NATO: parte la sfida alla leadership. Londra rilancia ma Washington resta al timone

Di Cristina Di Silvio*

BRUXELLES. Il Regno Unito torna a reclamare un ruolo guida nella NATO, rilanciando con decisione la propria strategia “NATO First” all’interno della nuova Strategic Defence Review, presentata dal primo ministro Keir Starmer.

Il primo ministro britannico Keir Starmer

 

Un documento che segna un punto di svolta nella postura euro-atlantica di Londra: più investimenti, rafforzamento dell’industria militare nazionale e, soprattutto, l’ambizione di imporsi come fulcro politico dell’Alleanza in Europa.

Soldati britannici in un’attività addestrativa

“Questo investimento metterà fine all’indebolimento delle nostre Forze Armate e permetterà al Regno Unito di guidare nella NATO”, ha dichiarato senza esitazioni Starmer.

Parole che risuonano come un manifesto strategico: Londra non si accontenta più del ruolo di comprimario militare, ma punta a dettare l’agenda politica dell’Alleanza.

Tuttavia, la risposta americana è stata rapida e inequivocabile.

L’Amministrazione Trump ha annunciato la nomina del Generale Alexus Grynkewich a nuovo Supreme Allied Commander Europe (SACEUR), il vertice operativo della NATO, da sempre saldamente nelle mani statunitensi.

Il Generale Alexus Grynkewich a nuovo Supreme Allied Commander Europe (SACEUR)

 

Una scelta che riafferma la linea trumpiana: nessun cedimento sul controllo strategico, anche a fronte di una maggiore condivisione degli oneri militari.

Grynkewich, successore del Generale Christopher G. Cavoli – figura centrale della fase bideniana nella gestione del conflitto ucraino – incarna un ritorno alla dottrina dell’egemonia USA in ambito NATO.

La sua nomina, ancora soggetta alla ratifica del Senato, lancia però un messaggio già chiaro sul piano geopolitico: l’Alleanza atlantica resta strutturalmente legata alla catena di comando americana.

La partita per la leadership NATO si gioca ora su più livelli.

Londra prova a capitalizzare una tradizione militare solida e un capitale diplomatico intatto, mentre Washington mette in campo la continuità del potere decisionale.

Sullo sfondo, un’Europa ancora alla ricerca di una sintesi tra iniziative comuni e approcci nazionali divergenti.

In definitiva, il confronto non si limita a una rivalità anglo-americana, ma riflette due visioni della sicurezza europea: da un lato, una struttura integrata ma subordinata all’ombrello statunitense; dall’altro, l’embrione di un’autonomia strategica ancora lontana dall’essere compiuta.

La NATO resta il perno della difesa del Continente, ma le frizioni interne sembrano destinate ad accentuarsi.

*Esperta Relazioni internazionali, istituzioni e diritti umani (ONU)

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