Rapporti Cina-Hong Kong: le ultime leggi di Pechino si fanno beffe del principio “un Paese due sistemi”

Di Pierpaolo Piras

Hong Kong. Il dissidio tra Hong Kong ed il Governo cinese inizia con i primi articoli della Costituzione conghese. Di per sé non hanno nulla di particolare.

File ai seggi nelle elezioni ad Hong Kong l’anno scorso

L’art. 1 dice: “La Regione amministrativa speciale di Hong Kong è una parte inalienabile della Repubblica Popolare Cinese“.

L’art. 2 recita qualcosa di più: “Il Congresso Nazionale del Popolo (cinese) autorizza la Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong a esercitare un alto grado di autonomia e godere di un potere giudiziario esecutivo, legislativo e indipendente, incluso quello del giudizio finale, in conformità con le disposizioni di questa Legge.”

Già da queste espressioni si evidenzia qualcosa di contradditorio: da un lato viene acclarato che Hong Kong è parte dello Stato e del territorio della Cina Popolare.

Nel secondo viene, invece, evidenziato il suo altissimo livello d’autonomia riferito anche al potere giudiziario in tutti i gradi di giudizio, com’è tipico dei Paesi indipendenti.

Su questa base molti si chiedono dove stanno le aspre motivazioni del conflitto tra le due società.

Tutti coloro che sono stati a Hong Kong sono stati a contatto con un formicaio di persone – sono circa 7 milioni – brulicanti in poco spazio, un paradiso dello shopping, un formidabile centro finanziario e turistico.

I suoi abitanti hanno un forte senso identitario e non tollerano alcuna interferenza da parte cinese.

Quindi la domanda rimane: “Porto Profumato – così era chiamato il territorio – è un Paese indipendente o appartiene di fatto alla Cina?

I più sostengono che una risposta chiara non possa esserci ad alcun livello.

In realtà il rapporto tra i due appare molto complesso e a tratti conflittuale.

Esso coinvolge aspetti che riguardano la politica locale e generale cinese, l’economia, il commercio, le leggi e, non in ultimo, le persone.

Negli ultimi anni, l’indignazione popolare di fronte alle continue interferenze cinesi si è espressa con manifestazioni di massa, specie di giovani, accompagnate da violenti scontri con la Polizia.

Una delle giornate di protesta degli studenti di Hong Kong

Quest’ultima non ha esitato ad usare gas lacrimogeni insieme a varie forme di violenza ed effettuare migliaia di arresti.

Di fatto, la separazione ultrasecolare dalla madrepatria ha creato un nuovo popolo che con i cinesi propriamente detti ha ben poco da spartire in tutti i campi. Questo divario appare attualmente incolmabile.

D’altra parte, le ultime leggi di Pechino si fanno beffe del principio “un Paese due sistemi”.

Se la Cina mantiene ancora un po’ di libertà lo si deve alla coscienza del Partito Comunista Cinese e delle sue aziende che si affidano ampiamente alla città ex colonia inglese non solo per l’utilizzo del porto ottimamente dotato e tecnologicamente avanzato ma anche per le leggi e aperture giuridiche avanzate per l’ingresso di ingenti capitali d’investimento che alimentano gli affari economici di tutta la Cina continentale.

Differenze di Governo
La prima differenza riguarda il tipo di Governo: la Cina continentale è comunista sotto il controllo di un unico Partito che tutto decide in ogni campo.

Hong Kong è una libera democrazia su base elettiva coniugata a un potere legislativo/esecutivo sostenuto dalle moderne regole della “Common Law” britannica.

Attualmente, tutte queste voci condividono lo stesso Presidente della Cina (oggi Xi Jinping) come capo dello Stato.

Il Presidente cinese, Xi Jinping

Non sembri in contraddizione ma anche Hong Kong ha un capo del Governo autonomo, responsabile verso il potere centrale di Pechino.

Nonostante questa separazione dei sistemi e dei diritti, il Governo cinese continentale interferisce costantemente.

La situazione politica interna ha incominciato a rendersi acuta con manifestazioni in larga scala nel 2014 allorché Pechino cerco di influenzare l’elezione del direttore generale conghese.

Gli scontri di piazza sono continuati sino alla odierna chiusura della società per la epidemia da Convid19.

Aspetti militari e di politica internazionale
La Cina continentale è totalmente responsabile della difesa militare di Hong Kong.

Quest’ultima non detiene Forze Armate e non avrebbe neanche lo spazio dove acquartierarle. In ambito internazionale non ha un’identità separata da Pechino, non detiene alcun seggio all’Assemblea delle Nazioni Unite (ONU) e neanche alla Conferenza delle Nazioni unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD), al gruppo del G22.

A parziale compensazione, il “Porto Profumato” può partecipare ad eventi di organizzazioni internazionali sotto la prevalenza della Banca Asiatica di Sviluppo (ASDB), il Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (UNWTO) , sebbene non come Stato membro.

Ancora, Hong Kong non può intrattenere rapporti diplomatici con stati esteri mentre questi ultimi possono stabilirvi uffici consolari.

I conghesi hanno un passaporto diverso da quello cinese mentre occorre un visto per il semplice passaggio da una parte all’altra del confine tra i due.

Il principio “un Paese, due sistemi” ha consentito la coabitazione del comunismo e del capitalismo sotto la Cina continentale che non incide sul sistema fiscale e non riscuote tasse nella regione conghese.

Altre differenze riguardano le peculiarità di questa piccola regione che riguardano il denaro, il commercio, le dogane e la valuta straniera: si utilizza sempre il dollaro di Hong Kong mentre i commercianti raramente accettano lo yuan cinese.

“Porto profumato” ha una economia basata al 90% dai servizi una cifra enormemente superiore a quella della Cina continentale ed una crescita del PIL pari al 3% nel 2019.

Se Hong Kong perdesse le sue peculiarità commerciali e finanziarie, le aziende americane sarebbero danneggiate e costrette a ritirarsi da questo allettante mercato asiatico per rivolgersi altrove con ovvie conseguenze negative sulla entità degli scambi economici.

Ma forse è anche l’unico modo per ottenere la giusta considerazione da Pechino per gli interessi sia conghesi che americani.

Sotto l’ottica della pura politica, il Partito Comunista Cinese è legittimamente responsabile di quel che accade a “Porto Profumato” e non si capisce perchè abbia voluto gettare il sistema nel caos violento pur avendo contezza dei danni economici e sul piano dei rapporti internazionali conseguiti già oggi con gli USA e in minor misura con l’Europa.

Il Governo di Pechino reagisce oltre misura al Regno Unito che alla voce del suo ministro degli Esteri comunica di voler accogliere fino a 300 mila conghesi in possesso di passaporto.
Ancor piu la reazione cinese si è inasprita allorchè anche gli USA hanno minacciato l’intenzione di revocare ad Hong Kong lo speciale status economico e commerciale.

In questi mesi il Covid-19 ha decretato una sospensione della politica tra gli Stati. Non così tanto da non notare il dissidio di Pechino con lo stato di Formosa il quale ci farà conoscere future novità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Autore