Di Chiara Cavalieri*
MAARAB (Libano). Il principale leader cristiano del Libano, Samir Geagea, ha lanciato un appello diretto a Hezbollah affinché consegni le proprie armi allo Stato “il prima possibile”, avvertendo che il movimento sciita filo-iraniano “non ha più alternative”.

“Hezbollah non ha altra scelta che consegnare le armi allo Stato libanese, perché è questa la decisione dello Stato”,
ha dichiarato Geagea in un’intervista concessa all’agenzia AFP dalla sua residenza di Maarab, a Nord di Beirut.
Lo Stato deve monopolizzare l’uso della forza
Il leader delle Forze Libanesi (Lebanese Forces), principale blocco cristiano del Parlamento, ha esortato le autorità di Beirut a mostrare maggiore “fermezza” nel riaffermare il monopolio statale sulle armi.
Secondo Geagea, ogni forza armata al di fuori dell’autorità statale “si colloca fuori dalla legge e dal gioco politico”, assumendo il ruolo di “ribelle contro lo Stato”.
“L’opposizione di Hezbollah al disarmo -ha aggiunto – lo pone in una posizione illegittima e mina la sovranità del Libano.”
Hezbollah indebolito dopo la guerra del 2024
Il movimento sciita, sostenuto dall’Iran, è sotto crescente pressione internazionale per abbandonare il proprio arsenale, dopo essere uscito fortemente indebolito dal conflitto con Israele dello scorso anno.

Hezbollah era intervenuto a fianco di Hamas nella guerra di Gaza del 2024, ma l’offensiva israeliana – durata due mesi e conclusa con un cessate il fuoco a novembre – ha inflitto perdite pesantissime al gruppo, inclusa la morte del suo storico leader Hassan Nasrallah e di gran parte del comando militare.

Secondo Geagea, Hezbollah “deve trarre lezione da quanto accaduto ad Hamas”, e proprio questa esperienza “rende ancora più urgente la consegna delle armi allo Stato”.
Sotto la pressione internazionale
Il Governo libanese, stretto tra le pressioni degli Stati Uniti e il timore di una nuova espansione militare israeliana, ha avviato un piano di disarmo graduale, cominciando dal sud del Paese.
L’Esercito libanese avrebbe già iniziato a predisporre le prime operazioni di raccolta delle armi in aree tradizionalmente controllate dal movimento sciita.
Fonti diplomatiche riferiscono che Washington sostiene questa iniziativa come condizione essenziale per la stabilità interna e per rilanciare i negoziati di sicurezza tra Beirut e Tel Aviv.
L’ombra dell’Iran
Geagea ha affermato che la decisione finale sul disarmo di Hezbollah “non dipende da Beirut ma da Teheran”, sottolineando che il gruppo “riceve da anni denaro, armi e direttive politiche dall’Iran”.
“Più Hezbollah ritarda nel consegnare le armi – ha detto – più perde la possibilità di restare un attore politico credibile nel panorama libanese.”
Fino a pochi anni fa, Hezbollah era considerato la forza politica più potente del Paese, in grado di condizionare la formazione dei governi e bloccare la nomina dei primi ministri.
Ma la guerra, le sanzioni e il crollo del suo consenso interno ne hanno fortemente ridimensionato il peso politico.
Un nuovo equilibrio in Libano
Le parole di Geagea riflettono un clima di profonda trasformazione in Libano: la fine dell’egemonia di Hezbollah apre scenari incerti ma anche opportunità di ricostruzione istituzionale.
Le Forze Libanesi, movimento cristiano nato durante la guerra civile (1975 – 1990), avevano deposto le armi dopo la fine del conflitto, integrandosi nel sistema politico. Hezbollah, invece, mantenne il suo arsenale con la giustificazione della “resistenza” contro Israele, che occupava ancora parte del sud del Paese.
Oggi, però, quella narrativa sembra esaurita.
Il richiamo di Geagea a uno Stato sovrano, libero da milizie parallele, risuona come una richiesta di normalità e di ritorno al diritto in un Paese logorato da crisi politiche, economiche e confessionali.
Uno sguardo alla regione
L’intervista arriva mentre in Egitto si tengono colloqui indiretti tra Hamas e Israele per discutere la proposta in 20 punti avanzata dal Presidente statunitense Donald Trump, volta a porre fine al conflitto di Gaza e a definire una nuova governance post-bellica.
In questo contesto, il destino di Hezbollah appare legato non solo alle dinamiche interne libanesi, ma anche alla ridefinizione degli equilibri regionali tra Iran, Israele e i Paesi arabi moderati.
Il Libano ha bisogno di uno Stato, non di milizie
In chiusura, Samir Geagea ha ribadito che “la sovranità del Libano non può convivere con armi al di fuori del controllo statale”.
Il suo messaggio è chiaro: solo uno Stato forte, dotato del monopolio della forza e riconosciuto da tutti i suoi cittadini, può garantire la pace e la rinascita del Paese dei Cedri.
*Presidente dell’Associazione Italo-Egiziana Eridanus e vice presidente del Centro Studi UCOI-UCOIM.
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