PERU’: STORIA DEL COLONNELLO FRANCISCO BOLOGNESI CERVANTES. IL LIGURE CHE VISSE E MORÍ PER IL PAESE ANDINO

Di Gerardo Severino* 

LIMA (nostro servizio particolare). Nella carrellata di fatti e personaggi storici legati al rapporto che l’Italia ha avuto con l’America Latina, nel corso dei secoli, non ci eravamo ancora soffermati sul Perù, la storica Nazione ove la presenza degli italiani è molto più remota di quanto si possa immaginare.

La stessa risale, infatti, addirittura al periodo dei conquistadores spagnoli, quindi a molti secoli orsono.

Iniziamo i nostri servizi dedicati al Perù attraverso la figura di uno dei più celebri italo-peruviani che hanno contributo alla crescita morale di quel Paese, tanto da essere proclamato “Eroe Nazionale”, meritevole dell’intitolazione di monumenti, strade, di francobolli e monete e persino di una prestigiosa decorazione, mentre in Italia è praticamente sconosciuto ai più [1].

La battaglia di Arica e il sacrificio del Colonnello Bolognesi

Ci riferiamo al Colonnello Francisco Bolognesi Cervantes, un ufficiale dell’Esercito peruviano, passato alla storia del suo Paese per aver partecipato alla battaglia di Arica, nel corso della quale morì eroicamente, il 7 giugno 1880, combattendo al fianco dei suoi soldati, peraltro dopo aver pronunciato le testuali parole: “Ho dei sacri doveri da adempiere e li adempirò fino a quando non avrò esploso l’ultima cartuccia”. 

Le origini italiane e i primi anni a Lima

Francisco Bolognesi Cervantes nacque a Lima il 4 novembre del 1816, figlio di Andrés Bolognesi Campanella, un bravo violoncellista e direttore d’orchestra originario di Genova, il quale si era trasferito in Perù nel 1807 (alcune fonti citano il 1810) e di Juana Cervantes Pacheco, una peruviana.

Battezzato presso la Chiesa di San Sebastián, Francisco visse a Lima, ove compì i primi studi elementari, sino all’età di otto anni, allorquando si trasferì con tutta la famiglia ad Arequipa, città di origine della madre.

Fu proprio qui che qualche anno dopo, esattamente nel 1825, entrò nel celebre Seminario del Consiglio di San Jerónimo, dove venivano educati allora i rampolli delle migliori famiglie della città.

Dopo la morte prematura del padre, Francisco, che fra l’altro era anche molto bravo in matematica, fu costretto ad abbandonare il Seminario, andando così a lavorare (era il 1832) presso l’azienda commerciale dei signori Lebris e Violler.

Francisco Bolognesi nell’uniforme di ufficiale d’Artiglieria

Qui dimostrò ben presto la sua forte dedizione al lavoro, tanto da scalare rapidamente la carriera nell’ambito degli uffici amministrativi.

Si pensi, infatti, che già nel 1835, ad appena 19 anni era un abile e apprezzato contabile.

In verità le sue aspirazioni erano ben altre, volendo affrontare la gestione in proprio di un’attività commerciale e mercantile, come del resto era nelle tradizioni e nello stesso sangue di non pochi emigrati liguri.

Fu così che nel corso del 1840, ottenuto un prestito, Francisco Bolognesi avviò un’attività imprenditoriale in proprio, legata allo sfruttamento e al commercio della coca, del caffè, della cascarilla e della buccia, trasferendosi così nella regione montuosa di Carabaya, situata nel dipartimento di Puno.

La “scelta di campo” del 1853 e la nuova vita sotto le armi

L’avventura militare di Francisco Bolognesi Cervantes porta, invece, la data del 1853, epoca nella quale l’affermato commerciante (aveva allora 37 anni, era sposato e padre di figli) si trovava in visita alla famiglia, ad Arequipa.

Fu proprio qui che, assistendo ai preparativi per quella che doveva essere l’imminente guerra contro la Bolivia, operò quella che possiamo oggi definire come una vera e propria “scelta di campo”: abbandonare l’agiata vita di un imprenditore affermato per abbracciare quella delle armi.

Nonostante l’età riuscì a farsi arruolare come Ufficiale in 2^ di un Reggimento di Cavalleria, pronto così ad andare in guerra. In realtà, il temuto conflitto non ebbe luogo, anche se purtroppo innescò un pronunciamiento contro lo stesso Presidente del Perù, José Rufino Echenique, che portò allo scoppio di una vera e propria guerra civile, passata alla storia col nome di “Rivoluzione Liberale”, sotto la guida del ex Presidente Ramon Castilla.

Fu lo stesso Castilla che nominò Francisco Bolognesi Tenente Colonnello, destinandolo dapprima al servizio di Stato Maggiore e poi presso il 2° Battaglione Libero di Arequipa, del quale divenne Comandante in 2^.

ll Colonnello Francisco Bolognesi Cervantes

Dopo la definitiva sconfitta del Presidente Echenique nella battaglia della Palma, combattuta nei pressi di Lima il 5 gennaio del 1855, il nostro protagonista decise di rimanere in servizio nell’Esercito.

L’anno seguente troviamo, quindi, il Bolognesi al comandò dell’Artiglieria, impegnato così nella repressione della rivolta intentata dal Generale Manuel Ignacio de Vivanco.

Rimasto ad operare nella stessa città di Arequipa, Francisco fu di lì a poco promosso Colonnello.

Dal suo stato di servizio apprendiamo, oltre alle tappe di una fulgida carriera, anche i tanti e prestigiosi incarichi che il Presidente Castilla e gli stessi vertici dell’Esercito peruviano gli affidarono.

Nel 1860, tanto per citare un esempio tangibile, Francisco Bolognese è in viaggio per l’Europa, principalmente in Inghilterra, in cerca di armi da acquistare per conto del suo Paese.

Lo stesso avrebbe fatto nel corso del 1864, quando le armi servivano al Perù per affrontare la cosiddetta  “Guerra Ispano-Sudamericana[2].

Nel 1867, sotto la Presidenza di Mariano Ignacio Prado, il Colonnello Bolognesi dovette subire l’onta dell’arresto per motivi politici, anche se di lì poco fu liberato.

Dopo la caduta del Presidente Prado, il Colonnello Bolognesi tornò al servizio militare, comandando varie unità di Artiglieria.

Nel 1871, allorquando fu posto in congedo egli ricopriva la prestigiosa carica di Comandante in Capo dell’Artiglieria dell’Esercito.

Francisco Bolognesi di nuovo in guerra (1879 – 1880)

La tranquilla vita dell’ex imprenditore ed ufficiale Bolognesi fu, tuttavia, sconvolta a causa dell’innesco dell’ennesima guerra, passata alla storia come “Guerra del Pacifico[3], anche se più nota come “Guerra del Salnitro”, esplosa nel 1879 e che vide contrapporsi da un lato il Cile e dall’altro il Perù e la Bolivia [4].

Mantenendo fede alla suo profondo affetto per la Patria, allo scoppio del conflitto Francisco Bolognesi, ormai 64 enne chiese e ottenne di essere richiamato in servizio e, soprattutto, di partecipare al conflitto, come avrebbe fatto anche il fratello Mariano, anche lui Colonnello d’Artiglieria.

Destinato al fronte fu posto al Comando della 3^ Divisione, composta dal 2° Battaglione delle Guardie Ayacucho e Arequipa ed alla guida della quale partecipò alle azioni di San Francisco e Tarapacá.

La storia del conflitto ci ricorda che, dopo diversi giorni di assedio e bombardamenti, ma soprattutto a causa delle numerose vittime ricevute nel tentativo di rompere le difese peruviane di Arica via mare, il Comando delle truppe cilene dispose un massiccio attacco a terra, delegandone l’esecuzione al Colonnello Pedro Lagos.

In precedenza, un massiccio bombardamento era stato effettuato sempre sulla stessa Arica.

E fu così che all’alba del 7 giugno 1880 le truppe cilene scatenarono l’assalto alla città peruviana, esattamente nel settore orientale, difeso dai forti di Ciudadela ed Este.

Iniziò così la celebre “battaglia di Arica”, simbolo di quel lungo conflitto fraticida.

Il primo attacco cileno fu portato al forte di Ciudadela, laddove i Battaglioni Granatieri di Tacna e Artigiani di Arica resistettero egregiamente.

Seguì, poi, l’assalto e la caduta del Forte Est, in virtù delle quali il Colonnello Francisco Bolognesi ordinò ai Battaglioni Iquique e Tarapacá  (che si trovavano nel settore Nord) di ripiegare verso El Morro, il quale sarebbe stato difeso sino all’ultimo uomo dalla piccola Guarnigione, composta da circa 400 uomini.

I cileni (circa 5 mila uomini al comando del Generale Baquedano) assaltarono così El Morro, avanzando da Cerro Gordo.

E fu proprio nel bel mezzo del feroce corpo a corpo che ne derivò che il Colonnello Bolognesi cadde a terra ferito da un proiettile.

Nonostante ciò egli afferrò la sua rivoltella per continuare a combattere, ma fu fermato per sempre dal calcio di un fucile alla testa (secondo altre fonti, invece, da un secondo proiettile nemico) precedendo così sull’altare degli eroi i suoi valorosi soldati, subito dopo sterminati dagli stessi assalitori, come accadde al prode Capitano di Marina Juan Guillermo More, capo delle batterie del Morro, che combatté fino all’ultimo momento della sua vita con una rivoltella e una spada in mano [5].

La sua morte in battaglia gli avrebbe risparmiato il grande dolore di veder cadere, nel corso della stessa “Guerra del Pacifico” i suoi due figli minori, Augusto ed Enrique, che avevano preso parte al conflitto assieme all’altro fratello, Federico [6].

I giovani Bolognesi sarebbero stati gravemente feriti rispettivamente nelle battaglie di San Juan e Miraflores, morendo giorni dopo (gennaio 1881).

Enrico e Augusto Bolognesi figli del Colonnello anche loro caduti per la Patria nel 1880

Le spoglie mortali del Colonnello Bolognesi furono trasferite in Perù nel luglio dello stesso 1880, a bordo del bastimento “Limeña”, assieme ai corpi di altri due eroici caduti di Arica, il prima citato Capitano Juan Guillermo More e Ramón Zavala.

Attualmente riposano nella Cripta degli Eroi, presso il Cimitero principale di Lima.

La riconoscenza della Patria (1905 – 1989)

L’eroismo puro del Colonnello di origini italiane Francisco Bolognesi Cervantes non fu ovviamente dimenticato dalla sua Patria amatissima, il Perù, ove le sue gesta furono cantate dal poeta Chocano.

La Nazione intera, il 5 novembre del 1905 volle, invece, dedicargli un monumento nella stessa città di Lima, in quella che da allora fu chiamata Plaza Bolognesi.

La scultura originale era un’opera dello scultore catalano Agustín Querol e rappresentava l’eroico Ufficiale d’Artiglieria aggrappato a una bandiera e con il capo chino, nel preciso momento in cui soccombe in battaglia.

Negli anni ’50, per decisione del Governo del Generale Manuel Odría, essa fu però sostituita da un’altra, opera dello scultore peruviano Artemio Ocaña.

In questa nuova rappresentazione, l’eroe fu rappresentato in atteggiamento trionfante, innalzando la bandiera del Perù, scelta simbolica in virtù della quale, ogni 7 giugno in questa stessa piazza si celebra la “Giornata della Bandiera”.

E, sempre in suo onore una via della città di Arica porta attualmente il nome di “Calle Bolognesi“, mentre a Tacna, una sua statua si trova accanto all’Arco Parabolico sul Paseo Cívico.

Cartolina ricordo dell’inaugurazione della piazza e del monumento in onore del Colonnello Bolognesi

Nella stessa città, nel 1929, fu, invece, fondato il celebre  “Coronel Bolognesi Fútbol Club”.

Il suo coraggio e il suo valore in battaglia, passati alla storia come un esempio purissimo di un soldato che aveva saputo seguire la via dell’onore, furono i motivi per i quali Francisco Bolognesi fu persino dichiarato “Patrono dell’Esercito del Perù”, e ciò  per volere dello stesso Governo peruviano [7].

Gli onori alla tomba del Colonnello Bolognesi

Nel 1952, nella sua città adottiva, Arequipa, in suo onore fu istituito il “Collegio Militare Francisco Bolognesi”, nella cui piazza d’armi interna fu collocata un’altra statua che lo ricorda.

Sempre ad Arequipa vi è una piazza ed una via che porta il nome di Bolognesi, scelta operata anche dalla città di Chiclayo.

Anche alcuni navi della Marina Peruviana hanno portato e portano il suo nome.

Ultimo importantissimo atto di riconoscenza a suo favore porta una data più recente a noi, esattamente al 30 novembre del 1989, allorquando in virtù della Legge numero 25128, il Colonnello Bolognesi fu elevato al grado di Gran Maresciallo del Perù, vanto a questo punto sia del grande Paese andino che della lontanissima e spesso dimentica Italia.

NOTE

[1] Vi è solo un modesto riferimento biografico sulla nota Enciclopedia Militare, oltre ad una Via intitolatagli a Roma.

[2] La “guerra ispano-sudamericana”, detta anche “guerra del guano” vide contrapporsi la Spagna alle Repubbliche del Cile e del Perù, e, in misura minore, anche quelle della Bolivia e dell’Ecuador. Il conflitto ebbe inizio nel 1864, con l’occupazione da parte della Spagna delle Isole Chincha e si concluse con il trattato di pace firmato a Lima , il 12 giugno 1883. Questa guerra è conosciuta come la guerra contro la Spagna in Cile e Perù, e in Spagna come la prima “Guerra del Pacifico”.

[3] Sull’argomento vedasi Gerardo Severino – Roberto Bartolini, La Guerra del Pacifico (1879 – 1883), Marvia Edizioni, 2003.

[4] Il conflitto ebbe fine nel 1883 a favore del Cile. Alla Bolivia costò il suo dipartimento costiero, che era il suo unico accesso al mare, mentre al Perù la regione di Tarapacá.

[5] Ad Arica morirono circa 900 difensori peruviani, praticamente quasi i due terzi delle forze totali, mentre gli altri furono fatti prigionieri. Un numero così alto di vittime fu dovuto al fatto che molti feriti e prigionieri furono fucilati dai cileni.

[6] Francisco Bolognesi aveva avuto due mogli, María Josefa de la Fuente y Rivero, di Arequipa, dalla quale ebbe quattro figli: Francisco, Rosa, Maria Trinidad e Margherita. Dal secondo matrimonio con Manuela Medrano Silva, di Ica, Francisco Bolognesi ebbe altri quattro figli: Enrique, Federico, Augusto e Cesar.

[7] In virtù dell’Ordine Generale dell’Esercito del 2 gennaio 1951.

 

*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza- Storico Militare

 

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