Proiezione di Forza e deterrenza integrata: La postura avanzata della Polonia e le implicazioni strategiche dello sconfinamento C4ISR russo

Di Cristina Di Silvio*

VARSAVIA. Il recente sconfinamento di droni russi nello spazio aereo polacco rappresenta molto più di un semplice incidente tattico: è un evento dalla valenza strategica che scuote profondamente gli equilibri di sicurezza euro-atlantici.

Soldati polacchi recuperano un drone russo

La risposta immediata di Varsavia, con lo schieramento di 40 mila effettivi lungo i confini con Russia e Bielorussia, incarna una visione multilivello di deterrenza avanzata, coerente con le dottrine NATO mirate a contrastare le operazioni ibride e sotto-soglia.

Questo episodio, che si svolge in parallelo con un massiccio attacco ucraino tramite UAV e un’intensificazione degli strike russi nel Nord-Est dell’Ucraina, ci offre uno spaccato reale e inquietante della crisi in atto, sia sul piano operativo che su quello giuridico e politico.

L’incursione di droni militari russi nello spazio aereo polacco, probabilmente condotta nell’ambito di operazioni ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance) o forse frutto di errori di targeting durante le operazioni cinetiche in Ucraina occidentale, rappresenta un superamento concreto della linea di contatto tra NATO e Russia.

Al di là della sua natura – accidentale o intenzionale – essa configura una violazione netta dello spazio sovrano di uno Stato membro dell’Alleanza Atlantica, una linea rossa difficile da ignorare. In un contesto in cui Mosca opera costantemente nella zona grigia, sospesa tra pace e conflitto, sfruttando capacità C4ISR all’avanguardia, guerra elettronica (EW), cyber operazioni e strumenti di guerra informazionale, questo sconfinamento va interpretato come parte di una strategia consolidata di pressione sotto-soglia, studiata per testare e minare la coesione dell’Alleanza senza provocare una risposta diretta e immediata.

Varsavia, consapevole delle implicazioni operative e strategiche di questa provocazione, non ha scelto la via della mera protesta diplomatica, ma ha reagito schierando forze operative lungo i principali assi strategici del confine orientale: in particolare, la linea settentrionale in corrispondenza dell’oblast di Kaliningrad e il corridoio di Suwałki, cruciale snodo operativo per il mantenimento del collegamento terrestre NATO tra Polonia e Paesi Baltici.

Soldati polacchi

La mobilitazione di 40 mila militari polacchi supera quindi la soglia di una risposta meramente simbolica e si inserisce in una strategia di deterrenza convenzionale avanzata. Questa mossa riflette perfettamente la Integrated Deterrence Strategy adottata dalla NATO dopo l’invasione russa del 2022, volta a rafforzare la capacità di risposta e contenimento multilivello.

La Polonia, che oggi investe oltre il 4% del PIL nella Difesa, dispone di una delle concentrazioni più elevate di mezzi corazzati in Europa, potenziata dall’ingresso in linea di K2 Black Panther sudcoreani, M1A2 Abrams SEP V3 americani e sistemi di artiglieria HIMARS.

HIMARS in azione

La sua forza aerea, costituita da F-16 Block 52+ in attesa degli F-35A, e un crescente impiego di UAV tattici e MALE, completano un quadro di difesa aerea stratificata e resiliente, basata su sistemi Patriot PAC-3 MSE, CAMM e i futuri Sky Sabre.

Un F35A in volo

L’obiettivo di questa imponente postura militare è chiaro e diretto: rendere qualsiasi tentativo di pressione o penetrazione ai confini orientali dell’Alleanza non solo politicamente inaccettabile, ma anche economicamente e tatticamente insostenibile.

Questa non è una risposta emotiva o dettata dalla pressione del momento, ma una precisa attuazione di piani di contingenza che prevedono l’innalzamento del livello di prontezza lungo rotte operative di primaria importanza.

Tuttavia, questa crisi evidenzia una delle più profonde vulnerabilità dell’impianto difensivo euro-atlantico: l’ambiguità strategica inscritta nell’Articolo 5 del Trattato di Washington.

L’assenza di automatismi nella risposta alla violazione dello spazio sovrano lascia ogni Stato membro libero di decidere quali misure adottare.

Questa fluidità della soglia di attivazione della difesa collettiva rende possibile che Mosca, sfruttando la complessità di nuovi teatri operativi – dal cibernetico all’informazionale, fino allo spazio aereo periferico – metta alla prova la coesione NATO con azioni sotto-soglia che si collocano in un’area grigia tra conflitto e pace.

Putin e Gerasimov

 

La strategia russa, permeata dalla cosiddetta Gerasimov Doctrine e dal modello cinese della “guerra senza limiti”, gioca con asimmetrie normative e temporali per seminare confusione, abbassare le soglie di risposta e alimentare la paralisi decisionale.

Il rischio sistemico è che l’abitudine a incidenti minori possa normalizzare l’anomalia, erodendo progressivamente la capacità di reazione collettiva.

Parallelamente, la dimensione operativa sul campo evolve.

L’offensiva ucraina ha raggiunto una nuova soglia con il lancio di oltre 200 UAV contro obiettivi strategici in Russia, segnando un passaggio verso una guerra a capacità distribuita.

Strumenti a basso costo, ma numericamente saturanti, consentono all’Ucraina di esercitare dominio aereo e interdizione profonda in maniera resiliente.

Se i dati forniti da Mosca, con il presunto abbattimento di 221 UAV, appaiono sovrastimati per motivi propagandistici, essi testimoniano comunque l’aumento esponenziale delle capacità operative asimmetriche ucraine, supportate da modelli autoctoni come l’UkrJet UJ-22 e droni FPV modificati.

Dall’altra parte, i raid russi su Sumy, che impiegano Shahed-136 e missili balistici a corto raggio, ribadiscono la volontà di portare avanti una campagna di logoramento politico e civile, con attacchi che mirano a centri abitati e infrastrutture essenziali.

Un drone khamikhaze Shahed-136 iraniano 

La richiesta di Varsavia di convocare una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite rappresenta, più che un’azione operativa concreta, un gesto simbolico che mette in luce l’impotenza strutturale di un organismo che si trova oggi paralizzato dal diritto di veto dei membri permanenti.

L’ONU, architettura nata nel secondo dopoguerra, appare oggi incapace di qualificare e risolvere efficacemente crisi che coinvolgono i suoi attori principali, relegandosi così a mera gestione narrativa più che a strumento di risoluzione.

In questo vuoto di efficacia normativa si spalancano scenari in cui forme parallele di legittimazione, come coalizioni regionali o doctrine unilaterali di proporzionalità, rischiano di frammentare ulteriormente il sistema internazionale e indebolire il principio della sicurezza collettiva fondata sul diritto.

Alla luce di tutto questo, appare chiaro che la dottrina del Forward Edge of the Battle Area – il fronte avanzato della battaglia – si è spostata.

Il confine orientale della NATO non è più una linea passiva, bensì un teatro operativo attivo.

Le operazioni sotto-soglia hanno superato il dominio cibernetico per invadere lo spazio aereo convenzionale e la logica della kinetic proximity.

La Polonia ha risposto con una postura da teatro operativo, non da Stato bersaglio, adottando una difesa di tipo “tripwire enhanced”, fondata non solo sulla deterrenza per presenza, ma sulla capacità autonoma di risposta rapida e flessibile. Senza una ridefinizione formale delle soglie NATO, sarà il comportamento operativo sul terreno a determinare il nuovo equilibrio deterrente.

Come nella Guerra Fredda, non sarà il primo colpo a scatenare il conflitto, ma l’interpretazione strategica di quel colpo da parte degli attori. E, oggi, ogni drone che attraversa una frontiera non è solo un vettore: è un messaggio. “Il nemico non cerca di superare le nostre difese. Cerca di riscriverne le regole” –  Dottrina Militare Polacca, Libro Bianco 2024.

*Esperta Relazioni internazionali, istituzioni e diritti umani (ONU)

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