Nuovi Typhoon all’Arabia Saudita: il punto della situazione

Di Fabrizio Scarinci

BERLINO. Hanno fatto molto discutere, nel corso degli ultimi mesi, i numerosi problemi (di carattere squisitamente politico) emersi all’interno del Consorzio Eurofighter con riferimento alla vendita di un ulteriore lotto di caccia Typhoon all’Arabia Saudita.

Avendo in linea ben 72 di questi jet (di cui 48 appartenenti alla Tranche 2 e 24 alla più moderna Tranche 3) la Royal Saudi Air Force si configura, infatti, come il più grande cliente del Consorzio all’infuori dei quattro Paesi che lo compongono (Regno Unito, Germania, Italia e Spagna) e mira da tempo ad ottenere almeno altri 48 velivoli.

Typhoon saudita in fase di decollo

Negli ultimi anni, tuttavia, né il governo di Riyadh, né i Paesi del Consorzio sembrerebbero aver intrapreso delle serie trattative a riguardo, anche perché, nel 2018, a seguito dell’uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi (avvenuta, secondo la CIA, all’interno del consolato saudita di Istanbul per ordine dello stesso Mohammad bin Salman) il governo tedesco avrebbe deciso di vietare l’esportazione di armi all’Arabia Saudita.

La questione sarebbe, però, tornata alla ribalta nel marzo dello scorso anno, quando il governo di Riyadh e quello di Londra (che, insieme a BAE Systems, gestisce la presenza del Consorzio nel ricco mercato saudita) avrebbero firmato un’importante dichiarazione d’intenti finalizzata a rafforzare la cooperazione tecnico-industriale tra i due Paesi riguardo allo sviluppo di aerei da combattimento.

In tale occasione, infatti, oltre a spingere per ritagliarsi un ruolo nel Programma anglo-italo-giapponese GCAP (cosa probabilmente in fase di discussione, ma che, ovviamente, necessiterebbe anche del consenso di Roma e di Tokyo), il governo saudita sarebbe tornato ad insistere anche per l’ultima Tranche di 48 Typhoon, facendo inevitabilmente emergere il problema dell’embargo tedesco.

Rappresentazione digitale del Global Combat Air Program

Nei mesi successivi si sarebbe, dunque, innescata una lunga scia di polemiche tra i governi di Germania e Regno Unito, con il primo avrebbe più volte ribadito di non voler mutare il proprio approccio alla questione e il secondo che avrebbe più volte cercato di far notare come, insistendo sulla sua linea poco attagliata ai dettami della “realpolitik”, Berlino stesse impedendo anche ad altri Paesi di coltivare le proprie relazioni industriali con l’importante partner saudita.

Nell’ottobre scorso, poi, la situazione sarebbe stata resa ancor più incandescente dall’annuncio di Riyadh (anch’essa fortemente irritata dalla situazione) di voler sondare con Parigi la possibilità di acquistare 54 caccia multiruolo Dassault Rafale in sostituzione dei Typhoon.

A questo punto, anche per non essere bollato come un partner inaffidabile, il governo tedesco avrebbe iniziato a studiare un modo per “uscire dall’angolo” e, nel giro di qualche mese, avrebbe finito per abbandonare la sua opposizione alla vendita, motivando il suo nuovo approccio con il forte apprezzamento per l’atteggiamento costruttivo tenuto da Riyadh nell’ambito dell’ultima crisi mediorientale, in cui, pur venendosi a trovare in una situazione di imbarazzo nei confronti di un’opinione pubblica araba caratterizzata da posizioni decisamente filo-palestinesi, il governo saudita ha notoriamente scelto di non abbandonare il processo di normalizzazione delle proprie relazioni con Israele (visto, molto probabilmente, come il più valido alleato possibile al fine di contenere l’Iran e i suoi “proxies” regionali).

Eurofighter saudita in fase di atterraggio

Ad annunciare per primo la svolta di Berlino sarebbe stato, peraltro proprio durante la sua ultima visita ufficiale a Tel Aviv, il ministro degli Esteri della Repubblica Federale Annalena Baerbock.

Tale posizione sarebbe stata poi confermata anche dal cancelliere Olaf Scholz, che, nonostante i non pochi malumori suscitati all’interno della sua coalizione di governo, sembrerebbe ora orientato a dare il via libera ad un eventuale accordo di vendita.

Se quest’obiettivo verrà, poi, effettivamente raggiunto si avrà modo di scoprirlo solo nei prossimi mesi, anche se, in ragione dell’ormai acquisita familiarità dei piloti sauditi con il velivolo, del consolidato rapporto di cooperazione esistente tra Londra e Riyadh (che, oltre ad utilizzare i Typhoon e i Tornado IDS, in passato ha anche operato con mezzi quali l’English Electric Lightning e il Tornado ADV), nonché della volontà saudita di accedere al programma GCAP, le premesse sembrerebbero esserci tutte.

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