Pakistan: Imran khan esprime preoccupazione per la situazione della sicurezza nel Paese e critica il Governo e l’establishment militare

Di Chiara Cavalieri 

ISLAMABAD. L’ex primo ministro del Pakistan, Imran Khan, attualmente detenuto nel carcere di Adiala, ha espresso forte preoccupazione per la situazione della sicurezza nel Paese e ha criticato duramente il governo e l’establishment militare per la loro gestione della crisi politica e del terrorismo.

Durante una conversazione con i suoi avvocati e familiari, ha toccato diversi temi, dalla lotta al terrorismo alla repressione del suo partito, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI).

L’ex primo ministro del Pakistan Imran Khan

Il problema del terrorismo e la sicurezza nazionale

Imran Khan ha condannato con fermezza l’attacco terroristico al treno Jafar Express, definendolo un evento tragico che solleva serie domande sulla sicurezza del Pakistan.

“Il flagello del terrorismo è ormai fuori controllo”, ha dichiarato, sottolineando che il PTI è l’unico partito politico con un sostegno trasversale in tutte le province e che, proprio per questo, comprende meglio di chiunque altro la sofferenza delle vittime.

Ha inoltre accusato le agenzie di sicurezza di concentrarsi più sull’eliminazione politica del PTI che sulla prevenzione del terrorismo.

La decisione del PTI di boicottare il Comitato di Sicurezza Nazionale è assolutamente giustificata. Non sono stato invitato alla riunione né è stata richiesta la mia opinione, così come sono stati esclusi anche i rappresentanti del Belucistan. Se l’intenzione fosse stata davvero quella di risolvere il problema, avrebbero dovuto consultare i membri del mio partito.”

Khan ha poi criticato il fatto che il Partito Popolare Pakistano (PPP) e la Lega Musulmana del Pakistan (PML-N) siano confinati rispettivamente in Sindh e Punjab, mentre il PTI ha un consenso nazionale. “Come si può ottenere un consenso nazionale escludendo il leader del più grande partito politico del Paese?”

Critiche alla politica interna ed estera del Governo

L’ex primo ministro ha attaccato l’attuale Governo, definendolo “subordinato all’establishment militare”, e ha affermato che le loro politiche interne ed estere stanno portando il Pakistan alla rovina.

“Il terrorismo non può essere eliminato solo con operazioni militari cinetiche, ma necessita di una soluzione politica in linea con la volontà popolare.”

Una rappresentanza delle Forze Armate del Pakistan

Sulla politica estera, ha ribadito la necessità di un approccio indipendente e sovrano nei confronti dei Paesi vicini.

Ha anche accusato la leadership attuale di aver trascurato i rapporti con l’Afghanistan, evidenziando che il ministro degli Esteri Bilawal Bhutto Zardari ha visitato il mondo intero senza mai recarsi a Kabul. “Le operazioni militari non sono mai state la soluzione – anche le guerre più grandi si sono concluse attraverso negoziati e sincere iniziative di pace.”

Il ministro degli Esteri pakistano Bilawal Bhutto Zardari

L’avvertimento sulla repressione politica

Imran Khan ha avvertito che la situazione attuale potrebbe portare a conseguenze disastrose per l’unità del Pakistan.

Ha ricordato come, nel 1971, la marginalizzazione di un partito politico abbia portato alla divisione del Paese e ha sottolineato che lo stesso modello repressivo è stato imposto in Belucistan, peggiorando la situazione.

“Finché i Governi rappresentativi del popolo non avranno il potere, questi problemi continueranno ad aggravarsi.”

Ha inoltre denunciato le pressioni esercitate su di lui e la sua famiglia, in particolare l’arresto della moglie Bushra Bibi, definendolo senza precedenti nella storia del Pakistan.

Nemmeno Yahya Khan incarcerò la moglie di Mujibur Rahman, né Zia-ul-Haq imprigionò la moglie di Bhutto, né Musharraf arrestò Kulsoom Nawaz. Ma l’attuale establishment ha raggiunto il livello più basso della decadenza morale, incarcerando mia moglie con accuse fabbricate.”

L’isolamento e la determinazione a resistere

L’ex premier ha denunciato restrizioni severe sulla sua comunicazione, affermando di essere privato dell’accesso alla TV, ai giornali e ai libri, nonché del diritto di vedere i suoi figli e il suo medico personale.

Mi hanno isolato completamente per impedirmi di sapere dell’All Parties Conference (APC).”

Nonostante tutto, Khan ha ribadito la sua determinazione: “Non mi piegherò mai al loro fascismo e non mi arrenderò. Ho sempre lottato per la sovranità autentica del Pakistan e continuerò a farlo fino al mio ultimo respiro, anche se dovessi passare tutta la mia vita in prigione.”

 

Le dichiarazioni di Imran Khan evidenziano una profonda crisi politica e istituzionale in Pakistan, con il PTI che denuncia una repressione sistematica da parte del governo e dell’establishment militare.

La sua prigionia e il trattamento riservato ai suoi alleati alimentano ulteriormente le tensioni nel Paese, lasciando aperti interrogativi sul futuro della democrazia pakistana.

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