Nagorno Karabakh: dal 1988 ad oggi un conflitto senza soluzioni. L’Italia potrebbe proporre un modello stile “Alto Adige”?

Di Assunta Romano

Erevan. Il 27 settembre scorso è ritornata la tensione sulla linea di confine tra Armenia ed Azerbaijan, dove gli ultimi scontri si erano avuti nel luglio di quest’anno.

E’ ancora guerra tra Armenia e Azerbaijan

Il ministro della Difesa azero, Zakir Hasanov aveva subito dichiarato che le forze militari armene avevano aperto il fuoco sull’Esercito azero “lungo tutta la linea del fronte”.

Pronta la risposta del primo ministro armeno Nikol Pashinyan.

In un discorso rivolto alla nazione, aveva dichiarato che “ il popolo armeno è pronto a rispondere all’aggressione dell’Azerbaijan” definendo quest’atto una dichiarazione di guerra.

Il Ministero della Difesa di Erevan, inoltre, aveva respinto le dichiarazioni diffuse dal Governo di Baku circa l’ occupazione da parte azera di sei villaggi del Nagorno Karabakh definendole “una vera provocazione”.

L’INIZIO DEL CONFLITTO

Il conflitto nel Nagorno Karabakh tra Armenia ed Azerbaijan iniziò il 20 febbraio 1988, quando il Parlamento della regione autonoma del Nagorno- Karabakh, abitata prevalentemente da armeni, rivolse ai Governi dell’allora Unione Sovietica, armeno ed azero la richiesta di consentire al Nagorno Karabakh di passare sotto la giurisdizione di Erevan.

Un combattente della guerra armeno-azera

A seguito del rifiuto espresso dal Politburo, scoppiarono violente proteste sia a Erevan, capitale dell’Armenia, che a Stepanakert, capoluogo del Nagorno Karabakh.

Queste protese portarono a veri e propri pogrom nei confronti sia della popolazione azera che di quella armena.

Nel dicembre 1989 l’allora Governo armeno e rappresentanti del Governo del Nagorno Karabakh (NKAO) sottoscrissero un accordo che prevedeva il passaggio sotto la giurisdizione dell’Armenia, provocando la reazione armata di Baku sul confine con il Nagorno Karabakh e quella dell’Unione Sovietica che tra la fine di aprile e l’inizio di maggio 1991 dette il via all’Operazione “Kol’zo” (anello in russo).

Questa operazione vedeva in campo forze dell’OMON azero – unità speciali antiterrorismo – e della Polizia sovietica.

Nel corso di tre settimane la popolazione armena presente in 24 villaggi del Nagorno Karabakh venne deportata e piu’ di 100 persone persero la vita.

Cogliendo il vento di rinnovamento che avrebbe portato a breve alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, nel settembre 1991 a Stapanakert venne proclamata la Repubblica del Nagorno Karabakh, atto che fu immediatamente dichiarato illegittimo da Baku e che aprì la strada ad una guerra tra l’Azerbaijan, il Nagorno Karabakh e l’Armenia suo sostenitore, e che conterà negli anni tra le 15 mila e le 25 mila vittime, più di 25 mila feriti e centinaia di migliaia di civili costretti a lasciare il proprio territorio.

LA COSTITUZIONE DEL GRUPPO DI MINSK

Con l’istituzione nel 1992 del “Gruppo di Minsk” guidato da una co-presidenza costituita da USA, Francia e Russia, la comunità internazionale cercò di dare una risposta ad un conflitto che mise in serio pericolo l’instabilità dell’area ma che, al momento, non ha prodotto risultati significativi.

Una riunione del Gruppo di Minsk

Attualmente la Repubblica del Nagorno Karabakh non è ufficialmente riconosciuta dagli Stati membri dell’ONU e tantomeno ne fa parte con la conseguenza che termini come “presidente”, “primo ministro”, “governo”, “elezioni”, non sono utilizzati nei suoi confronti dagli organismi internazionali.

LE TENSIONI MILITARI 

Numerose le tensioni militari tra Armenia ed Azerbaijan che si sono succedute nel corso degli anni: l’abbattimento nel novembre 2014 di un aereo militare armeno nel territorio del Nagorno Karabakh per il quale sia gli azeri che gli armeni si sono accusati a vicenda, esercitazioni militari nel 2016 da parte dell’Esercito azero nella zona del conflitto, dichiarate dal Governo di Erevan  come un vero e proprio attacco militare, fino ad arrivare all’estate scorsa n cui ancora una volta ci sono state perdite ingenti di vite umane sia dall’una che dall’altra parte.

L’artiglieria azera in azione

IL RUOLO DELLA RUSSIA

La Russia si è limitata in questo contesto a rifornire di armi i due contendenti con la conseguenza di vedere triplicata la dotazione militare azera in confronto a quella armena (secondo dati del 2015 dell’II.SS, il budget per spese militari dell’Armenia ammonta a 0,4 miliardi di dollari, contro quello dell’Azerbaijan pari a 1,7 miliardi di dollari).

Nel frattempo, il recente “cessate il fuoco” nel Nagorno Karabakh ottenuto dal Segretario di Stato americano Mike Pompeo è stato violato per 3 volte in altrettante settimane, con accuse reciproche da entrambi i Paesi in guerra.

Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo

In una recente intervista rilasciata al canale TV internazionale “WION” (World is one news), il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha dichiarato che l’Azerbaijan ha un atteggiamento per nulla costruttivo per la soluzione del conflitto, e che l’Armenia non puo’ che difendersi da questa guerra scatenata dall’Azerbaijan, che accusa anche di avvalersi nel Nagorno Karabakh di terroristi siriani mandati dalla Turchia.

Di contro, in un’ intervista rilasciata alla RAI nei giorni scorsi, il Presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev , oltre a negare la presenza di terroristi inviati dalla Turchia, si è reso disponibile ad accettare una soluzione che contempli la creazione nel Nagorno Karabakh di una forma di autonomia simile a quella del Trentino Alto Adige.

A differenza dei Paesi del “Gruppo di Minsk”, ha dichiarato il Presidente azero, l’Italia potrebbe giocare in questa partita, un ruolo decisivo per la soluzione pacifica del conflitto.

Fonti:

The Insider- Russia del 27 settembre 2020

Quotidiano “Kommersant” del 27 ottobre 2020

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