Di Fabrizio Scarinci
BRUXELLES. In seguito ad un percorso di adesione breve ma non certo privo di ostacoli la Finlandia è ufficialmente divenuta il 31° membro della NATO.
La cerimonia di adesione si è svolta nella giornata di oggi a Bruxelles a margine di una riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza, in cui il Presidente del Paese Sauli Niinisto e il Segretario Generale Jens Stoltenberg hanno sottolineato l’importanza di perseguire stabilità e sicurezza come antidoto alla paura (in questo caso quella generata dai russi).
La cerimonia è stata, ovviamente, anche un’ottima occasione per ricordare come la maggior parte degli alleati (e, soprattutto, la maggior parte di quelli che contano) si aspetti ora anche l’ingresso della Svezia, che lo scorso anno aveva annunciato insieme alla Finlandia la propria volontà di aderire.
A complicare il percorso di adesione di Stoccolma (così come di Helsinki) alla NATO (per completare il quale risulta, ovviamente, necessario il consenso formale di ogni membro) è stata finora soprattutto la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, che ha palesemente approfittato della necessità dei due Paesi di entrare nell’Alleanza al fine di trarne alcuni vantaggi di carattere politico-strategico.
Tra questi figurano, in modo particolare, l’estradizione di diversi combattenti e sospetti militanti curdi considerati da Ankara come semplici terroristi (impegno che Helsinki e Stoccolma avrebbero effettivamente preso in occasione dell’ultima conferenza NATO di Madrid) e la possibilità di ottenere dagli USA (principale potenza dell’Alleanza e grande sponsor dell’ingresso di Svezia e Finlandia) la vendita di 40 F 16V Block 70/72 e l’aggiornamento a questo standard di altri 80 Fighting Falcon in dotazione alle proprie forze aeree (operazione ritenuta necessaria dal momento che, in seguito all’acquisto dei sistemi di difesa antiaerea russi S-400, gli americani avrebbero deciso di escludere la Turchia dal programma di sviluppo dell’F 35).
In tale contesto, a rendere la procedura d’ingresso di Stoccolma ancor più lenta e difficoltosa rispetto a quella avuta da Helsinki sarebbe stata la decisione dei tribunali svedesi di non autorizzare le estradizioni promesse a Madrid; una scelta che, condita da una fragorosa manifestazione di estrema destra in cui sarebbe stata bruciata una copia del Corano (cosa considerata come un vero e proprio crimine d’odio da parte di Ankara ma ritenuta da Stoccolma una forma di libertà di espressione) avrebbe avuto l’effetto di irrigidire ulteriormente la posizione del governo turco.
Tra i vari commenti riguardo alla storica adesione di oggi (coincisa, peraltro, con il 74° anniversario della fondazione dell’Alleanza) risalta, in modo particolare, quello del segretario di Stato USA Antony Blinken, secondo il quale l’ingresso della Finlandia nell’Alleanza sarebbe “l’unica cosa per cui varrebbe la pena ringraziare Vladimir Putin”.
Una dichiarazione che sembrerebbe voler riassumere tutto lo scarso acume strategico mostrato nel corso degli ultimi anni da parte del Cremlino, che, a suo parere (e non solo), avrebbe agito pensando di avere la strada spianata dal palese stato di crisi in cui l’Occidente sembrava versare (e in cui, per molti aspetti, versava davvero) per ritrovarsi oggi con più membri della NATO ai suoi confini rispetto a quanti non ne avesse fino a qualche tempo fa.
Dal canto loro, i russi hanno invece annunciato, tramite una nota del loro Ministero degli Esteri, l’imminente adozione di misure ritorsive allo scopo di bilanciare l’adesione di Helsinki e la crescita delle capacità militari dell’Alleanza sul loro confine nord-occidentale.
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