Polizia di Stato: il Corpo in visita a Melbourne per la cooperazione internazionale contro la ‘ndrangheta

MELBOURNE. Una delegazione della Polizia di Stato, guidata dal Prefetto Francesco Messina, Direttore Centrale Anticrimine, accompagnato dal Direttore del Servizio Centrale Operativo, Dott. Fausto Lamparelli, e dall’Esperto per la Sicurezza presso l’Ambasciata d’Italia a Canberra, dott. Mario Argenio, si è recata a Melbourne, in Australia, per incontrare i vertici dell’AFP (Australian Federal Police) per lo Stato del Victoria e per partecipare alla “Echo Task Force Gangs Conference”, con oltre 300 delegati delle Forze di Polizia statali e federali australiane, americane, inglesi e neozelandesi.

La Polizia di Stato in visita a Melbourne per la cooperazione internazionale contro la ndrangheta

Nel corso della visita, la delegazione ha partecipato a vari meeting operativi con gli organismi australiani deputati al contrasto della ndrangheta che è stabilmente presente ed attiva in territorio australiano da oltre 50 anni, in stretto collegamento con la Calabria.

La Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, da tempo mantiene rapporti di cooperazione con la Polizia Federale del Victoria e con l’Australian Criminal Intelligence Commission, struttura composta da magistrati e agenti federali; con essi sono state messe a punto iniziative – sia di tipo preventivo che repressivo – riguardanti lo sviluppo delle indagini su appartenenti a cosche di ndrangheta operanti in territorio australiano, ma strettamente in contatto con la casa madre reggina.

Un momento dell’incontro

Il tema del contrasto alla ‘ndrangheta è stato, inoltre, oggetto di una dettagliata relazione tenuta dal Prefetto Francesco Messina alla “Echo Task Force Gangs Conference”, dove sono state illustrate le principali modalità operative della criminalità organizzata di matrice calabrese all’estero, specialmente negli stati interessati – storicamente – dai flussi migratori provenienti dal sud-Italia, dove queste organizzazioni criminali sono riuscite anche ad infiltrarsi nell’economia locale riciclando e reinvestendo i proventi dei loro traffici illeciti, realizzando un fenomeno di “delocalizzazione delle mafie”.

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