Niger: i cittadini desiderano un leader politico che dopo 60 anni dall’indipendenza dalla Francia porti un vero cambiamento nel Paese

Di Luca Tatarelli

NIAMEY. Intervento armato o intervento diplomatico per risolvere la questione nigerina, dopo il colpo di Stato del 26 luglio scorso che ha deposto l’ex Presidente Mohamed Bazoum e insediato una giunta militare guidata dal Generale Abdourahamane Tiani?

Il Generale Abdourahamane Tiani

Ieri è scaduto l’ultimatum dell’ECOWAS. La settimana scorsa c’è stato un via vai politico-diplomatico tra le varie capitali dell’area, con la Nigeria in testa pronta all’uso della “logica del fucile”.

La Francia, con il suo ministro degli Affari Esteri, Catherine Colonna, nel ricevere, sabato scorso, al Quai d’Orsay, il primo ministro del Niger, Ouhoumoudou Mahamadou, accompagnato dall’ambasciatore in Francia, Aichatou Boulama Kane ha ribadito che i golpisti devono andarsene.

Il ministro degli Affari Esteri francesi, Catherine Colonna

Parigi sostiene Bazoum che va subito liberato per ” consentire l’immediato ritorno all’ordine costituzionale e democratico”.

Il presidente Mohamed Bazoum

La giunta militare, giovedì scorso, aveva denunciato gli accordi militari con la Francia.

I nigerini non sopportano i francesi. Le manifestazioni subito dopo il golpe a sostegno dei militari, lo sventolio delle bandiere russe (per voglia? per costrizione?) sono fotografie che resteranno, un domani, sui libri di storia e negli archivi dei giornali.

Intanto, sono satti evacuati molti cittadini francesi, italiani, spagnoli, tedeschi e di altre nazionalità.

Ormai siamo quasi del tutto abituati ai colpi di Stato in Africa. Un ultimo è stato sventato, nei giorni scorsi, Sierra Leone.

Julius Maada Bio, Presidente della Sierra Leone

Eppure, a leggere la stampa locale, molte cose sono ancora da chiarire.

Finora abbiamo più volte scritto del ruolo della Russia e della Cina (non dimenticando la Turchia) nel Continente interamente inteso.

O la voglia di affrancarsi, una volta e per tutte, dalal Francia che ha imposto tante cose, a cominciare dalla moneta il CFA?

Riportiamo il nostro obiettivo sul Niger dobbiamo ricordando ai nostri lettori alcuni momenti della vita politica di questo Paese.

Nella fine di agosto 2022, alcune centinaia di attivisti avevano manifestato davanti all’Assemblea nazionale a Niamey.

Il loro scopo era denunciare gli interventi militari stranieri nel Paese ed esprimere la loro rabbia per l’aumento del costo della vita.

Bandiere russe erano state appese su un monumento (e quindi nonè una cosa recente!) e gli osservatori internazionali avevano espresso preoccupazione, temendo che la Russia sostenesse gruppi di protesta nel tentativo di destabilizzare l’ultimo alleato dell’Occidente – insieme al Ciad – nella lotta al terrorismo nel Sahel.

Soldati del Ciad in una operazione antiterrorismo

Piccolo particolare. Se l’Occidente sapeva dell’attivismo di Mosca e ne era contario perchè lo hanno fatto andare avanti?

Quando un’altra protesta è stata vietata, quegli stessi osservatori si sono rapidamente dimenticati di quella prima mossa.

Denuncia la stampa nigerina: sono scattate forti repressioni delle manifestazioni, arresti di attivisti della società civile e altri ancora.

Nell’aprile 2021 va al potere il Presidente Mohamed Bazoum che, sempre secondo quanto sostiene la stampa locale, ha utilizzato gli stessi strumenti del suo predecessore, Mahamadou Issoufou, per dare l’impressione che tutto andasse bene nel Paese.

L’ex Presidente del Niger Mahamadou Issoufou

Diciamo che Bazoum è stata, secondo quanto ricordano ora i suoi concitatdini, una promessa mancata.

La gente ha protestato in ogni modo. Denunciavano la mancanza di libertà democratica, la presenza delle forze francesi, la povertà e le estreme difficoltà in un Paese ricco di uranio, di petrolio e di oro.

Ed oggi questa nuova figura dell’uomo nuovo, del militare come quella di Abdourahamane Tiani è vista come un’ancora di salvezza per il futuro cambiamento.

Sarà vero? Sarà falso? Sarà orchestato tutto da Mosca? Diciamo che, come avrebbe scritto Alessandro Manzoni, ai posteri l’ardua sentenza.

Noi torniamo a fare i cronisti e raccontiamo quello che accade con le elezioni di Mohamed Bazoum.

Le consultazioni vengono contestate.

Opposizione e osservatori indipendenti, ricorda ancora la stampa nigerina, avevano notato brogli elettorali del suo movimento politico, il Partito nigeriano per la democrazia e il socialismo (PNDS-Tarayya).

La comunità internazionale, compresa la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) e l’Unione africana (UA), che avevano inviato osservatori elettorali, non si erano però espressi.

Il Presidente eletto si è subito buttato nelle braccia di Parigi.

Quando il Mali decide di far chiudere alla Francia l’Operazione Barkhane, nel febbraio 2022, il Presidente Emmanuel Macron si rivolge ai vicini nigerini chiedendo di accogliere parte delle truppe francesi.

Soldati francesi impiegati nel’Operazione Barkhane

Una questione che la gente non ha di certo ben digerito.

Un’altra cosa poi ha fatto infuriare i giornalisti locali: la  prima intervista da Presidente Bazoum la concede alla stampa franceseì, dove chiarisce la posizione dello Stato africano su questo argomento.

Inoltre, Bazoum cerca di attuare riforme, di lottare contro la corruzione, di costruire strade, di ridurre il  tasso di natalità (attualmente 7  figli per donna, un dato tra i più alti al mondo) a ricevere maggiore attenzione.

Ma la gente non lo segue.

I nigerini non hanno più molta fiducia in quella che noi occidentali amiamo definire democrazia (in fondo siamo figli della cultura classica, dell’antica Grecia e dell’antica Roma). Non si fidano nè dei governi, nè della magistratura che considarno corrotta e che non reprime a dovere la criminalità.

Altro tema caldo, le tasse. Nel 2013, l’84% dei nigerini era d’accordo con l’affermazione secondo cui lo Stato ha il diritto di costringere le persone a pagarle.

Nel 2020 erano solo il 45%, secondo i dati ricavati dai dati Afrobarometer.

È stato sotto il Presidente Issoufou, al potere dal 2011 al 2021, che si è verificato questo cambiamento. Bazoum era il suo protetto di Issoufou, e anche se ha cercato gradualmente di emanciparsi dalla sua influenza, non ha incarnato un cambiamento nel modo di governare il Niger, un cambiamento che molti nigerini chiedevano.

C’è poi la questione della sicurezza del Paese. I cittadini hanno difficoltà a capire perché il loro Esercito nazionale non riesca a sconfiggere i gruppi jihadisti che operano ai confini di Mali e Burkina Faso.

L’Esercito nazionale ha soppresso una rivolta tuareg negli anni ’90, senza l’intervento occidentale.

Gli estranei si chiedono come i nigerini possano considerare un golpista più accettabile di un leader eletto “democraticamente”.

Ma basta chiedere a un nigerino quale, secondo lui, è il miglior capo che abbia avuto.

Molto spesso, lui risponderà nostalgicamente “Kountché”.

Il Colonnello Seyni Kountché guida un colpo di stato il 15 aprile 1974 e rimane al potere fino alla sua morte nel 1987.

Il Colonnello Seyni Kountché guida un colpo di stato nel 1974

Sotto la sua Presidenza, il Paese conosce una forte crescita economica alla fine degli anni ’70, ma anche una crisi negli anni ’80.

Ma i nigerini non lo ricordano per questo ma per il suo forte approccio militare, la sua lotta alla corruzione e la soppressione delle voci dissidenti.

L’Esercito, oggi, vide in una sorta di odio e amore. Si è macchiato di gravi azioni nei confronti della popolazione, ha avuto molti morti ma  in fondo, per il cittadino medio, è la sua Forza Armata.

Gli ufficiali che hanno annunciato il golpe il 26 luglio sono Generali e alti ufficiali che hanno esperienza dello Stato, scrive ancora la stampa locale, a differenza dei giovani soldati che hanno preso il potere a Ouagadougou e Bamako.

Non c’è stato lo stesso livello di radicalizzazione dell’Esercito maliano prima del colpo di Stato del 2020.

I capi militari in Niger non si sa ancora se vogliono aggrapparsi o meno al potere come fece Kountché.

A quello che appare ad oggi, il Generale Tiani sembra che voglia instaurare sì un regime militare, ma, allo stesso tempo, molti componenti delle Forze Armate sono favorevoli a un ritorno alla democrazia.

Il 2 agosto Tiani a capo dello Stato con il Consiglio nazionale per la salvaguardia della Patria (CNSP) ha affermato che il suo obiettivo è quello di creare le condizioni per un transizione pacifica che dovrebbe portare “in un tempo relativamente breve” alle elezioni politiche.

E se andiamo a leggeer un po’ di storia nigerina, capiamo comne dopo l’indipendenza (1963)  l’istituzione militare ha esercitato il potere politico per decenni sotto regimi autoritari o semiautoritari.

I recenti colpi di Stato in Burkina Faso, Guinea, Mali e Niger, evidenzia anora la stampa nigerina, illustrano la natura a mosaico della gestione del potere politico da parte di civili e soldati.

In gran parte della popolazione le posizioni non sono ancora diventate più radicali.

La maggior parte dei nigerini si oppone a un intervento militare dell’ECOWAS.

Ma se dalla logica della diplomazia, della politica si dovesse passare a quella del fucile non è detto che istituzioni ne escano più rafforzate.

La gente chiede un profondo cambiamento.

E credo che, a 60 anni dalla sua indipendenza, sia un diritto sacrosanto.

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