Di Flavia De Michetti
LOSANNA. Nei giorni scorsi, in occasione del 100° anniversario della firma del Trattato di Losanna nel 1923 che ha negato la statualità curda, il Kurdish Diaspora Center in Svizzera, in collaborazione con la Kurdistan Diaspora Confederation, ha organizzato una conferenza a Losanna.
L’evento ha visto un susseguirsi di intervent i, ai quali hanno partecipato curdi provenienti da tutto il mondo, con l’unico obiettivo di far conoscere al mondo intero la loro condizione che, da un secolo, vivono.
Secondo alcune stime, i curdi (in maggioranza musulmani sunniti) variano fra i 30 e i 45 milioni di persone, ripartiti in larga maggioranza in 4 Stati.
Rappresentano circa il 20% della popolazione in Turchia, il 15% in Siria, il 15-20% in Iraq e il 10% in Iran, ma non hanno un Paese proprio.
Consistenti comunità vivono anche in Armenia, Azerbaigian e Libano, oltre alla diaspora europea (specie in Germania9.
Circa 35 mila risiedono in Svizzera.
UM PO’ DI STORIA
In seguito alla Prima Guerra Mondiale, la fine dell’Impero Ottomano fornì l’opportunità per la creazione di uno Stato curdo indipendente ai sensi del Trattato di Sèvres del dopoguerra.
I nazionalisti turchi, guidati da Mustafa Kemal Ataturk, si opposero fermamente alle severe condizioni imposte dal Trattato, dando il via a una nuova guerra.
Nel 1923, fu firmato un accordo rivisto e noto come Trattato di Losanna, in base al quale, i territori curdi in Medio Oriente furono divisi tra Turchia, Iran, il mandato francese della Siria e il mandato britannico dell’Iraq. In questo modo è sfumata la speranza del popolo di vivere in uno Stato.
La conferenza nella città svizzera è stata organizzata proprio per evidenziare e studiare insieme le conseguenze del Trattato di Losanna, in particolare il suo impatto negli ultimi 100 anni.
L’evento è stato aperto dal messaggio augurale del presidente del Partito Democratico del Kurdistan (KDP) Masoud Barzani, con il quale è stato sottolineato come sia importante la cultura curda della convivenza con altri gruppi etnici o nazionali.
Il messaggio ha evidenziato la responsabilità degli Stati regionali, dei Paesi che influenzano l’equilibrio internazionale, delle organizzazioni non governative, delle istituzioni accademiche e sociali, degli attivisti e delle figure di spicco che dovrebbero contribuire alla creazione di un quadro pacifico e democratico per risolvere questi pesanti problemi.
Nel suo intervento Shafa Barzani, General Supervisor of Kurdistan Diaspora, introducendo il primo panel, con le relazioni di importanti rappresentanti della politica e della cultura, che si sono confrontati nella valutazione dell’impatto che il trattato di Losanna ha avuto nel Medio Oriente.
Tra questi, il professor Ismail Bashikchi, intellettuale storico e filosofo turco, da sempre al fianco dei curdi, il professor Liam Anderson e molti altri.
E’ emersa, dunque,l’importanza della considerazione delle minoranze. La situazione non può continuare così come impostata ora. È necessaria un’azione politica, ma non bisogna trascurare la questione morale.
Interessanti gli scambi di opinioni tra i relatori che si sono confrontati nel secondo panel, quali Abdulla Mohtadi, segretario generale del Partito Komala del Kurdistan iraniano, l’intellettuale e politico Abubakir Karwani e molti altri ancora.
La seconda giornata della conferenza si è aperta con la proiezione di un video riguardante gli accadimenti storici e politici, dalla stipula del Trattato fino a oggi e, successivamente, i panel hanno dato voce a esperti quali Hoshiyar Zebari, membro del KDP, Mala Bakhtiyar, membro del PUK, Mustafa Hijri, capo del partito democratico curdo iraniano e altri.
Infine, sono intervenuti gli esperti della Diaspora curda che, da anni, inseguono il proprio sogno di realizzare lo Stato del Kurdistan dove poter tornare a vivere e i giovani curdi possano rientrare per realizzare il sogno di una vita caratterizzata dalla loro cultura, dalla cura delle loro tradizioni e in una nazione che, da sempre, rispetta tutte le culture e tutte le religioni.
Di questo “sogno” hanno parlato Ismael Kamil, capo della Diaspora curda, Burhan Jaf , diplomatico curdo, Mohammed Tenriverdi, politico curdo che vive in Germania, Hawrew Mansurbeg, accademico ricercatore e Shekhmus Ozdamir, avvocato curdo.
Occorre, dunque, rinnovare il sogno di libertà, ma anche accrescere le capacità tecnologiche.
È importante, infatti, che l’autonomia della Nazione sia contestualizzata nel mondo, coinvolgente la comunità internazionale.
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