Relazioni Spagna-Marocco: le tensioni tra i due Paesi dureranno a lungo. Troppi problemi irrisolti da anni

Di Pierpaolo Piras

Rabat – nostro servizio. “Siamo condannati a capirci”.

Questo disse Hassan II, sovrano del Marocco, nel pieno del regime franchista, all’allora ambasciatore spagnolo a Rabat, Manuel Aznar.

Entrambi i loro Paesi erano condannati, appunto, a doversi capire reciprocamente.

Ḥassan II  (scomparso a  Rabat il 23 luglio 1999) è stato Re del Marocco dal 1961 fino alla sua morte, allorchè gli è succeduto il figlio Mohammed VI.

Apparteneva alla dinastia Alawide, regnante in questa nazione fin dal 1659.

Il Re del Marocco Mohammed VI

Ma, si sa che l’arte della politica è soprattutto quella di rendere possibile ciò che è meglio per tutti e talvolta anche ciò ch’è ritenuto essere impossibile.

Tra queste ultime cose vige la volontà e l’arte del capirsi.

La frase è diventata un argomento comune a tutti i protagonisti quando si ha a che fare con le relazioni internazionali, anche bilaterali.

Altre volte, sembra che, al contrario, Spagna e Marocco siano condannati a non comprendersi affatto.

 

Il Re spagnolo Felipe VI con quello marocchino Mohammed VI

Quali sono numerose le attuali fonti di tensione nelle relazioni Spagna-Marocco?

Le relazioni tra Spagna e Marocco stanno nuovamente attraversando tempi difficili.

Le visite di Stato né dei due sovrani né del primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, non sono terminate.

Le questioni relative alla migrazione incontrollata e alla sicurezza dei confini dominano l’agenda fra i due.

In Spagna continua il flusso di immigrati senza documenti: fino a ottobre sono stati più di 50 mila (il 98% provenienti dal Marocco).

Migranti tentano di entrare a Ceuta

Per stemperare ulteriormente l’atmosfera tesa, ad agosto Rabat, capitale del Marocco, ha chiuso la dogana commerciale marocchina di Beni Enzar, al confine con Melilla.

Sono ininterrotte le fonti di tensione attorno a questioni di sovranità e delimitazione territoriale, terrestre e marittima.

La situazione a Ceuta, Melilla e nelle isole spagnole genera tensioni ed è associata a fenomeni spinosi come la gestione del notevole contrabbando di merci varie, il traffico di droga e il riciclaggio di denaro.

L’enclave spagnola di Ceuta

Non mancano gli aspetti positivi

Gli ultimi governi spagnoli, nonostante i costanti disaccordi con il Marocco, hanno cercato di affrontare positivamente le controversie reciproche, specie quelle sorte in un contesto più ampio e derivante da una crescente interdipendenza positiva di interessi geopolitici e geoeconomici.

Risultato: la Spagna è divenuto il principale partner commerciale, imprenditoriale, di cooperazione e investitore, finanziario e materiale, in Marocco, sostituendo, da tempi recenti, la posizione storicamente detenuta dalla Francia.

Il turismo spagnolo sta crescendo mentre la comunità marocchina residente proficuamente in Spagna supera le 800 mila persone, tanto che a questi scambi di vario e consistente contenuto economico si aggiungono quelli di natura umana, come attendibile che accada fra i Paesi costretti dalla geografia a vivere in vicinanza tra loro.

Ma, la storia insegna che la vicinanza rende più facile il confronto più diretto, compreso quello conflittuale, ovvero quello che solo il potere politico può affrontare e sanare.

Il Marocco ha aumentato il proprio ruolo e potere geopolitico grazie alla sua proficua stabilità interna, alla sua politica estera saldamente allineata con l’Occidente  (durante e dopo la guerra fredda) e al suo visibile progresso economico, anche se ancora minorato dalla disomogeneità  territoriale che per le disuguaglianze sociali ancora critiche.

Il Paese nord africano è diventato un importante alleato degli Stati Uniti in seno al mondo arabo, per il suo contributo alla sicurezza del fianco sud-occidentale del Mediterraneo e per la sua crescente proiezione politica nel restante continente africano.

L’ultima prova di forza – dovuta alla superficialità nei rapporti internazionali in Africa che hanno caratterizzato l’amministrazione Donald Trump – è stata il provocatorio riconoscimento USA della sovranità marocchina sul Sahara occidentale, praticato parallelamente al riconoscimento di Israele da parte del Paese alawita.

La scottante e insoluta questione del Sahara Occidentale

Precedentemente una colonia spagnola, il territorio del Sahara occidentale venne invaso e occupato dalle truppe marocchine e mauritane nel 1975 in seguito a quelli che sono noti come gli “Accordi di Madrid”, quando la Spagna si ritirò unilateralmente da questa sua colonia.

Ancora aperta la questione sul Sahara occidentale

Con questo atto, entrambi i Paesi hanno violato la Dichiarazione della Corte Internazionale del 1975, in voce alla quale né il Marocco né la Mauritania hanno raggiunto alcuna sovranità territoriale sul Sahara occidentale.

Infatti, le Nazioni Unite non hanno riconosciuto gli accordi di Madrid e un “parere” del 2002 dell’Ufficio degli affari legali delle Nazioni Unite ha chiarito che le potenze colonizzatrici non possono consegnare sic et simpliciter la sovranità di un Paese a un altro.

Nel 1976, i maggiori rappresentanti politici del Fronte Polisario ( forza politica riconosciuta dalle Nazioni Unite come unica rappresentante legittima del popolo Saharawi, abitante il Sahara occidentale)  annunciarono dal proprio esilio in Algeria la costituzione della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) come Stato indipendente.

Considerazioni di geopolitica

Sembra che tale decisione trumpiana sarà confermata anche dal nuovo Presidente USA, Joe Biden , anche se sarà sicuramente smussata e resa maggiormente in linea con la posizione delle Nazioni Unite e della comunità internazionale.

Il Presidente americano Joe Biden

 

Sotto la attuale presidenza di Biden la politica estera USA verso l’Africa è ancora in attesa di una chiara definizione.

Le ambizioni geopolitiche del Marocco

Il Marocco aspira ad essere una potenza regionale e diventare la via più naturale d’ingresso verso l’Europa dall’Africa.

Per questo la diplomazia marocchina è già all’opera nel continente, nonostante il suo isolamento iniziale dovuto alla citata disputa sul Sahara.

La fine della Guerra Fredda ha cambiato sostanzialmente il quadro preesistente e il Marocco ne ha saputo trarre vantaggio nonostante l’opposizione permanente con l’Algeria, contestando a quest’ultima l’egemonia su queste vaste aree nord-africane, desertiche ma ricche di materie prime.

Da alcuni secoli, il Regno del Marocco persegue un “progetto nazionale” condiviso, che per antiche ragioni storico-culturali va  ben oltre la volontà del Re e delle sue élite al potere.

Esso include la sovranità “de jure” sul Sahara occidentale, che supera, di gran lunga e di fatto, quella che già possiede.

La posizione della Spagna

La Spagna lo sa bene. Ma sa anche che questo progetto nazionale include geopoliticamente anche Ceuta, Melilla e le Isole Canarie.

Queste ultime sono a sovranità spagnola (castigliana) dalla fine del XV secolo.

Le Canarie sono a sovranità spagnola (castigliana) dalla fine del XV secolo

Insomma, la geografia è sempre implicata, anche se in questo caso confligge con il percorso storico di entrambi i Paesi.

La Spagna non può (e non intende in alcun modo farlo) cedere sulla sua integrità territoriale e ancor più sulla origine storica e appartenenza culturale, sia spagnola che europea di Ceuta e Melilla .

“Siamo condannati a confrontarci”, asseriscono puntualmente gli spagnoli.

Il problema deve essere gestito con fermezza e determinazione e queste devono conciliarsi in un rapporto bilaterale senza sotterfugi, che nei tempi moderni è divenuto sempre più stretto.

Il problema europeo

Le relazioni tra Spagna e Marocco sono sempre più una questione europea.

I nostri confini sono anche quelli col Marocco dicono a Bruxelles.

Recentemente, il Marocco ha voluto circoscrivere alla sfera bilaterale l’ultimo acceso conflitto con la Spagna,  incentrandolo sulla degenza sanitaria del leader del Fronte Polisario, Brahim Ghali, in un ospedale spagnolo, effettuato su richiesta del governo algerino e celandolo al Marocco.

La rivalsa di Rabat si è subito espressa grossolanamente favorendo, come già detto, il transito di oltre 10 mila migranti illegali oltre la frontiera verso la Spagna.

Tale comportamento  è stato senza dubbio scorretto e per alcuni aspetti altamente provocatorio.

Ma il governo del Marocco non si aspettava la posizione inequivocabile dell’Unione Europea che ha immediatamente condannato il comportamento marocchino e unanimemente sostenuto la posizione spagnola.

E’ stato un chiaro sproposito di valutazione internazionale da parte marocchina con violazione delle Leggi spagnole e di quelle della Unione Europea.

La criticità del Sahara Occidentale con l’Unione Europea (UE)

Il grattacapo attuale delle autorità marocchine è rappresentato dalle successive sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE), che da tre anni hanno stabilito che gli accordi di cooperazione bilaterale UE-Marocco non possono essere applicati al territorio non autonomo del Sahara occidentale, con diverso statuto giuridico.

Ciò ha scosso le fondamenta stesse della politica estera marocchina.

La Commissione europea e il Marocco stanno ora cercando la base giuridica (o lo stratagemma) per rinegoziare gli accordi commerciali e di pesca senza escludere il Sahara occidentale – una possibilità inaccettabile per il Marocco – ma impedendo che vengano rovesciati in tribunale.

La Spagna non ha un ruolo diretto in questa storia, ma il Marocco spera che agirà come suo alleato a Bruxelles, e lo ha fatto per quanto ne sappiamo.

Quali strategie future ?

Nessun Paese, tanto meno uno così orgoglioso della dignità nazionale come la Spagna, può cedere a una sfida sotto forma di odioso e inaccettabile ricatto come quello di utilizzare masse disperate di migranti come mero strumento ricattatorio di pressione politica in una disputa internazionale .

Infatti, la risposta di Madrid e della UE è stata forte e chiara: quanto accaduto è inammissibile e complica enormemente ogni progresso in ambito politico e diplomatico in quello che il Marocco persegue da 45 anni: il cambio di posizione politica della Spagna sul Sahara occidentale.

La Spagna non può violare unilateralmente il diritto internazionale, come hanno fatto gli Stati Uniti verso il Polisario.

La ferma posizione spagnola deriva dal sostenere che l’eventuale indipendenza del Sahara Occidentale oppure il passaggio di Ceuta e Melilla alla sovranità marocchina possono realizzarsi solo per deliberazione di un libero referendum democratico di autodeterminazione, tutelato e legittimato sotto l’egida delle Nazioni Unite.

Va da sé che sulla base delle attuali condizioni geopolitiche, oggi non si può ragionevolmente contemplare la causa sahariana e la creazione di un nuovo stato vitale e indipendente, se non condannando il progetto ad un sicuro insuccesso.

Una tale ambizione deve essere conseguita nel rispetto della legalità internazionale, all’interno dell’ONU e, non in ultimo, nella salvaguardia dei diritti dei Saharawi.

La strada scelta dal Marocco (la pressione di migliaia di migranti) non è esattamente la più adatta a questo.

Anzi, è già stata controproducente per Rabat.

Rabat voleva che il governo Sanchez si allineasse con la volontà del passato presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che lo scorso dicembre ha riconosciuto maldestramente la sovranità del Marocco sul Sahara occidentale.

Le cure prestate in territorio spagnolo al leader indipendentista saharawi sono servite solo da pretesto per innescare la crisi.

La diplomazia si muove

Negli ultimi mesi estivi, in occasione di una conferenza stampa tenutasi lo scorso 9 agosto che Salvadora Mateos, delegata del governo spagnolo a Ceuta, ha dichiarato che “le relazioni tra Spagna e Marocco sono diventate molto buone”.

Salvadora Mateos

Salvadora Mateos che nel suo intervento ha ufficialmente chiarito che la comunicazione tra Madrid e Rabat è divenuta ancora una volta “fluida”.

La Mateos ha proseguito affermando che  “c’è stata una crisi di cui si conoscono le caratteristiche e che non è necessario ripetere e che c’è stato un cambiamento al Ministero degli Esteri spagnolo con la ripresa dei normali rapporti anche al più alto livello governativo.

Ricordiamo che a seguito di un rimpasto ministeriale avvenuto in seno del governo spagnolo il 10 luglio 2021, Arancha González Laya, ministro degli Affari esteri ai tempi della crisi con il Marocco, è stata sostituita da José Manuel Albares.

Non siamo, quindi, “condannati a capirci”, come diceva Hassan II.

Solo in questo modo Spagna e Marocco renderanno inevitabile il possibile.

E’ necessario costruire un nuovo consenso fondamentalmente intorno a tre processi razionali indipendenti (geostrategico, di sicurezza e socio-economico) che devono interconnettersi e rafforzarsi a vicenda per creare una situazione nuova e costruttiva.

Non si intravvedono sono altre strade.

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