Di Valeria Fraquelli
Parigi. Come sappiamo tutti molto bene la situazione in Africa è in continuo cambiamento ed è piena di insidie tra attacchi terroristici e Governi molto deboli che non riescono a prendere decisioni che potrebbero rivelarsi fondamentali.
Il Continente vive in una continua roulette russa tra terrorismo e dittatura.
Non riesce a spezzare il circolo vizioso che la rende dipendente dalle organizzazioni internazionali per aiuti e missioni di sicurezza, per le operazioni di polizia e contro i jihadisti.
Gli attacchi alle truppe francesi in Mali che hanno provocato due vittime sono la spia che ormai il Paese è fuori controllo.
Il territorio è completamente abbandonato a se stesso e sono gli islamisti a farla da padroni con un Governo che sembra avere rinunciato al suo ruolo.
Senza contare che il Paese è in balia di una guerra civile cominciata ben 8 anni fa.
Un’insurrezione tuareg nel contesto della quale ovviamente hanno potuto trovare facili opportunità di espansione i gruppi jihadisti attivi nel Sahel.
È proprio con l’obiettivo di contrastare il terrorismo islamista che in Mali si trovano ad operare numerose forze straniere ed internazionali,.
In primis i francesi con l’operazione “Barkhane” e gli Stati membri della Task Force G5 Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Niger, Mauritania) ma almeno per ora e con tutto l’impegno possibile i risultati sono davvero minimi.

Missione contro il terrorismo nel Sahel
In Niger invece la situazione è un pochino diversa. Anche in questo Paese gli attacchi a due villaggi hanno provocato parecchie vittime civili e la questione sicurezza è più che mai una spada di Damocle per il Governo nigerino.
Tra Niger e Mali più che un semplice confine di Stato c’è una terra di nessuno fatta di violenza, soprusi e terrore.
Solo nei primi giorni di quest’anno due militari francesi hanno perso la vita in seguito alla deflagrazione di un ordigno inesploso e 100 civili sono caduti vittime di attacchi terroristici.
Nel Paese africano tra poco ci saranno le elezioni presidenziali che vedranno sfidarsi Mohamed Bazoum, candidato del partito al potere che è arrivato in larga misura in testa (39% dei voti) e Mahamane Ousmane (17% dei suffragi).
Quest’ultimo è stato il Primo presidente democraticamente eletto in Niger nel 1993, prima di essere deposto da un colpo di Stato tre anni dopo. Questo potrebbe essere determinante.
Ma non si può dimenticare il grande carisma di Mahamadou Issoufou, Presidente uscente che vede il suo ex ministro degli interni come favorito e l’unico che può riportare il Niger ad essere unito dopo tante lotte intestine.
Il Presidente del Niger uscente Mahamadou Issoufou.
Saranno elezioni non facili tra rischio virus e una minaccia terroristica mai così marcata che rischia di costare al Paese altre vittime.
L’elezione di Mohamed Bazoum vorrebbe dire continuare ad avere un Governo alleato della Francia e degli Stati Uniti nella lotta ai jihadisti e questo vorrebbe dire avere la possibilità di continuare con la missione Barkhane.
Nonostante gli attacchi mortali contro le posizioni dell’Esercito, infatti i servizi di sicurezza nigerini stanno resistendo e continuano le loro riforme del settore difesa.
Il Paese rimane e rimarrà all’indomani dello scrutinio un alleato di primo piano per la Francia e gli Stati Uniti, nella lotta contro il radicalismo nel Sahel.
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