transizione energetica non è più un’opzione ma una necessità, ascoltare la voce di chi ha creduto fin dall’inizio in un modello alternativo e sostenibile assume un valore strategico. Federico Pucciariello, nato in Argentina da famiglia italiana, è uno di quei rari imprenditori che hanno saputo coniugare visione globale e radicamento territoriale, trasformando una scommessa sul futuro – i biocarburanti – in un progetto industriale solido, innovativo e internazionale.
Federico Pucciariello, fondatore e presidente di Essential Energy Holding
Fondatore e presidente di Essential Energy Holding, con sedi operative su più Continenti, guida oggi un’impresa che si pone in prima linea nella decarbonizzazione del mix energetico, promuovendo l’economia circolare e l’uso responsabile delle risorse naturali. In questa intervista, a Report Difesa, ci racconta come la sua identità biculturale abbia modellato il suo approccio imprenditoriale e in che modo la sostenibilità ambientale e sociale sia diventata il cuore pulsante della sua strategia. Presidente Pucciarello, lei è nato in Argentina da una famiglia italiana e oggi è alla guida di un’azienda operativa in vari Continenti. In che modo questa doppia identità culturale ha influenzato la sua visione imprenditoriale e il suo approccio alla sostenibilità ambientale e sociale? La mia identità biculturale è stata fondamentale nella formazione della mia visione imprenditoriale. Crescere tra due culture – argentina e italiana – mi ha fornito, fin da giovane, una prospettiva ampia, globale e inclusiva. Questa visione è oggi un pilastro essenziale di Essential Energy Holding, dove intendiamo la sostenibilità non solo come obiettivo ambientale, ma anche come impegno sociale che trascende i confini e collega le comunità. Ho fondato l’azienda insieme a un gruppo di imprenditori a Rosario, nel 2007, quando in Argentina si parlava appena di biocarburanti. Proveniamo da una famiglia con radici industriali, il che ci ha permesso di trasformare una visione innovativa in una realtà concreta. Da allora, siamo cresciuti fino a operare in tre Continenti, rimanendo sempre fedeli a una missione chiara: decarbonizzare il mix energetico attraverso la produzione di combustibili a basse emissioni di carbonio, utilizzando oli vegetali e residui biologici non inquinanti come materie prime. Oggi guidare l’Essential Energy Holding significa proseguire questo percorso con responsabilità e determinazione, puntando su un modello energetico basato sull’economia circolare, la riduzione dell’impatto ambientale e la promozione attiva di soluzioni sostenibili per affrontare il cambiamento climatico a livello globale.  
La produzione di bio carburanti
Dal suo punto di vista come valuta l’attuale mercato petrolifero internazionale? Pensa che le fluttuazioni e le strategie dei Paesi produttori stiano ancora condizionando troppo la transizione energetica verso modelli più sostenibili? Senza dubbio, le fluttuazioni del mercato petrolifero e le strategie geopolitiche dei grandi produttori continuano a influenzare la transizione energetica. Tuttavia, hanno anche messo in luce la necessità di diversificare e investire in fonti rinnovabili. I biocarburanti avanzati permettono proprio questo: ridurre la dipendenza e costruire resilienza energetica a partire da risorse locali e sostenibili. Viviamo un’epoca segnata da forti tensioni militari, crisi globali e instabilità in aree strategiche per la produzione e il trasporto di energia. Come influiscono questi scenari sulle dinamiche del mercato energetico e sulla filiera dei biocarburanti? La recente crisi energetica ha dimostrato quanto sia importante bilanciare la sicurezza energetica con la sostenibilità ambientale. In questo contesto, i biocarburanti avanzati giocano un ruolo chiave: consentono di utilizzare rifiuti locali, ridurre l’impronta di carbonio e garantire stabilità in settori difficili da elettrificare come il trasporto pesante o marittimo. In Europa, il mercato dell’energia appare ancora frammentato e a tratti incoerente. Quali sono secondo lei i principali ostacoli normativi o culturali che rallentano la diffusione di carburanti alternativi come il biodiesel avanzato? Valutiamo positivamente le politiche europee, come le direttive RED II/III e ReFuelEU. Tuttavia, permangono ostacoli come la frammentazione normativa tra gli Stati membri, l’onere amministrativo e la mancanza di stabilità giuridica a lungo termine. È necessario procedere verso una maggiore armonizzazione e semplificazione per favorire investimenti sostenibili. L’economia circolare e la competitività si fondano  su un modello di economia circolare. Come riuscite a coniugare competitività economica e uso di materie prime di scarto, in un contesto globale dominato ancora da logiche “lineari”? Il nostro modello si basa sull’economia circolare. Utilizziamo residui come input, il che ci consente di ridurre i costi e generare valore ambientale. Adottiamo normative ambientali rigorose e aggiorniamo periodicamente i nostri processi. Inoltre, formiamo il nostro personale, poiché riteniamo che il rispetto delle norme e l’innovazione vadano di pari passo. Avete investito in tecnologie e risorse umane per migliorare i processi produttivi. Qual è, oggi, l’innovazione di cui andate più fieri e come lavorate per valorizzare il capitale umano nel lungo periodo? Uno dei traguardi che abbiamo raggiunto come gruppo è la possibilità di operare da un porto di nostra proprietà in Argentina per esportare nel mondo, con una nave nostra, raggiungendo un’indipendenza logistica senza precedenti. I nostri contributi sociali includono collaborazioni con ONG locali e internazionali in ambito educativo, con un forte focus sul valore della formazione. Dal punto di vista ambientale, siamo molto orgogliosi di essere in grado di generare energia nei nostri impianti: è la direzione che vogliamo seguire in tutte le nostre operazioni. Vogliamo essere un esempio. In un mercato dove, come lei stesso ha denunciato, circolano biocarburanti non garantiti, quale ruolo giocano le certificazioni internazionali e come può un consumatore o un’azienda riconoscere un prodotto davvero sostenibile? Sono fondamentali. Ci ispiriamo a un quadro normativo rigoroso, allineato agli obiettivi di sostenibilità. Possedere certificazioni garantisce tracciabilità, trasparenza e fiducia sia per i consumatori sia per i partner industriali. Avete avviato collaborazioni per l’adattamento dei motori al 100% biodiesel. A suo avviso, quanto è vicino il momento in cui questi carburanti diventeranno una reale alternativa anche nel settore dei trasporti pesanti o pubblici? È una realtà concreta oggi. Abbiamo avviato una collaborazione tra DP Lubrificanti S.p.A. e Refuel Solutions per distribuire un kit che consente di adattare i motori convenzionali all’uso del biodiesel al 100%. Questo permette di ridurre fino al 90% delle emissioni di CO₂ e il 60% delle particelle inquinanti. Sarà particolarmente utile per adattare i motori nel trasporto merci. Lei ha partecipato alla COP29 di Baku. Che impressione ha ricavato da quell’esperienza e quali crede siano i passaggi chiave per una transizione energetica che sia davvero inclusiva, sostenibile e globale? Partecipiamo ogni anno alla COP, e la COP29 è stata una riaffermazione del nostro impegno. Le parole di apertura del presidente del vertice, Mukhtar Babayev, sono state: “Siamo in una corsa per la nostra sopravvivenza”. Mai prima d’ora questa frase aveva risuonato con tale urgenza e forza. La realtà è che gli impegni assunti nell’ambito dell’Accordo di Parigi sono ancora lontani dall’essere mantenuti, e il prezzo della nostra inazione si traduce in vite umane. I disastri naturali recenti ci ricordano che il cambiamento climatico non è un problema futuro; è una crisi attuale. Le estati sono sempre più torride, le piogge più intense, le siccità più devastanti. Questo non solo provoca disastri ambientali, ma genera gravi tensioni sociali: la scarsità di risorse implica carestie e migrazioni forzate con tutte le conseguenze del caso. Eppure, alcuni leader mondiali continuano a negare l’evidenza scientifica, perpetuando un ciclo che minaccia la nostra esistenza. L’essere umano è incline al rischio, e paradossalmente tende a ignorarlo finché le conseguenze non sono irreversibili. Noi lavoriamo ogni giorno per ridurre l’impatto delle nostre attività, innovare soluzioni sostenibili e promuovere una transizione energetica equa. Tuttavia, non posso ignorare la sfida immensa che rappresenta affrontare i grandi conglomerati petroliferi, che per decenni hanno influenzato le decisioni globali e il destino delle nostre economie. Partecipare a spazi come la COP ci ricorda che non siamo soli in questa lotta. Scienziati, leader, attivisti e imprese impegnate stanno dimostrando che un altro modo di agire è possibile. Questi forum ci danno la forza per continuare, anche quando ci sentiamo come Don Chisciotte contro i mulini a vento.
Una miniera di carbone
Guardando al futuro, dove immagina Essential Energy Holding nel 2050? Quale traguardo personale e imprenditoriale le piacerebbe poter dire di aver raggiunto per contribuire alla decarbonizzazione del pianeta? Nel 2050, immagino Essential Energy Holding come un punto di riferimento globale nel campo della bioenergia avanzata, dell’economia circolare e come impresa a impatto nel settore dell’energia rinnovabile. Vogliamo aver contribuito attivamente alla decarbonizzazione di settori strategici e dimostrare che è possibile un modello energetico sostenibile, competitivo e inclusivo. A livello personale, mi piacerebbe aver fatto parte di una trasformazione concreta per un pianeta più giusto per le future generazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Torna in alto