Russia/Francia: la strategia ibrida di Mosca nei confronti di Parigi

Di Giuseppe Gagliano*
PARIGI. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina nel 2022, la Francia è entrata nella lista degli obiettivi sensibili di Mosca. Non solo per la sua appartenenza alla NATO, ma per il suo ruolo strategico: Parigi ha spinto per gli aiuti militari a Kiev, ha sostenuto le sanzioni economiche e ha difeso il principio dell’autonomia strategica europea, che irrita tanto Washington quanto il Cremlino. In questo clima di tensione crescente, le operazioni sotto copertura e il sabotaggio sono tornati strumenti centrali della guerra non dichiarata che si combatte in Europa.

L’iconico incontro tra Vladimir Putin ed Emmanuel Macron poco prima dell’attacco russo nei confronti dell’Ucraina. Da allora la distanza tra i due Paesi non ha fatto altro che aumentare
Il caso Osechkin: il dissidente scomodo
A incarnare questa lotta sotterranea c’è Vladimir Osechkin, ex imprenditore russo e oggi attivista per i diritti umani. Rifugiato politico in Francia, Osechkin ha fondato il portale Gulagu.net, che raccoglie testimonianze di torture e violenze nelle carceri russe e denuncia la repressione di oppositori e informatori. Il suo lavoro ha esposto gli abusi dell’apparato penitenziario e dei servizi di sicurezza di Mosca, trasformandolo in un bersaglio diretto dell’FSB e della rete di intelligence militare russa (GRU).
La minaccia invisibile
Le autorità francesi ritengono che l’attivista sia da tempo sorvegliato da cellule clandestine legate al Cremlino. Osechkin ha già subìto tentativi di aggressione e ha vissuto sotto protezione. La sua vicenda riflette un fenomeno più ampio: la proiezione delle operazioni russe ben oltre i confini nazionali, con l’obiettivo di intimidire i dissidenti, silenziare le voci critiche e destabilizzare i Paesi europei che sostengono l’Ucraina.
Guerra ibrida e sabotaggio industriale
L’attacco a figure come Osechkin si inserisce in una strategia di guerra ibrida, dove le campagne di disinformazione, i cyberattacchi e i sabotaggi fisici a infrastrutture critiche vanno di pari passo. La Francia, con le sue centrali nucleari, la filiera energetica e l’industria della difesa, rappresenta un obiettivo ad alto valore per Mosca. Colpire dissidenti e strutture simboliche significa minare la fiducia interna e testare la capacità di reazione europea.
Il risvolto economico e strategico
Dietro il conflitto si muove anche una dimensione geoeconomica: rallentare l’industria militare francese, alimentare tensioni sociali e ridurre la capacità di Parigi di sostenere Kiev sono tutti vantaggi per il Cremlino. L’Europa resta vulnerabile perché divisa sulla politica di sicurezza comune, mentre la dipendenza energetica dal gas liquefatto e le tensioni interne rendono i Paesi UE meno coesi.
Una sfida di lungo periodo
Il caso Osechkin dimostra che la posta in gioco va oltre la vita di un dissidente. È la capacità europea di difendere i propri valori democratici e la sicurezza interna da minacce esterne sempre più sofisticate. Parigi, che si percepiva relativamente protetta, scopre di essere parte di un campo di battaglia che non conosce tregua e che si combatte nelle strade, nei tribunali, nei media e nel cyberspazio.
*Presidente del Centro Studi Cestudec
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