Di Paola Ducci*
MOSCA (nostro servizio particolare). Per quanto siano state davvero molte le medaglie commemorative istituite per i combattenti italiani, sono davvero poche quelle che ancora oggi impressionano come la “Croce di ghiaccio” (Croce commemorativa del Corpo di Spedizione Italiano in Russia).
Il suo stesso nome ha già un forte impatto emotivo.
La Croce commemorativa del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (C.S.I.R) è una medaglia onorifica conferita al corpo italiano che prese parte alla campagna di Russia.
Fu realizzata nel 1942 e richiamava nella forma la Croce di Ferro tedesca e come questa veniva considerata una medaglia al valore onorifica per la specifica operazione militare della campagna di Russia.
La campagna italiana di Russia durante la Seconda Guerra Mondiale fu la partecipazione militare del Regno d’Italia all’Operazione Barbarossa, lanciata dalla Germania nazista contro l’Unione Sovietica nel 1941.
Sebbene Hitler non avesse mai chiesto il supporto militare dell’alleato fascista, Mussolini volle a tutti i costi prendere parte alla spedizione e così, dall’agosto 1941 al gennaio 1943, il Corpo di Spedizione italiano in Russia (CSIR) fu schierato a fianco dell’Esercito germanico.
Avanzate sino a Stalingrado al seguito delle forze tedesche, le truppe italiane si trovarono travolte dalle offensive sovietiche del dicembre 1942 e del gennaio 1943.
Mal equipaggiate e a corto di rifornimenti, le nostre truppe iniziarono quindi, fra atroci sofferenze, una tragica ritirata nella steppa.
Ecco il motivo della grande commozione di fronte a questa onorificenza, perché è impossibile separare quella campagna di guerra dalle terribili condizioni in cui i nostri uomini furono costretti a combattere.
La decorazione era detta anche Croce di Ghiaccio e ne è comprensibile il motivo, oltre al fatto che il colore degli smalti con cui era decorata erano perlopiù il bianco ghiaccio.
Con foglio d’ordine 12.4.1943 Dispensa 15^ n° 149 il Ministero della Guerra autorizzò a fregiarsi di questa medaglia di valore onorifico i militari del C.S.I.R. Corpo di Spedizione Italiano in Russia (Esercito, Marina, Aeronautica, Milizia) che presero parte alla Campagna di Russia tra il luglio 1941 e il luglio 1942. La medaglia era individuale, cioè non concedibile a unita combattenti, era portabile ma non obbligatoria.
La medaglia ha la forma di una croce patente con attacco fisso a cambretta ed è bianca bordata da un cordone in argento.
Era in metallo argentato smaltato o zama verniciato per la truppa, in argento smaltata di bianco per gli ufficiali.
Sul retro la croce è piana e riporta in inciso, al centro, il nome abbreviato del corpo di spedizione “C.S.I.R.” e su ciascun braccio l’indicazione delle principali battaglie combattute dal medesimo corpo: “BUG” (a sinistra), “DNJEPR DONETZ” (in alto) e “DON” (a destra), mentre sul braccio inferiore la scritta “LUGLIO 941 LUGLIO 942”.
Il corrispondente nastrino a cui è appesa era bipartito bianco e nero, gli stessi colori della città di Udine da cui partì la spedizione.
Insieme alla croce era indossato il distintivo “Fronte Russo” che nasce come “distintivo ricordo dell’8° Armata per il periodo passato in Russia” (F.A. del 12-5-43 n.012/80).
Il 17 maggio dello stesso anno Sorice (sottosegretario alla Guerra) comunica al Generale Gariboldi (Comandante dell’8° Armata) che il Duce, anche non considerando ufficiale il distintivo, ne autorizza la distribuzione a tutti coloro che avevano preso parte alla campagna di Russia.
Solo nel 1967 divenne ufficiale con foglio d’ordini n. 3 del 15 febbraio.
Il foglio d’ordini prende in esame solo ufficiali e sottufficiali (in quanto di carriera e ancora, quindi, sotto le armi) e il distintivo, inserito anche nei Regolamenti sull’uniforme, era simile al precedente, ma senza nodo Savoia.
Va ricordato che il Regio Esercito durante la Seconda Guerra Mondiale contò sui vari fronti (dal 1940 al 1943) circa 194 mila caduti.
Le stime ufficiali oggi parlano di oltre 84 mila uomini, quindi quasi la metà, caduti o dispersi solo in Russia e solo nell’inverno 1942-1943.
*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa
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