Di Giuseppe Gagliano*
TEHERAN. L’ultima mossa dell’Iran, pronta a consegnare alla Russia i lanciatori per i missili balistici a corto raggio Fath-360, non è solo un’operazione di trasferimento di armamenti: è un tassello di una partita geopolitica che ridefinisce gli equilibri globali.
Secondo quanto riportato da Reuters, che cita fonti di intelligence occidentale e regionale, Teheran sta per fornire a Mosca i sistemi di lancio per i missili già inviati nel 2024, destinati all’uso contro l’Ucraina.
Questo passo, se confermato, non solo intensificherà il conflitto ucraino, ma sancirà un’alleanza militare tra Russia e Iran sempre più stretta, con implicazioni che vanno ben oltre il teatro europeo.
Un’arma tattica per un conflitto di attrito
I Fath-360, con un raggio di 120 chilometri e una testata da 150 chili, sono missili balistici a corto raggio progettati per colpire con precisione obiettivi tattici: truppe di prima linea, installazioni militari, depositi di munizioni o centri abitati vicini al fronte.

La loro forza risiede nella rapidità di dispiegamento e nella capacità di effettuare attacchi improvvisi, senza richiedere complesse preparazioni.
Come ha sottolineato Fabian Hinz, analista dell’International Institute for Strategic Studies ( (IISS), “i Fath-360 non necessitano di lunghe fasi di lancio e il loro tempo di volo è incredibilmente breve”.
Questo li rende ideali per un conflitto come quello ucraino, dove la Russia cerca di mantenere la pressione sulle difese di Kiev senza esaurire il proprio arsenale di missili a lungo raggio, come gli Iskander, riservati a obiettivi strategici più distanti, come infrastrutture critiche o reti energetiche.
La consegna dei lanciatori è cruciale perché, senza di essi, i missili già forniti da Teheran rimangono inerti. Secondo fonti Reuters, l’Iran avrebbe inviato oltre 200 Fath-360 alla Russia nel settembre 2024, ma senza i sistemi di lancio, probabilmente per ragioni logistiche o diplomatiche. Ora, con l’imminente trasferimento dei lanciatori, Mosca potrebbe integrare pienamente queste armi nel suo arsenale, potenziando la capacità di colpire rapidamente obiettivi di alto valore vicino al fronte.
Questo non solo alleggerisce il carico sulle scorte russe, ma consente a Mosca di diversificare le sue opzioni tattiche, rendendo più difficile per l’Ucraina adattare le proprie difese aeree, già sotto pressione per contrastare droni Shahed e missili di altra natura.
L’Iran come arsenale di Mosca
Il significato strategico di questa mossa va oltre il campo di battaglia ucraino.
L’Iran, fornendo non solo missili ma anche i relativi lanciatori, si conferma come un partner militare indispensabile per la Russia, un paese che, nonostante il suo vasto apparato industriale, fatica a sostenere la domanda di munizioni di precisione a causa delle sanzioni occidentali e delle perdite in Ucraina.
La dipendenza di Mosca da Teheran è un segnale di debolezza, ma anche di una nuova dinamica globale: la Russia, isolata dall’Occidente, sta costruendo un blocco alternativo con partner come Iran, Corea del Nord e, in misura minore, Cina.
Per Teheran, questa partnership è un’opportunità unica.

In cambio dei Fath-360 e di altri sistemi, come i droni Shahed, l’Iran riceve da Mosca tecnologie avanzate, supporto per il suo programma nucleare e assistenza militare, secondo valutazioni del Pentagono D (OD).

Inoltre, fornire armi testate in combattimento in Ucraina permette all’Iran di valutare le prestazioni dei propri sistemi missilistici, migliorandoli per il futuro.
Non è un caso che i Fath-360, paragonabili per ruolo ai sistemi HIMARS americani, siano stati affinati negli ultimi anni per garantire precisione e mobilità, rendendoli un’arma versatile sia per conflitti regionali che per l’esportazione.

Un messaggio all’Occidente
La decisione iraniana di completare la fornitura dei Fath-360 con i lanciatori è anche un messaggio diretto agli Stati Uniti e ai loro alleati.
Teheran, nonostante le sanzioni e le pressioni diplomatiche, non sembra intenzionata a fare marcia indietro.
Al contrario, sta sfruttando il conflitto ucraino per consolidare la propria posizione come attore globale, capace di influenzare i teatri di guerra lontano dai propri confini.
Questo rappresenta una sfida diretta alla deterrenza occidentale, che ha risposto con nuove sanzioni contro l’Iran, incluso il blocco dei voli di Iran Air in Europa. Tuttavia, queste misure sembrano avere un impatto limitato: l’Iran, grazie alla collaborazione con la Russia, sta trovando modi per aggirare l’isolamento economico e militare.
La mossa complica anche i calcoli diplomatici di Washington.

L’Amministrazione Trump, che punta a un cessate il fuoco in Ucraina e a negoziati con l’Iran sul programma nucleare, si trova di fronte a un Teheran sempre più assertivo, che utilizza la sua partnership con Mosca come leva strategica.
La fornitura dei lanciatori potrebbe ritardare o compromettere i colloqui indiretti USA-Iran, mediati dall’Oman, previsti per il 2025, rendendo più difficile raggiungere un accordo sul nucleare.
Rischi regionali e globali
L’approfondimento dell’asse Russia-Iran ha implicazioni che trascendono l’Ucraina.
In Medio Oriente, Israele e i paesi del Golfo guardano con crescente preoccupazione all’espansione delle capacità missilistiche iraniane, temendo che il know-how acquisito in Ucraina possa essere utilizzato contro di loro.
La possibilità che l’Iran sviluppi missili più avanzati, grazie alla collaborazione con la Russia, alimenta il rischio di una corsa agli armamenti regionale, con conseguenze imprevedibili per la stabilità.
A livello globale, la fornitura dei Fath-360 rafforza l’idea di un mondo multipolare, in cui potenze come Iran e Russia sfidano apertamente l’egemonia occidentale. Questo potrebbe ispirare altri attori, come la Corea del Nord, a intensificare il proprio sostegno a Mosca, creando una rete di alleanze anti-occidentali.
Al contempo, l’escalation militare in Ucraina rischia di spingere gli Stati Uniti e la NATO a incrementare il supporto a Kiev, con il pericolo di un conflitto prolungato e più ampio.
Il prezzo della strategia
L’Iran, con questa mossa, sta giocando una partita ad alto rischio.
Da un lato, rafforza la sua posizione come potenza regionale e partner strategico della Russia; dall’altro, si espone a ulteriori sanzioni e a un isolamento ancora più marcato.
La scelta di fornire i lanciatori Fath-360 dimostra che Teheran è disposta a pagare questo prezzo, convinta che i benefici – tecnologici, economici e geopolitici – superino i costi.
Per la Russia, i Fath-360 sono un’ancora di salvezza in un conflitto che sta mettendo a dura prova le sue risorse.
Ma per il mondo, questa alleanza rappresenta un monito: le crisi regionali, come quella ucraina, possono rapidamente trasformarsi in sfide globali, dove le linee di frattura tra blocchi si fanno sempre più nette.
Come sempre, la storia ci insegna che le armi non risolvono i conflitti, ma li complicano.
E in questo gioco di missili e strategie, il rischio è che a pagare il prezzo più alto siano, ancora una volta, le popolazioni civili, in Ucraina e oltre.
*Presidente Cestudec – Centro Studi Strategici
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