Senegal: l’impegno del governo per l’inclusione delle donne nell’intermediazione dei conflitti. Parla l’ex ministro Mbagnick Ndiaye

Di Fabrizio Scarinci

ROMA. In occasione della Conferenza Internazionale Multilaterale “Il ruolo delle donne nell’intermediazione diplomatica dei conflitti”, Report Difesa ha avuto modo di intervistare l’On. Mbagnick Ndiaye, ex ministro della Cultura, dello Sport e dell’Integrazione Africana della Repubblica del Senegal, nonché presidente della sede senegalese dell’Istituto Diplomatico Internazionale.

L’ex ministro senegalese Mbagnick Mdiaye

Come noto, nel corso della sua Storia recente, anche grazie all’adozione dei dispositivi normativi presenti nella Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne e nella Carta Africana sui diritti dell’uomo e dei popoli, il Senegal ha compiuto numerosi passi avanti nella lotta alla discriminazione di genere.

Certamente, il persistere di vari tipi di discriminazione economica e, soprattutto, della pratica della mutilazione genitale femminile (che risulta ancora diffusa in alcune aree rurali del Paese malgrado sia stata vietata nel 2001) dimostrano come la strada da fare sia ancora molto lunga e drammaticamente complessa, ma, allo stesso tempo, non andrebbero neppure sottovalutati i significativi progressi ottenuti dal Paese nell’integrazione delle donne in ambito pubblico, politico (ricordiamo, a tal proposito, come nel 2014 ci sia già stato un Primo ministro donna) e, per quanto attiene all’oggetto della Conferenza, nel campo dell’intermediazione dei conflitti.

Il nostro colloquio ha, ovviamente, rappresentato un’ottima occasione anche per esaminare più da vicino lo stato dei rapporti che l’Europa e l’Italia intrattengono con il Senegal, Paese che, tra le altre cose, si colloca a ridosso di un’area che risulta sempre più importante per la nostra sicurezza.

Il contesto geopolitico dell’Africa occidentale, in cui il Senegal è collocato

Ministro, qual’è l’esperienza del suo Paese, e, se vogliamo, africana, rispetto al ruolo delle donne nell’intermediazione dei conflitti?

È un’esperienza significativa, che ci spinge senz’altro a riflettere sul ruolo delle donne nelle nostre società. Come certamente saprete, in Africa abbiamo numerosi conflitti, in cui le donne sono, spesso, state chiamate a svolgere un importantissimo ruolo di mediazione.

Se si prende ad esempio il conflitto di Casamance, che ha visto per più di trent’anni i ribelli separatisti dell’MFDC contrapporsi al nostro governo, non si può non sottolineare come le donne della regione abbiano dato un contributo fondamentale al fine di arrivare alla fine degli scontri.

Più in generale, le donne senegalesi si stanno a poco a poco “impossessando” di posizioni che definirei “strategiche”, grazie alle quali si trovano sempre più spesso in condizione di intervenire nell’ambito dei conflitti; una donna Primo ministro può, ad esempio, intervenire allo scopo di aiutare a trovare una soluzione diplomatica e arrivare al cessate il fuoco nell’ambito di una guerra, una donna ministro può aiutare ad appianare le divergenze all’interno del Paese, una governatrice di regione o un prefetto di dipartimento donna possono intervenire nella risoluzione dei contrasti di natura sociale, economica o culturale presenti su un determinato territorio.

In virtù di queste capacità stiamo quindi cercando di valorizzare, ad ogni livello, l’operato delle donne nella mediazione dei conflitti.

Una donna senegalese

Come vede, rispetto a queste e altre tematiche, il futuro della cooperazione tra Europa e Africa?

La cooperazione può avvenire su diversi aspetti, sia a livello bilaterale che a livello multilaterale.

A livello bilaterale sono, naturalmente, gli Stati che individuano gli ambiti in cui sono maggiormente interessati a collaborare.

Se, ad esempio, prendiamo il caso della cooperazione tra Italia e Senegal, i settori in cui si potrebbe lavorare insieme sono molti, e, in primo luogo, penso proprio alla cooperazione per la risoluzione dei conflitti, dove l’Italia ha già svolto un ruolo estremamente importante al fine di favorire la mediazione tra il governo senegalese e separatisti Casamance, tanto da essere oggi garante del cessate il fuoco.

 

La regione di Casamance (in rosso) in seno al territorio del Senegal

Ma penso, poi, anche alla formazione, alla gioventù, alla sanità e alla cultura: l’Italia è un grande Paese nel campo della cultura, il Senegal è un altro Paese caratterizzato da importanti tradizioni culturali e credo che su questo aspetto si possa intraprendere un proficuo percorso di cooperazione bilaterale.

Per quanto riguarda, invece, la cooperazione multilaterale, essa si stabilisce soprattutto nell’ambito delle principali organizzazioni regionali, che cooperano, spesso, su temi di interesse comune, svolgendo un compito che riteniamo importante al fine di favorire lo sviluppo economico e sociale dei Paesi che ne fanno parte.

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