Seconda Guerra mondiale: Gli Alpini e la battaglia in Valle d’Aosta (maggio 1945)

Di Marco Petrelli

AOSTA (nostro servizio particolare). Una vicenda, a lungo dimenticata, coinvolge gli Alpini nel maggio 1945.

L’Armée des Alpes punta dritto alla conquista di Aosta, alla provincia di Cuneo e intende avanzare fino a Genova.

Dal settembre precedente, il ricostituito Esercito francese avanza verso l’Italia per combattere le forze tedesche e fasciste sul versante occidentale dell’arco alpino.

Alle esigenze belliche degli Alleati si fondono obiettivi più nazionali: strappare territori all’Italia su quei crinali dove quattro anni prima gli italiani avevano inferto la “pugnalata alle spalle” ad un vicino ormai sconfitto.

Forte delle Traversette, dove avvennero gli scontri più aspri con i francesi

Nell’arco di sei mesi i soldati francesi valicano il confine in Piemonte, in Val d’Aosta ed in Liguria dove arrivano ad occupare Ventimiglia.

La speranza, forse, quella di ricevere il medesimo appoggio dalla resistenza che ha avuto il IX Corpus del Maresciallo Josif Tito in Friuli.

Il Maresciallo Josif Tito

Aosta non è Trieste. Se in Friuli i titini possono contare sull’appoggio dei partigiani comunisti italiani, per i francesi la situazione è ben diversa: CLN ed ultimi reparti di Salò non intendono assecondare le mire d’oltralpe.

Inizia la seconda battaglia delle Alpi occidentali che vedrà vincere gli alpini italiani.

La penetrazione francese va avanti da mesi, pur non riuscendo ad ottenere grandi risultati.

Ad essere occupate, infatti, sono soltanto alcune zone di confine. A bloccare l’avanzata ci sono le Penne nere della “Monterosa”, Divisione alpina della Repubblica di Salò addestrata in Germania e rischierata in Liguria, Piemonte e Val d’Aosta.

Con loro, gli alpini delle Fiamme Verdi del Maggiore Adam, ufficiale del Servizio informazioni militare e membro della Resistenza. Ad Aosta, intanto, il prefetto del CLN Alessandro Passerin d’Entrèves pone a difesa del capoluogo partigiani e soldati dell’Esercito repubblicano.

Il documento usato dalle Fiamme Verdi

La seconda battaglia delle Alpi occidentali vede il suo apice il 26 aprile 1945, con l’arrivo francese alle porte di La Thuile dove gli alpini delle due “fazioni” bloccano l’Armée des Alpes a colpi di cannone.

La Thuille Porta Littoria

Scelte diverse, un unico obiettivo: difendere l’Italia.

L’8 maggio, con la fine delle ostilità in Europa, la Francia di De Gaulle controlla solo pochi chilometri oltre il confine italiano. E non per molto.

Il Generale francese Charles De Gaulle

Nessuno, dalle comunità italofone valdostane al Presidente degli Stati Uniti Harry Truman, è disposto a riconoscere le rivendicazioni territoriali.

Né la propaganda francese nelle zone occupate dà buoni frutti. Se Churchill ha già palesato a De Gaulle la contrarietà britannica circa le sue rivendicazioni sull’Italia, Truman impone l’immediato ritiro francese da Ventimiglia e dalle altre zone occupate, pena la sospensione degli aiuti energetici e militari alla Francia.

Francia che di lì a poco avrebbe dovuto riprendere le armi per combattere il movimento insurrezionale in Indocina e che, quindi, accettare di mollare la presa… non senza vendicarsi.

Due anni più tardi, all’Assemblea Costituente, il filosofo antifascista Benedetto Croce condanna la durezza del Trattato di Pace che, oltre a non riconoscere il ruolo dell’Italia nella guerra al fianco degli Alleati, consegna ai francesi Briga Marittima e Tenda, due paesini di meno di cento abitanti sul confine franco-italiano.

Uno schiaffo alla neonata Repubblica Italiana dal potente vicino d’oltralpe il cui prestigio internazionale si è tuttavia molto ridimensionato: sconfitto dai partigiani e dai fascisti sulle Alpi, costretto ad accettare le imposizioni di Washington e di Londra, nuovamente sconfitto in Indocina e in Algeria, nella seconda metà del XX Secolo la “grandeur” è solo un ricordo offuscato.

L’unica salvezza per la Francia è stata l’Unione Europea. Ma questa è un’altra storia…

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