Sanzioni, petrolio e missili: la nuova escalation tra Washington e Mosca

Di Giuseppe Gagliano*

MOSCA.  Il Presidente russo Vladimir Putin ha definito “atto ostile” le nuove sanzioni statunitensi che colpiscono il cuore dell’economia russa: il petrolio.

Il Presidente russo Vladimir Putin

Le restrizioni, imposte dal Tesoro americano, isolano i giganti Rosneft e Lukoil dal sistema finanziario in dollari, impedendo loro di operare liberamente sui mercati internazionali.

Una mossa che coincide con la decisione di Donald Trump di sospendere i colloqui di Budapest e di mantenere alta la pressione sul Cremlino.

Putin ha risposto minacciando una “risposta schiacciante” se l’Ucraina otterrà i missili a lungo raggio Tomahawk, giudicati un potenziale “game changer” nel conflitto.

Il lancio di un missile Tomahawk

Effetti economici e vulnerabilità strutturali

Il settore petrolifero e del gas contribuisce per circa un quarto alle entrate statali russe.

Solo Rosneft garantisce il 10% delle entrate federali. Le prime reazioni dei mercati sono già arrivate: le azioni Rosneft sono crollate del 3,78% e quelle Lukoil del 5,85%.

L’impatto dipenderà dalla rigidità dell’applicazione delle sanzioni e dal comportamento dei principali importatori – India, Turchia, Brasile – che potrebbero cercare “licenze specifiche” per continuare almeno parzialmente a commerciare con Mosca.

Pechino resta la variabile strategica: se la Cina decidesse di assorbire parte delle forniture Mosca potrebbe contenere gli effetti immediati delle restrizioni.

La dimensione strategica e militare

Mentre Washington gioca la carta economica per indebolire la capacità bellica russa,

Kiev ha già mostrato la volontà di colpire in profondità: l’uso dei missili Storm Shadow per attaccare Bryansk è un segnale chiaro. Mosca teme che un eventuale trasferimento di Tomahawk all’Ucraina sposti l’equilibrio operativo e renda vulnerabili infrastrutture strategiche nel territorio russo. Putin, da parte sua, punta a trasformare la minaccia in deterrenza, annunciando “conseguenze devastanti” per ogni ulteriore escalation.

Geopolitica delle sanzioni e giochi di potere

L’adozione da parte dell’Unione europea di un nuovo pacchetto di sanzioni, con il bando progressivo al GNL russo e la messa al bando di navi della “flotta ombra”, rafforza l’asse transatlantico.

Tuttavia, la decisione dell’UE di rinviare l’uso dei beni russi congelati per un maxi-prestito a Kiev mostra anche le difficoltà politiche interne.

Trump cerca di usare le sanzioni come leva negoziale per spingere l’Ucraina verso un cessate il fuoco, ma la Russia ha già respinto la proposta, segnalando che non intende arretrare sul Donbass.

L’equilibrio fragile dei mercati globali

La vera partita si gioca sull’energia. Un calo significativo delle forniture russe farebbe schizzare i prezzi mondiali, con conseguenze pesanti per l’Europa e i Paesi emergenti.

Gli importatori asiatici avranno un ruolo determinante nel trasformare le sanzioni in una leva di contenimento o in un boomerang per l’Occidente.

Allo stesso tempo, Mosca cercherà di aggirare le restrizioni attraverso triangolazioni e canali alternativi, riducendo la pressione diretta ma aumentando l’instabilità del mercato.

Verso una nuova fase della guerra ibrida

Questa crisi non è solo economica né solo militare: è una guerra di attrito prolungata che si combatte sul terreno ucraino, nei consigli d’amministrazione delle compagnie energetiche e nelle sale dei mercati globali.

Putin cerca di mostrare forza e resilienza; Washington punta a logorare Mosca con strumenti economici e diplomatici.

Ma nessuno dei due, al momento, sembra pronto a fare un passo indietro. E questo rende i prossimi mesi potenzialmente esplosivi, sia per la sicurezza europea che per la stabilità energetica mondiale.

*Presidente Centro studi strategici Cestudec

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