Di Gerardo Severino*
ROMA (nostro servizio particolare) Fra gli aspetti storici che nessuno aveva pensato di “scrutare”, nell’ambito del ciclo dell’80° dell’inizio della Resistenza e della Guerra di Liberazione, nel settembre 1943, della sua prosecuzione, nel 1944 e della stessa liberazione d’Italia dal gioco nazi-fascista, nell’aprile-maggio 1945, vi è anche quello della partecipazione degli italiani emigrati in Sud America, ovvero dei loro figli, così come il ruolo avuto da alcuni sudamericani nella medesima lotta, i quali, pur non avendo alcun obbligo morale e materiale, scelsero anche loro di combattere il nazi-fascismo, entrando così a far parte di prestigiose e gloriose formazioni partigiane, prim’ancora che dei Gruppi di Combattimento e dei Reparti delle Forze dell’Ordine, come sarebbe accaduto, invece, per chi aveva conservato la nazionalità italiana, riferendoci, quindi, ai primi.
Grazie alla banca dati messa a disposizione in Internet dalla Direzione Generale degli Archivi (https://partigianiditalia.cultura.gov.it/), ho avuto la possibilità di stilare la seguente statistica, potendo così evidenziare i seguenti dati, desunti dalle località di nascita dei partigiani Sudamericani in generale.
Furono quindi: 614 i partigiani argentini, 246 quelli del Brasile, 3 i boliviani, 19 i cileni, 4 i colombiani, 1 equadoregno, anche se di origini peruviane, 6 panamensi, 3 del Paraguay, 14 peruviani, 8 uruguayani e, infine, 5 del Venezuela.
Tenendo presente che nell’anno in corso ricorrono i 160 anni dell’inizio dei rapporti diplomatici fra Italia e Colombia, nonché i 150 anni dei rapporti col Perù, con queste brevi note cercherò di ricordare coloro, fra italo-colombiani e italo-peruviani che, al termine della Seconda Guerra mondiale, ottennero (per alcuni “Alla Memoria”) la concessione della qualifica di “Patriota” o di “Partigiano Combattente”, sicuro non solo di poter così onorare finalmente la loro memoria, il loro sacrificio, ma anche di dimostrare quanto sia stato grande l’affetto che questi uomini avevano per la nostra amata Patria, l’Italia.

Alcune figure di partigiani italo-colombiani
È probabile che furono molti di più, gli Italo-Colombiani che imbracciarono le armi contro i nazi-fascisti, ma sono solo tre coloro che ottennero, da parte delle “Commissioni Regionali per il riconoscimento delle qualifiche partigiane”, la qualifica di “Patriota” o di “Partigiano Combattente”, di cui ho fatto cenno prima. Inizio, quindi, col raccontare la struggente storia di Salvatore Mazzeo, che col nome di battaglia di “Dottore” fece parte della Brigata “Lillo Moncada”, della 43^ Divisione partigiana “Sergio De Vitis”, operante in Piemonte.
Nato a Barranquilla il 30 dicembre del 1912, figlio di Luigi, un emigrato italiano originario di Lentiscosa (Salerno) e di sua moglie, la Colombiana Rosalia Bustillas.
Il giovane fece ritorno in Italia, ove il padre avrebbe assunto la carica di Podestà di Camerota, frequentando così la Regia Università degli Studi di Napoli, ove ottenne la laurea in Medicina. Avrebbe esercitato per qualche anno la professione di medico nella stessa Lentiscosa. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale fu, quindi, mobilitato nel Regio Esercito in qualità di Tenente medico.
Alla data dell’8 settembre ’43, l’ufficiale è in servizio ad Avigliana (Torino), presso gli impianti legati ai noti Dinamitifici “Nobel”, “Valloia” e “Allemandi”, sottoposti alla vigilanza dello stesso Esercito (Milizia Territoriale).
Il 15 febbraio 1944, Il Tenente Mazzeo decise di aderire alla Resistenza, entrando a far parte della “Banda Nicoletta”, posta agli ordini di Franco Nicoletta, reparto dal quale sarebbe poi sorta la citata 1^ Brigata “Lillo Moncada”, della 43^ Divisione autonoma “Sergio De Vitis”.

La sua esperienza di lotta, per quanto breve e intensa, avrebbe avuto fine, tuttavia, il 10 maggio 1944, allorquando le bande della Valsangone furono investite dal massiccio rastrellamento passato alla storia come “Operazione Habicht”.
Alle ore 3.40, colonne nazi-fasciste risalirono il fondovalle, per poi riversarsi nelle valli laterali, nel tentativo di imbottigliare i partigiani, i quali si trovavano già sul chi va là già dalla sera prima.
Ciò, tuttavia, non li avrebbe salvati dalla massiccia preponderanza di forze nemiche, tanto che al termine della battaglia che s’innescò, il bilancio fu di una cinquantina di partigiani e dieci civili uccisi, a cui s’aggiunsero numerosi prigionieri portati alle carceri Nuove di Torino, parecchi feriti, un imprecisato numero di dispersi e oltre cento case incendiate.
Il rastrellamento nazi-fascista non si fermò, continuando così anche nei giorni seguenti, con pattuglie che, percorrendo le montagne, riuscirono a catturare molti giovani partigiani. Molti di loro, tra i quali anche il Tenente Salvatore Mazzeo, furono imprigionati e torturati presso la Scuola Elementare di Coazze.
Il 16 maggio 1944, una trentina di partigiani furono prelevati dalla Scuola e portati a Forno di Coazze, divisi in diversi gruppi.
Il partigiano italo-colombiano Salvatore Mazzeo, l’indomito “Dottore” fu, quindi, fucilato in località Prese Garida, sempre a Forno di Coazze, dopo esser stato costretto, assieme ad altri sventurati compagni di lotta, a scavarsi la fossa.
I suoi resti furono ritrovati il 29 maggio 1944 ed oggi riposano, assieme a quelli delle altre 95 vittime di quella strage, nell’Ossario dei Caduti Partigiani di Forno di Coazze.
Alla sua memoria non fu concessa alcuna decorazione al valore, ma il suo ricordo è rimasto vivo a Lentiscosa, ove gli è stato dedicato un modesto vicolo cittadino.
Più giovane di un anno rispetto al Mazzeo era 5^ Brigata partigiana Garibaldi “Pesaro”, della Divisione “Garibaldi Marche”,, nato a Valledupar, una cittadina collinare del Dipartimento di Cesar, il 5 giugno del 1913, figlio di Donato, emigrato molti anni prima dal Pesarese.
Non abbiamo particolari notizie sul suo conto, almeno sino alla data del 1° gennaio 1944, allorquando il giovane passò alla Resistenza, entrando a far parte della 5^ Brigata partigiana Garibaldi “Pesaro”, della Divisione “Garibaldi Marche”, operante nella zona di Apecchio, sempre nel Pesarese, inizialmente come Capo Squadra e, in seguito come Sottotenente, combattendo sino alla liberazione delle Marche, nell’estate dello stesso ’44. Attilio Paniz, infine, fu un partigiano nato a San Zenón, nel Dipartimento di Magdalena, il 4 novembre del 1923, figlio di Giovanni e di Carolina Argenta.
Il giovane entrò a far arte della Resistenza il 1° agosto del 1944, aderendo al Battaglione “Nazario Sauro”, della Brigata “Carlo Pisacane”, della Divisione “Belluno”, operante nel Bellunese, formazione con la quale operò sino al 5 maggio del 1945, ricoprendo l’incarico di Capo Nucleo.

Il Paniz rimase a vivere in Italia, ove è poi morto nel 2013.
Tra i cittadini colombiani che si ritrovarono a fare la medesima scelta, dopo il fatidico 8 settembre 1943 troviamo José Delgado, nato a Pasto, capoluogo del Dipartimento di Nariño il 20 febbraio del 1903, figlio di Luis e di Marianna Riascos.
Alla proclamazione dell’armistizio si trovava in Italia, molto probabilmente per lavoro, abitando a Strambinello (poi Pedanea), in provincia di Torino.
Il Delgado entrò nelle formazioni partigiane del Piemonte il 1° settembre del 1944, quale membro del “Gruppo Piero-Piero”, del Raggruppamento Divisioni Matteotti “Giorgio Davito”, operante nel Canavese.
Fu un combattente energico e risoluto, sostenendo spesso aspri combattimenti contro i nazi-fascisti.
Allorquando, tra il 10 e il 12 marzo 1945 la Divisione Repubblichina “Monterosa” opero un rastrellamento nelle zone collinari di Castellamonte (Torino), il partigiano Delgado fu tra i più animosi durante lo scontro a fuoco, peraltro vedendo catturare l’amico Domenico Giaudrone, il partigiano “Meco”, il quale fu poi condotto dai fascisti a Orio Canavese, ove fu fucilato lo stesso giorno.
Il partigiano Delgado combatté per la libertà del popolo italiano sino alla fine, rimanendo in organico al Gruppo “Piero-Pieri” sino al 7 giugno 1945, data della smobilitazione, meritando la qualifica di Benemerito.
Dopo di ciò fece ritorno a Strambinello, ove avrebbe vissuto i suoi ultimi anni di vita, pur non dimenticandosi mai della sua Patria lontana.
*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza – Storico Militare. Membro del Comitato di Redazione di Report Difesa
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