Perù: breve storia sulle Dogane e sulle Guardie Doganali. Duecentocinquant’anni al servizio del Paese

Di Gerardo Severino*

LIMA (nostro servizio particolare). Lo scorso 2 ottobre, le Dogane della Repubblica del Perù hanno ufficialmente compiuto, come Istituzione Governativa autonoma, ben 250 anni di vita, un traguardo storico davvero straordinario, al quale hanno contribuito anche non pochi emigranti italiani, che vi servirono sia come funzionari che come militi della Guardia Doganale.

Per questo specialissimo anniversario, anche grazie alla consultazione dell’ottimo lavoro di Rafael García M. (già Vice Soprintendente nazionale delle Dogane del Perù), dal titolo “La Aduana del Perú: transformaciones, logros y perspectivas”, pubblicato in rete nel 2014, abbiamo voluto raccogliere in queste brevi note le tappe più significative di tale nobile Istituzione, memori, fra l’altro, di un sistema amministrativo a noi Italiani particolarmente familiare, essendo molto simile a quello che, a partire dal 1734, fu adottato, nel Regno di Napoli, da Re Carlo III di Borbone, futuro Re di Spagna.

Antico lasciapassare rilasciato dalla Dogana di Lima

In tale avventura non mancheremo, infine, di ricordare il Corpo che, ancor prima della stessa istituzione del “Sistema Dogane” operò (e opera tuttora in Perù) per la repressione del contrabbando e per la vigilanza doganale delle frontiere.

Ci riferiamo ovviamente al Corpo di Polizia denominato “Resguardo Aduanero” (“Guardia Doganale”), una delle più antiche Milizie Doganali operanti al mondo.

Due secoli e mezzo di storia e di fedeltà al Paese (1773 – 2023)

La Dogana del Perù è una delle Istituzioni pubbliche più antiche del Paese.

Fu di fatto istituita il 2 ottobre del 1773, dall’allora Viceré Amat y Juniet, il quale, proprio in quella data approvò il primo “Regolamento di Commercio e di Organizzazione Doganale”, in virtù del quale nacque la Real Dogana di Lima, inquadrata nella Tesoreria Reale.

Foto di gruppo dopo un’esercitazione militare

Ciò non voleva certo dire che, prima di allora, la Spagna Coloniale avesse rinunciato alla principale forma di percezione di reddito, per l’appunto l’imposizione doganale, rivolta alle merci esportate o importate, la quale era rappresentata dal cosiddetto “Almojarifazgo[1], vale a dire il dazio che veniva pagato per i beni o le merci che uscivano dal Regno, così come per quelle che vi venivano introdotte, o per quelle che venivano scambiate da un porto all’altro della Spagna.

Inizialmente, la riscossione di tale imposizione era affidata all‘Almojarife, un termine di origine araba che vuol dire “Ispettore”.

Successivamente, tale competenza fu affidata al Tribunale Consolare, un Organismo istituito nel 1613, predecessore dell’attuale “Camera di Commercio”, del quale facevano parte i principali mercanti e armatori dell’epoca.

In seguito, la responsabilità della riscossione dell’imposta fu estesa alla Regia Amministrazione delle Accise, che aprì un proprio Ufficio nello storico porto del Callao.

Erano anni nei quali era molto sentita l’organizzazione delle attività portuali, soprattutto quelle mercantili.

La Dogana di Muacho (Perù)

Tanto è vero che alla loro regolamentazione avrebbe energicamente provveduto il Viceré Don José Antonio Manso de Velasco, Conte di Superunda, predecessore di Amat, che, nel dare inizio alla costruzione della fortezza “Real Felipe” (necessaria onde garantire la difesa del Callao dall’assalto dei pirati), fece realizzare una banchina di legno di 53 libbre, provvedendo, fra l’altro, alla sistemazione urbana del futuro quartiere di Bellavista, allora principale sede dei magazzini portuali.

Fu chiaro, sin da allora, quale fosse l’obiettivo primario del Virreinato, quello cioè di garantire e sostenere il ritmo di crescita degli scambi commerciali, fulcro dell’economia della stessa Madrepatria, in Europa, nonché di disciplinare al meglio l’entrata e l’uscita delle merci che viaggiavano via mare.

Man mano che il porto del Callao andava acquistando maggiore importanza e grandezza, tanto da assurgere al ruolo di base fondamentale per gran parte del commercio delle Colonie Spagnole in Sud America, anche la riscossione delle tasse provenienti da questo flusso economico divenne sempre più promettente e, soprattutto, redditizia per la stessa Madrid.

Il mastodontico Castello Real Felipe al Callao

Fu così che, con un Reale Ordine del 15 novembre 1770, il Viceré Manuel Amat y Juniet istituì il primo “abbozzo” di una Dogana Regia in Perù, la quale, tuttavia, stentò a “prendere il volo”.

Sebbene i termini della norma del 1770 fossero sufficientemente chiari, soprattutto riguardo al trasferimento della responsabilità amministrative e giuridiche della riscossione delle tasse e degli uffici Almojarifazgo della Regia Dogana, il funzionamento effettivo della nuova Istituzione richiedeva norme precise.

Dunque, fu proprio con la prima citata Ordinanza del 2 ottobre 1773 che lo stesso Viceré approvò il richiamato “Regolamento…”, grazie al quale il “Sistema Doganale” Peruviano, per quanto ancora lentamente, cominciò a funzionare effettivamente.

Fin da allora, la Regia Dogana del Virreinato del Perù ebbe uno scopo ben chiaro: quello di essere un efficace strumento di riscossione, ma anche di tutela della politica commerciale Statuale, impedendo così l’entrata e l’uscita di determinate risorse, nonché contribuire alla sicurezza politico-militare delle frontiere, soprattutto marittime, spesso minacciate anche dalle agguerrite organizzazioni piratesche.

La Dogana di Iquitos

Anche per tali motivi, il Servizio Doganale fu situato presso i principali porti dell’epoca, come Paita, Pisco, Pacasmayo e, ovviamente, il Callao.

Ebbene, per molti anni, l’Amministrazione Centrale delle Dogane del Virreinato del Perù (lgs. anche “Direzione Generale”[2]) avrebbe occupato l’edificio della Scuola San Carlos, nell’attuale Avenida Abancay, a Lima.

Mentre nel porto del Callao continuò a operare il primitivo Ufficio Doganale, con accanto la caserma della stessa Guardia Doganale, cui spettava, come vedremo, la vigilanza armata per la repressione del contrabbando e l’osservanza delle norme frontaliere.

La Dogana di Paita – Piura

Rimanendo in tema di “logistica doganale” ricordiamo, poi, che nel 1836, l’allora Presidente della Repubblica, Maresciallo Luis José Obegoso, cambiò la destinazione d’uso della fortezza spagnola “Real Felipe”, onde trasformarla in edificio per la Dogana Centrale, la quale avrebbe assolto a tale compito fino al 1934, anno in cui il Presidente Oscar R. Benavides ne ordinò il trasferimento presso il nuovo Terminal Marittimo, sempre al Callao.

Agli Uffici Doganali furono demandati vari compiti, oltre a quello della normale “riscossione” dei tributi doganali in entrata e uscita.

Ad essi fu, quindi, associata una generale competenza riguardo allo scambio di merci, al transito delle merci attraverso il territorio, al controllo politico-militare delle frontiere, sia terrestri che marittime, quindi la vigilanza nei porti, la stessa che, a partire dalla metà del XX secolo, sarebbe stata assicurata, almeno inizialmente, anche presso gli aeroporti di Santa Cruz e Limatambo.

La Dogana di Payta

All’inizio del XX secolo, l’attività doganale nella Repubblica del Perù era svolta dalla “Soprintendenza delle Dogane”, consolidata poi nel 1947 con la creazione del “Consiglio Nazionale del Commercio Estero” e del “Consiglio Superiore delle Dogane”, organismi voluti dal Governo del Presidente José Luis Bustamante y Rivero, quali Istituzioni cui demandare la supervisione del flusso del commercio estero e delle merci.

Nel 1969, in virtù del Decreto Legge 17521, la “Soprintendenza delle Dogane” riassunse il nome di “Direzione Generale delle Dogane”, dipendente dal Ministero delle Finanze, mentre nel 1973 l’Istituzione divenne l’unica a operare nel campo doganale, sotto l’organizzazione tecnica del Ministero del Commercio, tornando nuovamente al Ministero dell’Economia e delle Finanze nel 1978.

Dieci anni dopo, nel 1988, con la legge 2829, fu creata la “Amministrazione Nazionale delle Dogane”, istituzione pubblica decentrata del settore Economia e Finanza, con personale tecnico, finanziario e amministrativo dotato di autonomia funzionale.

La Dogana di Pisco

Nel frattempo – era la metà degli stessi anni ’80 – la sede centrale delle Dogane del Perù si trasferì in un edificio in Lord Cochrane Avenue, nel quartiere residenziale di San Isidro. Vi rimase fino al 1992, anno in cui l’istituzione acquistò un proprio edificio direzionale.

Ciò rientrava nell’ambito di un processo di trasformazione senza precedenti, grazie al quale le Dogane Peruviane assursero al ruolo di Istituzione di primaria importanza, peraltro leader tra le Agenzie Doganali del Centro-Sud America.

Tale processo di ammodernamento, iniziato per l’appunto nel 1992, oltre a una serie di miglioramenti amministrativi e procedurali, si completò ulteriormente nel corso del 1996, allorquando l’Amministrazione operativa decentrata diede vita allo scambio di informazioni, anche di natura commerciale, attraverso i sistemi on-line.

Il Corpo del Resguardo in una parata militare

Ciò tenendo presente che lo stesso miglioramento del Sistema del commercio internazionale va di pari passo con i progressi tecnologici.

Da allora, sia la struttura, l’organizzazione operativa e le capacità funzionali delle Dogane Peruviane hanno subito trasformazioni significative.

Le Dogane si sono particolarmente evolute, trasformandosi da Entità di riscossione netta a un’Organizzazione amministrativa e di Polizia destinata al controllo delle merci e alla relativa tutela delle produzioni locali, mantenendo sempre la funzione di raccolta dell’imposizione.

Da ultimo, nel luglio 2002, con il Decreto Supremo 061-2002-PCM fu deciso che la “Soprintendenza Nazionale delle Dogane (SUNAD)” e la “Soprintendenza Nazionale dell’Amministrazione Fiscale (SUNAT)” si fondessero in un unico organismo, la “Soprintendenza Nazionale dell’Amministrazione Doganale e Tributaria (SUNAT)”, dipendete dal Ministero dell’Economia e Finanze, nel contesto di un più ampio sforzo di modernizzazione dell’intero Stato, cercando così l’integrazione delle funzioni e delle competenze organizzative nel settore pubblico.

La sede del Ministero delle Finanze – Lima anni Cinquanta

Con tale riforma, l’Istituzione ha compiuto un ulteriore salto verso un modello doganale che faciliti il ​​commercio internazionale, con il mandato di tutelare il Paese dalla circolazione di merci pericolose, dal contrabbando e da altre forme di frode fiscale-doganale.

Il “Corpo del Resguardo Aduanero”. Origini storiche e compiti istituzionali (1715 – 2023)

L’attuale Polizia Doganale del Perù ha origini veramente remote, risalendo al 5 novembre del 1715, allorquando con apposita Real Cédula, l’allora Viceré, Don Nicola Carmine Caracciolo[3], istituì il “Cuerpo del Resguardo Aduanero”, con lo scopo di contrastare il contrabbando che affliggeva le coste del Verrinato.

Si trattava, in realtà, di una naturale conseguenza dell’Ordine Reale che era stato affidato al Viceré di origini italiane dalla stessa Corona di Spagna, vale a dire: porre fine al contrabbando, soprattutto quello armato dai Francesi, fenomeno che, in qualche modo, era stato protetto dal suo immediato predecessore, l’Arcivescovo Diego Morcillo Rubio de Auñón de Robledo.

Resguardo Callao

Fu, invece, a partire proprio dal 2 ottobre del 1773 che l’organizzazione delle Dogane del Virreinato del Perù avrebbe dato vita a un nuovo modello di controllo doganale, adottando usi e costumi molto simili a quelli militari.

Del resto, le difficili condizioni del lavoro degli addetti al “Resguardo”, legate essenzialmente sia all’asprezza della vita operativa nei porti, che alla durezza in sé derivata dalla stessa imposizione dei dazi, cui le Dogane Reali  “costringevano” sia i mercanti che i loro clienti, diedero vita ad un’organizzazione dotata di poteri ben precisi, ma soprattutto di capacità coercitive, tanto da poter fare uso delle armi.

Francisco Goya – El Resguardo de Tabacos – Madrid, Museo del Prado

Ci piace ricordare, in tale ambito, il celebre quadro di Francisco de Goya, “El Resguardo de Tabacos[4], oggi esposto presso il celebre Museo del Prado, a Madrid, ove le Guardie destinate alla repressione del contrabbando di tabacco, allora molto frequente e pericoloso in Spagna, vengono raffigurate con la celebre uniforme del soldato Spagnolo d’allora, ma soprattutto con le armi d’ordinanza.

Considerata la sua peculiare funzione di Soldato di frontiera, idoneo, quindi, anche a combattere contro un probabile nemico, i membri del Corpo avrebbero mantenuto, oltre ai ruoli che potremmo definire di “Polizia Doganale” anche altre funzioni tipicamente militari e di Polizia.

Tutto questo potendo contare su di un proprio modello strutturale che, nel tempo, sarebbe stato dotato di strumenti giuridici, tecnici e simbolici, onde poter assolvere adeguatamente all’esercizio dell’autorità delegata.

Terminal Marittimo e Dogana di Callao

In uniforme, quindi, gli appartenenti al Corpo furono ben presto destinati anche nelle zone più impervie e difficili del Perù, coadiuvando i funzionari doganali (almeno degli Uffici più grandi), ovvero provvedendo anche da soli al controllo del carico e scarico delle merci dalle navi, naturalmente per assicurare sia l’esatta applicazione e riscossione dei “diritti di confine”, sia per combattere il contrabbando, fenomeno sempre in evoluzione e non estraneo alle più disparate trovate onde occultare con abilità la merce.

Il Corpo è stato più volte oggetto di riforme migliorative, tanto più che il Paese vedeva in esso uno strumento di Polizia unico e indispensabile.

Squadra di Guardie Doganali in una cerimonia pubblica

Inoltre, lo Stato ha avuto sempre più ragioni per proteggerlo, dal momento che le Dogane avevano raccolto, durante gli anni a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento, ben la metà delle entrate fiscali di cui aveva bisogno per soddisfare i propri fini.

Il “Corpo del Resguardo Aduanero”, quale <<Corpo di Polizia organizzato militarmente>>, è stato presente nelle varie fasi della storia Peruviana, gran parte delle quali già raccontate ai lettori di Report Difesa con altri saggi.

Unità cinofila

Dalle varie tappe che avrebbero portato all’Indipendenza del Paese dalla Spagna alla “Guerra del Pacifico”, a quella con l’Ecuador, ma anche e soprattutto nell’adempimento dei loro doveri, le Guardie Doganali del Perù sono state vittime di contrabbandieri, narcotrafficanti e terroristi, offrendo la propria vita nel rispetto di una sacra missione al servizio del Paese, quella della difesa politico-militare delle frontiere: un compito che in Italia viene svolto dalle Fiamme Gialle, sorte nel 1774, quindi molto prossime a festeggiare anche loro i propri 250 anni di vita.

Ma questa è un’altra storia…

NOTE

[1] L’Almojarifazgo era una tassa del 10% su tutti i tipi di prodotti importati, e l’importo veniva calcolato sul valore delle merci nelle Indie e nemmeno sul prezzo di queste nel porto di imbarco originario.

[2] La Direzione Generale delle Dogane era stata istituita nel 1833, allo scopo di centralizzare le attività doganali svolte in tutto il Paese, evitando così le gestioni autonome.

[3] Carmine Nicolao Caracciolo, 5° Principe di Santo Buono, Grande di Spagna (Bucchianico, 5 luglio 1671 – Madrid, 26 luglio 1726), fu Viceré spagnolo del Perù dal 1713 (s’insediò a Lima il 5 ottobre 1716) al 26 gennaio 1720.

[4] Il quadro fu realizzato tra il 1779 e il 1780, nell’ambito della quarta serie di cartoni per arazzi degli Aragonesi, destinati alla camera da letto dei Principi delle Asturie, allora dimoranti nel Palazzo del Pardo.

*Colonnello (Ausiliaria) della Guardia di Finanza – Storico Militare

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