Di Benedetta La Corte
ROMA. Nei giorni scorsi, a Roma,si è tenuta la 2ª edizione del National Security Hub.
Il primo panel dell’evento, moderato dalla giornalista Rai, Barbara Carfagna, si è focalizzato sull’individuazione delle minacce e le strategie per proteggere le infrastrutture energetiche in un contesto globale vulnerabile.
Subito dopo la pandemia i crimini informatici sono aumentati e per proteggere gli utenti servono consapevolezza dei cittadini, un partenariato sempre più forte fra il settore pubblico e quello privato, e responsabilità condivise tra mondo militare e quello civile.
Nel suo intervento Cristiano Leggeri, direttore della III Divisione del Servizio Polizia postale e per la sicurezza cibernetica ha evidenziato come le nostre vite siano “totalmente proiettate nel digitale per cui si deve cercare di garantire la sicurezza verso questo nuovo dominino cibernetico, in quanto i rischi cibernetici sono triplicati”.
La Cyber Security, ovvero la protezione dei dati e delle infrastrutture insieme alla prevenzione del Cyber crime nei confronti dei cittadini, ma anche delle infrastrutture e dei big data sono le attività che la Polizia Postale e per la sicurezza cibernetica svolge tutti i giorni.
Contrastare il fenomeno del cyber crime in questa nuova dimensione non è semplice, perché come ha spiegato il direttore Leggeri “i fenomeni di cyber crime hanno caratteristiche particolari perché vivono di anonimato, sono transnazionali in quanto sfuggenti alle regole che i paesi e gli ordinamenti si danno ed infine sono facilmente replicabili perché richiedono pochissime persone e poco investimento”.
Secondo Leggeri proprio per tal motivo è necessario un confronto fra diversi attori affinché la minaccia cyber possa “essere aggredita in modo trasversale, perché in una dimensione così ampia nessuno può avere la presunzione di interpretare tutto”.

Cristiano Leggeri, direttore della III Divisione del Servizio Polizia postale e per la sicurezza cibernetica
Leggeri ha inoltre sottolineando “l’importanza della partnership pubblico- privato dalla quale possono nascere nuove “procedure e modelli in cui una delle parti può essere più avanti dell’altra e dunque mettere a beneficio collettivo questa sua capacità di anticipare i tempi, soprattutto per quello che riguarda le nuove tecnologie”.
”Sotto l’aspetto repressivo c’è un rapporto molto stretto fra coloro che indagano, l’Agenzia sulla Cyber Security, la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo e le Forze di Polizia – ha concluso -. Mentre sotto l’aspetto preventivo dobbiamo pensare che saremo chiamati a gestire sempre di più l’imprevedibile, perché nella sicurezza informatica il rischio zero non esiste”..
Nel corso dell’evento è intervenuta Antonietta Gennaro, Capitano di Fregata della Marina Militare, spiegando l’importanza della risorsa stategica del mare e la sua correlazione con il dominio cibernetico.
“Il mare – ha detto – influenza il nostro scenario geopolitico, basti pensare che l’80% della popolazione mondiale vive vicino le coste, Il 90% dei traffici mercantili si sviluppano sul mare ed il 50% delle comunicazioni avvengono nelle dorsali marine.”
Per questo la Marina Militare è attenta alle minacce che possono arrecare danno alle infrastrutture di connettività strategiche.
Dopo il sabotaggio al gasdotto Nord Stream 2, la Marina, ad esempio, ha intensificato le sue azioni attivando l’operazione “Fondali sicuri”, e oggi le Forze speciali intervengono a tutela del fondale marino per arginare i danni che possono verificarsi.
“Il mare – ha spiegato il Comandante Gennaro – rappresenta molte opportunità per la Nazione ma anche sfide.ìLe opportunità ci permettono di trarre vantaggio dalle risorse energetiche, attraverso linee di approvvigionamento di gas, combustibili fossili, biomasse, ma anche di risorse minerarie quali metalli preziosi e perle rare che si trovano nel fondo e nel sottofondo marino, ovvero nella dimensione subacquea del mare”.
Inoltre, ha aggiunto “circa l’80% dei fondali risultano ancora inesplorati”.
Questa difficoltà di accessibilità al mare spinge inevitabilmente l’economia alla ricerca dell’oro oceanico, ovvero quelle risorse che non sono facilmente accessibili, ma che potrebbero “permettere di affrancarci dalla Cina, principale esportatore di materiale prezioso e da Taiwan, il luogo dove si poggiano l’80% di semiconduttori”.
Fondamentale in una scenario caratterizzato dalla predominanza del digitale acquisire le risorse del sottofondo che ci consentirebbe l’autonomia strategica da queste due entità.
Un altro interessante aspetto che collega reti energetiche e nuove tecnologie è stato sollevato da Pierluigi Contucci, professore di Fisica matematica presso l’Università di Bologna, nell’ambito di una ricerca congiunta con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
É stato calcolato che il consumo di energia da parte delle macchine che sfruttano l’intelligenza artificiale generativa è dell’ordine dei 100 milioni di Watt.
Più grandi sono queste macchine tanto più avranno bisogno di energia dato che “più intelligente” equivale a “più grande”, ha spiegato il professore.

In video collegamento Pierluigi Contucci, professore di Fisica Matematica presso l’Università di Bologna
A partire dal 2018 “le grandi aziende come Google si stanno spostando verso le costruzioni di macchine gigantesche che hanno lo stesso numero di parametri sinaptici del cervello umano.
È proprio da questo sarebbe nata ChatGPT (Chat Generative Pre- Trained Transformer) uno dei bot più grandi mai costruiti creato da Open AI.
“Io non credo che la parola intelligenza artificiale sia un ossimoro – ha sostenuto il docente – non lo è affatto perché l’intelligenza artificiale è un’intelligenza autentica, seppur diversa da quella umana. La crescita di capacità dall’intelligenza della macchina dipende dalla sue dimensioni e questo non è ovvio con altre macchine, ma per quel che riguarda l’intelligenza artificiale big is better . Prima o poi bisognerà porsi il problema delle resilienza di queste reti che interagiranno in modo sempre nuovo, ma anche dell’autonomia informatica ed energetica del Paese, in ottica di decentralizzazione di entrambi le reti nel territorio”.
“Dovremmo dotarci di un nuovo apparato di diplomazia di carattere energetico informatico perché l’Intelligenza Artificiale è qualcosa di globale – ha concluso il professore – e non riusciamo a bloccare lo sviluppo dell’IA, perché se lo facciamo noi cresce in altri paesi e noi diventiamo Terzo mondo , un rischio molto chiaro”.
Ha infine chiuso il panel Alessandro Manfredini, presidente dell’Associazione Italiana Professionisti Security Aziendale (AIPSA), che ha parlato di“Sicurezza partecipata”, ovvero il supporto offerto dal terzo settore in tema di cyber security nazionale,.
Manfredini ha insistito sul partenariato pubblico- privato “fondamentale per poter vincere la sfida del contrasto alle minacce cyber, poiché i privati sono i gestori di queste infrastrutture critiche” ha detto.

Alessandro Manfredini, presidente dell’Associazione Italiana Professionisti Security Aziendale (AIPSA)
Proprio per questo, secondo il presidente dell’AIPSA, lo sforzo che si deve fare è “creare le giuste condizioni affinché il pubblico si affidi ai privati e dell’altra parte i privati si sentano addosso questo ruolo di estrema consapevolezza e di gravità che devono avere dal punto di vista sociale”.
È una sfida importante perché le aziende hanno obiettivi di business.
“Ma qui giochiamo una partita che ha impatti sulla sicurezza nazionale”, ha proseguito Manfredini.
La partita al contrasto del crimine cybernetico, deve essere una risposta sistemica dove tutti gli attori, pubblico, privato, enti di ricerca devono lavorare insieme con tavoli tecnici e operativi concreti, perché abbiamo bisogno di dare delle risposte non solo ai grandi gruppi, che hanno le risorse per sostenere una serie di implementazioni di misure di sicurezza, ma dobbiamo sostenere il tessuto più importante dell’imprenditoria italiana che è fatto dalle PMI, che costituiscono l’anello più debole della catena.
Mettere in sicurezza le nostre imprese significa avere anche una sovranità e una sicurezza nazionale più forte.
“Noi abbiamo una collaborazione con la Polizia Postale per la Sicurezza cibernetica – ha concluso Manfredini – e da poco abbiamo costituito un tavolo di lavoro dedicato alla supply chain per cercare di immaginare quelle che potrebbero essere le misure di sicurezza più adeguate da poter dare ai nostri fornitori, e imprenditori che a loro volta hanno la loro supply chain”.
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