Reggio Calabria. Operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria in varie città, da quella dello Stretto a Bologna e Aosta.
I militari, con il supporto dei reparti territorialmente competenti, hanno eseguito un’ordinanza di custodia di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari (una sola) emessa dal Tribunale reggino su richiesta della Procura distrettuale nei confronti di 13 persone.
Sono stati tutti accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso (per uno solo anche estorsione aggravata dal metodo mafioso).
Secondo i magistrati sono appartenenti alla cosca “Facchineri” di Cittanova e alla locale di San Giorgio, considerate organizzazioni di matrice ‘ndranghetistica riconducibili al mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria.
Le investigazioni, convenzionalmente denominate “Altanum”, sono state avviate dai Carabinieri della Compagnia di Taurianova a seguito delle risultanze dell’indagine “Crimine” che, nel 2010, avevano sancito l’esistenza, a San Giorgio Morgeto, di una locale.
I militari scoprono un penetrante controllo del territorio esercitato dalle due cosche e i relativi interessi illeciti, con particolare riferimento agli appalti di lavori pubblici, ai tagli boschivi, alla compravendita dei terreni e all’assunzione dei lavoratori da parte delle locali aziende.
Le indagini portano fino in Val d’Aosta, dove si scopre che vi risiedono molte persone originare di San Giorgio Morgeto, risultati in collegamento con alcuni degli odierni indagati.
E’ stata scoperta anche la disponibilità, in capo ad entrambi i sodalizi, di armi e munizioni, funzionali all’imposizione di una “volontà mafiosa”, ricorrendo a minacce, estorsioni e danneggiamenti.
I ruoli degli indagati nell’ambito della cosca “Facchineri” e della locale di San Giorgio ed i rispettivi interessi illeciti sono emersi nell’ambito delle indagini che hanno documentato la “fibrillazione” generatasi nel 2011 tra i due sodalizi, entrambi determinati a mantenere il proprio predominio nel territorio di San Giorgio Morgeto, nell’ambito della quale è maturato l’omicidio di Salvatore Raso, esponente della locale di San Giorgio ucciso il 16 settembre 2011 in località Sant’Eusebio del comune di San Giorgio Morgeto, nei pressi della sua abitazione.
Dalle modalità esecutive di questo omicidio e dai preliminari accertamenti era emerso, sin da subito, che la chiave di lettura del grave delitto non fosse da ricercare in un isolato episodio di criminalità comune ma in un ben più ampio ed articolato contesto di criminalità organizzata.
Alla base dell’agguato vi erano i contrasti generati dall’azione estorsiva tentata in danno due imprenditori operanti in Valle d’Aosta, ma originari di San Giorgio Morgeto, promossa da esponenti della cosca “Facchineri”.
Per questo tentativo di estorsione fatto di atti intimidatori e lettere minatorie, sono stati condannati in via definitiva tre esponenti considerati appartenenti alla ‘ndrina “Facchineri”.
Infine, nel delineare la rilevanza dei ruoli dei singoli indagati nell’ambito della locale di San Giorgio e le dinamiche interne al sodalizio, le indagini dell’Arma di Taurianova hanno permesso di evidenziare l’attualità dei collegamenti fra questi e alcuni affiliati alla locale di ‘ndrangheta operativa in Valle d’Aosta.
Questa circostanza si unisce coerentemente ai recenti esiti dell’indagine “Geenna”, svolta dal ROS e dai Carabinieri del Gruppo di Aosta coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, che ha portato nel gennaio scorso all’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare a carico, fra gli altri, di 9 persone (alcune dei quali originari di San Giorgio Morgeto) accusati di associazione mafiosa in quanto affiliati alla locale aostana.
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