Di Chiara Cavalieri
TEL AVIV (nostro servizio particolare). L’incidente della USS Liberty rappresenta uno degli episodi più controversi e dibattuti della storia militare moderna.
L’ 8 giugno 1967, durante la Guerra dei Sei Giorni, la nave spia americana USS Liberty fu attaccata da forze aeree e navali israeliane in acque internazionali al largo del Sinai, causando 34 morti e 171 feriti tra l’equipaggio statunitense.
Nonostante le indagini ufficiali abbiano classificato l’evento come un tragico errore, numerose incongruenze e testimonianze continuano a sollevare dubbi sulla reale natura dell’attacco.
Il contesto storico e la posizione della Liberty

La USS Liberty era una nave tecnica di ricerca (AGTR-5) convertita da un cargo della Seconda Guerra mondiale e equipaggiata con sofisticate apparecchiature di intercettazione elettronica per conto della NSA .
Durante la crisi mediorientale del 1967, l’unità navale fu ridislocata dalle coste africane al Mediterraneo orientale per monitorare le comunicazioni durante il conflitto tra Israele e i Paesi arabi confinanti .
Al momento dell’attacco, la Liberty si trovava a circa 13 miglia nautiche dalla costa del Sinai, in acque internazionali, chiaramente identificabile come nave americana:
- Bandiera degli Stati Uniti ben visibile
- Nome “USS Liberty” e sigla “GTR-5” dipinti in grandi caratteri sullo scafo
- Profilo riconoscibile come nave da ricerca piuttosto che unità da combattimento
La dinamica dell’attacco: un’aggressione prolungata e metodica
L’attacco si sviluppò in due fasi distinte e durò complessivamente circa 85 minuti :
- Fase aerea durò dalle ore 14.00 alle ore 14.20
- Gli aerei israeliani Mirage III effettuarono almeno sei passaggi di mitragliamento, concentrandosi sulle antenne e sui sistemi di comunicazione
- Furono effettuati successivi attacchi con bombe al napalm e razzi che causarono vasti incendi a bordo
- L’equipaggio issò una nuova, più grande bandiera dopo che la prima era stata distrutta.
Fase navale navale (dalle 14.30 alle ore 15.05)
- Tre motosiluranti israeliane lanciarono cinque siluri, uno dei quali colpì la nave creando un’enorme falla (12 metri di diametro)
- Le unità navali mitragliarono le scialuppe di salvataggio che venivano calate in acqua
- Solo quando l’equipaggio riuscì a ristabilire parzialmente le comunicazioni e a contattare la portaerei USS Saratoga, l’attacco cessò.
Le incongruenze e i dubbi sull'”errore” israeliano
Nonostante le scuse ufficiali di Israele e la classificazione dell’incidente come caso di “fuoco amico”, numerosi elementi sollevano seri interrogativi:
- Identificazione pre-attacco: La Liberty era stata sorvolata più volte in mattinata da ricognitori israeliani che avevano scambiato saluti con l’equipaggio. Documenti della CIA confermano che i piloti israeliani avvistarono la bandiera americana solo dopo aver iniziato l’attacco
- Durata e intensità dell’attacco: L’azione si protrasse per quasi due ore nonostante la chiara identificazione della nave come americana.. I piloti israeliani intercettati dalle comunicazioni NSA riferivano di vedere la scritta “GTR-5” e la bandiera statunitense
- Tentativo di distruggere le prove: L’attacco alle scialuppe di salvataggio e la sistematica distruzione delle apparecchiature di comunicazione suggeriscono un tentativo di eliminare testimoni e prove .
- Blocco dei soccorsi americani: Il Segretario alla Difesa Robert McNamara personalmente richiamò i caccia inviati dalla USS Saratoga in soccorso alla Liberty .

Le teorie sulle motivazioni dell’attacco
Numerose ipotesi sono state avanzate per spiegare un eventuale attacco deliberato:
- Coprire crimini di guerra: La Liberty avrebbe potuto intercettare comunicazioni su esecuzioni di prigionieri egiziani a El Arish
- Impedire la scoperta dei piani per il Golan: L’attacco avvenne il giorno prima dell’offensiva israeliana sulle alture del Golan, operazione che gli USA avrebbero potuto contrastare
- Provocare un intervento americano: Alcuni teorizzano che Israele volesse far apparire l’attacco come opera egiziana per coinvolgere gli USA nel conflitto .
- Impedire la scoperta dell’attacco alla Siria: Secondo alcune fonti, la nave avrebbe potuto rivelare preparativi israeliani che avrebbero giustificato un intervento sovietico .
Le indagini e il cover-up
Le inchieste ufficiali presentano numerose ombre:
- La Corte di inchiesta della Marina americana lavorò sotto forti pressioni politiche
- I sopravvissuti furono costretti al silenzio con ordini di non divulgazione
- Documenti chiave della NSA rimangono classificati nonostante le richieste FOIA
- Il rapporto Clifford parlò di “grave negligenza” ma scagionò i vertici israeliani.
Nonostante ciò, numerose fonti autorevoli, tra cui analisti della CIA e della NSA, continuano a sostenere la tesi dell’errore, sottolineando:
- La confusione del campo di battagla
- La somiglianza della Liberty con la nave egiziana El Quseir
- L’assenza di prove documentali di un ordine deliberato.
Il risarcimento di Tel Aviv e l’assenza di un’indagine del Congresso
Israele ha ammesso l’errore, affermando di aver scambiato la USS Liberty per una nave egiziana, e ha versato un indennizzo complessivo di 12 milioni di dollari: 6 milioni alle famiglie delle vittime e altri 6 per i danni alla nave.
Tuttavia, non è mai stata presentata un’ammissione formale di colpa né una richiesta ufficiale di scuse.
Ancora più sorprendente: il Congresso degli Stati Uniti, a distanza di oltre mezzo secolo, non ha mai aperto un’inchiesta indipendente sull’accaduto.
Il commento cinico del Generale di Brigata israeliano Yiftah Spector

In un’intervista del 2003, il Generale di Brigata israeliano Yiftah Spector, uno dei piloti coinvolti nell’attacco, dichiarò che l’errore fu “comprensibile” date le condizioni del conflitto.
Ma poi aggiunse, con tono glaciale: “La Liberty fu fortunata che il mio aereo fosse leggermente armato. Se avessi avuto una bomba, la nave sarebbe ora sul fondo, come il Titanic.”
Queste parole hanno scatenato indignazione negli ambienti militari e diplomatici americani, ma non hanno mai portato ad alcuna azione concreta per fare luce sull’accaduto.
Una ferita ancora aperta
A oltre mezzo secolo dai fatti, l’attacco alla USS Liberty rimane una pagina oscura della storia militare americana e dei rapporti USA-Israele.
Mentre le indagini ufficiali parlano di tragico errore, le numerose incongruenze e le testimonianze dei sopravvissuti continuano a sollevare dubbi sulla versione ufficiale .
La mancata desecretazione di documenti chiave e l’assenza di un’inchiesta congressuale indipendente alimentano le teorie del cover-up, lasciando le famiglie delle vittime senza risposte definitive.
Come osservò il giudice Cristol, esperto della vicenda, l’incidente della Liberty rappresenta “un classico esempio delle terribili conseguenze che possono verificarsi quando forze amiche non informano gli amici dei propri movimenti”.
Ma anche un monito sui pericoli dell’eccessiva segretezza nelle relazioni tra alleati.
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