Pirateria marittima, Confitarma chiede alla politica piu’ attenzione alla sicurezza degli equipaggi e delle navi

Roma (dal nostro inviato). Gli armatori guardano con estrema attenzione sia al Canale di Suez che al Golfo di Aden ed a quello di Guinea.

La pirateria marittima continua ad agire mettendo a rischio il 30% del traffico commerciale del petrolio ed oltre il 20% di tutti i carichi mondiali.

Un militare della Marina in missione anti pirateria

Ma non è un problema di un singolo armatore o di un singolo Paese. E’ un problema che incide sull’economia mondiale.

Il presidente di Confitarma (Confederazione italiana armatori), Mario Mattioli, nel suo discorso, oggi, all’Assemblea della sua organizzazione a Roma, ha evidenziato come non si possa “rischiare di marginalizzare e rendere insicuro il nostro Mare, nella sua piu’ ampia accezione di Mediterraneo allargato (un’area vasta che include anche il Mar Rosso, quello Arabico ed Il Golfo di Guinea) perchè ne risentirebbe la crescita del nostro sistema economico”.

Il presidente di Confitarma, Mario Mattioli

Un messaggio forte e chiaro perchè i traffici marittimi godono di buona salute. Nel 2017 circa il 60% delle merci importate ed il 50% di quelle esportate dall’Italia hanno viaggiato via acqua.

Il nostro Paese è uno dei principali in Europa nell’import e nell’export con il resto del mondo: circa 215 milioni di tonnellate.

Le navi portarinfuse e petroliere sono indispensabili non solo per alimentare la produzione e lo sviluppo del Paese, come il settore dell’industria manifatturiera ma anche la nostra vita quotidiana come cittadini.

Sono navi che spesso sono appetibili ai pirati.

Mattioli ringrazia la Marina Militare ed il Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera per il lavoro fatto e che fanno a supporto della sicurezza delle navi e dei marittimi.

“Ricordo – ha aggiunto Mattioli – che la sicurezza della navigazione nelle aree a rischio pirateria coinvolge anche l’attività di personale privato armato a bordo delle navi”.

Un sistema che per gli armatori “è a rischio ogni anno”. Un problema che ha bisogno di una soluzione visto che gli equipaggi potrebbero restare vittime di questi attacchi di pirati. “E’ un sistema – ha sottolineato il presidente di Confitarma – subordinato ad un regime di deroga temporanea per la mancata effettuazione di specifici corsi che, come noto, non sono stati mai attivati”.

Confitarma chiede al Parlamento di approvare la decima proroga. E sono passati ad oggi 6 anni.

Parlando sempre di sicurezza, in un periodo storico molto critico dove gli attacchi cibernetici sono all’ordine del giorno, Confitarma guarda con attenzione alla cybersecuity. Già l’anno passato, gli armatori avevano iniziato un approfondimento per fornire le linee guida da adottare in caso di attacco cyber da parte delle aziende ed a bordo delle navi.

La relazione del presidente Mattioli è stata incentrata anche sulla questione immigrazione.

Basti pensare che dal 2014 le navi mercantili hanno soccorso 84 mila persone (11.300 solo l’anno scorso) con un trend in calo nel 2018.

Un barcone di immigrati

“Possiamo affermare – ha aggiunto Mattioli – che la bandiera italiana è ancora quella maggiormente interessata dalle richieste di intervento in operazioni SAR (Search and Rescue)”.

Gli armatori, ha concluso il loro presidente, se dovessero ancora unn volta essere chiamati per soccorrere vite umane in mare non si tireranno indietro e risponderanno ad “ogni Autorità legittimata a livello internazionale”.

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