Di Fabrizio Scarinci
PARIGI. Secondo quanto dichiarato oggi dal Presidente Macron, il personale diplomatico francese presente in Niger starebbe sperimentando, da settimane, una condizione di vera e propria prigionia.
In seguito al colpo di Stato del 26 luglio scorso, infatti, la nuova giunta militare al potere avrebbe denunciato tutti gli accordi di cooperazione esistenti tra Parigi e Niamey, chiedendo l’immediata partenza dell’Ambasciatore Sylvain Itté (ufficialmente dichiarato “persona non grata”) e il progressivo rimpatrio dei circa 1.500 soldati transalpini di stanza nel Paese.
Inizialmente, tali richieste sarebbero state tutte rispedite al mittente da un governo francese intenzionato a non riconoscere il nuovo esecutivo.
In un secondo momento, invece, Parigi avrebbe accettato (in maniera “discreta”) di iniziare a discutere l’eventuale ritiro di una parte delle sue truppe (che, in ogni caso, avrebbero comunque cessato di cooperare con quelle nigerine in materia di contrasto al fenomeno del terrorismo).
Neppure questo passo sarebbe, però, bastato a far sì che il nuovo governo, comunque non riconosciuto, fermasse le proprie pressioni sull’Ambasciata, il cui personale risulta impossibilitato ad uscire dall’edificio almeno dal 28 agosto scorso.
Ciononostante, il governo francese sembrerebbe ancora escludere di poter mutare la propria linea riguardo al riconoscimento, dato che lo stesso Macron, rispondendo ad alcune domande della stampa sul possibile rimpatrio di Itté, avrebbe chiarito che ogni eventuale iniziativa di questo tipo sarebbe stata comunque concordata con il Presidente Bazoum, ovvero il capo dell’esecutivo rovesciato dai golpisti.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Quai d’Orsay, che, sempre alla stampa, avrebbe specificato come l’Ambasciatore Itté stia continuando il proprio lavoro a Niamey e come, almeno per ora, non vi siano grandi novità riguardo ai suoi impegni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA